LA LEZIONE DI ERACLITO

"Il retto pensiero è la massima virtù e la sapienza è dire e far cose vere, ascoltando e seguendo l'intima natura delle cose" (Eraclito). In altri termini, si può ben dire che la sapienza è la dote che unisce una vasta ed assimilata conoscenza delle cose con la capacità e l'equilibrio nel giudicarle: si tratta dunque di saper argomentare, avendo sempre presente il senso critico che fa muovere la mente, la coscienza e l'intelligenza da quel dubium agostiniano che preside l'uso di ragione. Facoltà che non si sa più usare in un mondo che trasuda solo immagini e afasia espressiva. Sapienza, infatti, rinvia etimologicamente al latino sapientia e alla forma verbale s pere, che significa assaporare, gustare, sentire dentro di sé, afferrare il senso. Ed ha, ovviamente, la stessa radice di saporito, per cui la sapienza è una conoscenza segnata dal giudizio equilibrato; una conoscenza che ha sapore e che dà sapore. La conoscenza saporita, come il sale, pertanto, come il sale, è in grado di sciogliere, di conservare e di rendere piacevole. In tal modo, secondo Eraclito, si segue "l'intima natura delle cose". Per questo motivo la sapienza è, insieme, ricerca di verità e consapevolezza del possesso della verità, è, al tempo stesso, inquietudine e sicurezza, sensi abbandono e futuro: attinge dal passato, con il pensiero rivolto al futuro. Ma il sapore della nostra vita coglie anche il senso profondo dell'amore, attraverso i gesti di condivisione e di fratellanza, che traggono le radici nell'intelligenza.
Casalino Pierluigi