Il piccolo bambino che menabava le suore

di R. Guerra (racconto inedito)


"Oggi è precocemente scomparso un nostro cugino di primo grado, lo chiameremmo Paolino (come Paperino). Una esistenza purtroppo essenzialmente triste, spesso solitaria anche se per molti e troppi anni per scelta nonostante una vita lavorativa a suo tempo normale e da qualche anno, catturata la meritata età del postlavoro, una ritirata potenzialmente interessante nel senso dei cosiddetti bit coin.

Viveva in una speciale casetta navicella graziosa e dal design a sua immagine e somiglianza quasi.

Paolino era infatti più basso della media, non particolarmente attraente, ma a ben pensarci il mondo è pieno di creature esteticamente un poco lacunose e magari di successo e con una vita da vip.

E la casetta come un loft rettangolare, espressamente da lui voluta e realizzata, quasi una piccola baita in un bosco incantato di folletti.

Apparentemente era un tipo psicologico anche aggressivo, ma invero soltanto una maschera sempre baby anche commovente, con il senno di poi …

Ha sofferto parecchio fin dalla nascita prematura, quasi un miracolo la sua sopravvivenza, neppure settimino. Da sempre pochi amici, poche conquiste femminili, ma più per la sua innata e diversamente patologica timidezza che per la pur non eccelsa fisiognomica che nell'età giovanile e poi matura ricordavano non banalmente in certo senso (s'intenda) tipo Alvaro Vitali, ma magari - e autoriconoscendosi - un Jean Todt nello stesso cast però di Edwige Fenech, una dei suoi sogni, felice fan di certi cult erotici popolari italiani.

Anche ora ricordare e relativamente enfatizzare certa sua similitudine fisica con il mondo delle fiabe, con gnomi o folletti o nanetti di Biancaneve certamente lo farebbero incazzare anche in quel paradiso probabilmente popolato dai bambini purtroppo (mai capita questa sadica espressione) "benedetti dagli dei" e precocemente scomparsi, magari di una Terra gemella dove è purtroppo decollato.

Purtroppo il suo ostico carattere di superficie e anche certa diversità generazionale ha impedito certa pur potenziale empatia tra consanguinei, anche noi piccoli di statura e folletti, inoltre: via via col passare degli anni e le vite quotidiane specifiche i nostri incontri si sono diradati. Tranne fino ad alcuni anni fa puntuali adunate famigliari con la sua mamma zia, sorella materna, a casa dei miei ancora per fortuna longevi antenati per la Santa Pasqua o il Santo Natale.

Oppure anni fa alla Spal anche assieme, prima della decadenza a suo tempo prolungata nelle serie inferiori, prima del grande ritorno in Serie A proprio di quest'anno.

Un aneddoto curioso sul suo carattere in tali aspetti interessante: per anni fu abbonato alla Spal, poi esasperato da un campionato ancora in corso destinato a una delle retrocessioni, strappò letteralmente allo stadio la tessera giurando di non tornarci più!

Almeno un videoclip, almeno, in una delle ultime riunioni famigliari, l'ho registrato: la sua anche innata satira popolare è evidente: tifoso comunque incallito della Vecchia Signora Juventus, almeno ha gioito negli ultimi 5 anni per gli scudetti, ha appena fatto in tempo, poco prima della crisi fatale, a godersela anche per la Champions League, alla conquista della finale, poi purtroppo l'ennesima delusione con il Real Madrid nel machtball.

Gran fumatore di Marlboro non è spirato per le sigarette, ma a seguito di una crisi cardiaca, nel sonno – almeno – questa mattina alle 7 ma per il fisico ormai troppo debilitato da ormai pluriennali complicazioni cardio circolatorie e intestinali batteriche, dopo pochi anni orsono un'altra crisi grave che aveva solo chiurgicamente superato. Ma negli ultimi due anni viveva per scelta come quasi un'eremita, rifiutando ogni cura.

E così i medici sono intervenuti fuori tempo massimo, han tentato il possibile per recuperarlo e rimetterlo nelle condizioni per il necessario nuovo intervento cardiaco, ma è scomparso anche e ulteriormente precocemente. Abbiamo fatto in tempo a rivederlo e salutarlo un paio di volte: grave, molto grave sì ma una speranza di salvataggio sembrava ancora possibile, lui stesso sembrava alla fine intenzionato ad accettare le cure ormai "obbligatorie": nelle due ultime settimane quasi non ricordava neppure le amate compagne sigarette di tanti giorni solitari guardando la televisione.

E probabilmente, come sua caratteristica, inveendo contro quei politici protagonisti nel piccolo schermo che odiava più di ogni altra tipologia umana, quasi geniale nel suo campionario, invero più romagnolo che emiliano, di bestemmie in libertà, preferibilmente a sfondo anticlericale.

E questa sua antiborghese peculiarità l'evidenziava fin da bambino, quasi proprio come filastrocche in strano slang sempre follettante o da gnomo.

Odiava i politici appunto come non mai, tranne Preti e Suore, soprattutto da bambino, uno strozzapreti specializzato quasi! E almeno nell'infanzia con aneddoti oggi commoventi e a ragione tutto sommato.

Frequentava la scuola elementare o il tardo asilo, comunque c'entravano le suore come educatrici o insegnanti: piccolo di statura nella festa di Carnevale o della scuola o della parrocchia era l'ideale per impersonare qualche puntuale nanetto con o senza Biancaneve. Passi una o due volte, la terza volta resta memorabile nella storia della famiglia e forse anche di quella contrada di provincia ferrarese, forse anche nella storia, direbbe Marinetti, dello svaticanamento sempre incompiuto d'Italia! All'improvviso il nostro caro cugino Paolino persino oltrepassò una piccola Porta Pia local a differenza di Garibaldi o addirittura il leggendario Attila per nulla commosso dal Papa di Roma: esasperato dal personaggio obbligato del nanetto, menabò letteralmente la sfortunata suora art director – comunicando al mondo degli adulti che ne aveva piene le palle di recitare e in costume per giunta la parte del nanetto, di Paolino di qualche Biancaneve.

Era diventato un Nano bambino mattacchione parafrasando uno dei miei libri ricordi d'infanzia preferiti! E per le suore un piccolo diavolo letteralmente!

Un poco diavolo certamente, anche da grande con certe sue note e legittime escursioni nel soft erotico video tape virtuale o con la sua fiammante BMV alla caccia legale di belle passeggiatrici d'altri tempi (bisogno e sogno legittimi, vista la sua semplice timidezza con le dame reali).

Ma in realtà è sempre stato un piccolo grande bambino, penalizzato da un mondo che si finge buono e santo e lindo come le Alpi svizzere, quando invece, basta una innata timidezza per smascherare il naturale razzismo dell'homo insapiens, checché ne dica il papa, o i preti e le suore che infatti a modo suo, piccolo chimico scienziato (cosi si diplomò e lavorò nel petrolchimico più grande d'Europa della sua città natia d'arte) più di tanti vip o fortunati borghesi di successo, amati dalle donne e nati con la camicia stile notabilato local, fin dall'infanzia, come narrato, ha combattuto, la sua piccola rivoluzione popolare e vincente in questo senso.

Per quello ora è certamente arrivato in Paradiso, ma niente suore e angeli irritanti o preti, solo con i bambini grandi di una Terra parallela gemella a giocare nel cielo, magari con la maglia della Juventus, finalmente oltre la solitudine.

P.S. - Fino all'ultimissimo, un mangia clericali! Anche nel nostro ultimo saluto, gentile e triste, sofferente e sedato, consapevole ma non rassegnato, oltre a un piccolissimo simbolico affettuoso nostro regalo vanamente quasi scaramantico, insistemmo troppo nel sollecitarlo a riprendere a nutrirsi: mi saluto così, istantaneamente irritato poi però sorridendo con un – autocensura minima – GOD DOG goliardico, adolescenziale, mentre cercava un programma calcistico nella tv della sua stanza: e il tutto... così Paolino!".


*5 luglio '17