Ferrara, disuguaglianza e disuguaglianze

fonte Ferrara Italia

*di Giuliano Pisapia


Sfaccettature della disuguaglianza



estratto

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Che la disuguaglianza stia diventando il problema principale e che vada affrontato nell'immediato mi sembra evidente almeno quanto il fatto che la nostra classe politica non abbia intenzione di metterla al bando.

I governi sembrano concentrarsi molto di più sulla crescita piuttosto che sulla distribuzione delle risorse e a fronte di Pil che si alzano (ultimamente poco in verità) e guadagnano le prime pagine dei giornali insieme alle politiche di abbattimento dei debiti pubblici confusi con il diavolo del XXI secolo, il muro delle divisioni sociali trova grandi spazio su Oxfam o su altri studi di settore, come se la cosa non avesse possibilità di suscitare grande interesse pubblico.

I Pil delle nazioni potranno pure crescere ma, come diceva Bob Kennedy, ex senatore statunitense e fratello di John, "il Pil misura tutto, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta". Di sicuro non è un indice reale del benessere diffuso e i debiti pubblici, come quelli privati, non verranno mai veramente abbattuti perché sono per i mercati finanziari come la farina per il fornaio.

Il debito pubblico potrebbe essere estinto in ogni momento semplicemente monetizzandolo, cioè facendo ricomprare alle Banche Centrali i Btp emessi. Quando questo succede, infatti, il debito non è più un problema. E che sia possibile lo dice chiaramente anche chi di finanza vive, ad esempio Guido Maria Brera, tra i fondatori del Gruppo Kairos, che sulle pagine del Corriere della Sera (intervista di un paio di anni fa) dice: "…abbiamo un avanzo primario che ci permette di vivere alla grande, noi ristrutturiamo il debito, facendolo ricomprare agli italiani…", cioè in pratica quello che fa la Boj, la Banca Centrale Giapponese, riuscendo in questo modo a tenere bassi i tassi di interesse e direzionando quest'ultimo verso i propri cittadini, un piccolo premio produzione piuttosto che un grande problema.

Invece qui da noi si preferisce combatterlo con l'austerità che come effetto, fino ad adesso ed oltre, ha avuto quello di aumentare la povertà, la disoccupazione, bloccare gli stipendi per anni e, quindi, non solo ci ritroviamo con redditi più bassi o bloccati, ma, manco a dirlo, ad aumentare è ancora sempre il debito pubblico (e molto di più quello privato), insieme alla disuguaglianza e ai guadagni di chi usa l'economia di mercato come un bancomat.

Le disparità sociali sono diventate addirittura macroscopiche e pochi ricchi hanno più ricchezza di interi Paesi. Il lavoro, ancora oggi, mezzo principe di inclusione sociale e acquisizione di potere democratico di partecipazione, è reso scarso attraverso il concetto di disoccupazione strutturale (in particolare nei paesi occidentali), e della precarizzazione, che rappresenta l'ingiusta compensazione al fatto di aver ceduto il potere ai mercati finanziari.

Lo Stato non ha svolto il suo compito di difesa del benessere dei suoi cittadini attraverso il rafforzamento delle politiche di difesa del lavoro né nell'offerta di congrui ammortizzatori sociali. Attraverso i suoi politici e le loro relative politiche continua a relegare la giustizia sociale a rappresentazioni grafiche satiriche o ai libri per pochi mentre di fatto rende impossibile il soddisfacimento dell'art. 1 della nostra Costituzione derubricandone quanto stabilito dai Padri Costituenti a mera e ingombrante statuizione di principio. Nei fatti continua a togliere diritti ai lavoratori.....


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