LA PARABOLA DI GIACOMO BALLA E LA SUA FEDE NELLA LUCE.

Agli inizi del XX secolo Giacomo Balla, maggiore di dieci anni de futuri futuristi, è maestro di divisionismo, di cui insegna i principi. Suoi allievi sono Boccioni, Severini e Sironi. Da Roma Balla si spostò a Torino, dove era nato nel 1871 e qui si sofferma su archetipi divisionisti, raccontando nelle sue tele la vita degli esclusi, secondo un'ispirazione di socialismo umanitario che vede la sua massima espressione ne La Pazza del 1905, donna malata che l'artista ritrae nel cointesto della folla che la circonda e al punto da evidenziare la dimensione della follia come centrale nel divenire dell'opera. Si tratta di un quadro indimenticabile che ben si coniuga con il clima lombrosiano del tempo in una magistrale ed inquietante controluce. Lo studio della luce, peraltro, costituisce da sempre il tema fondamentale di Balla, la cui indagine privilegiata promuove con sapiente creatività in molti suoi lavori, soprattutto dal 1910. Anno in cui firmò con entusiasmo i due manifesti che segnavano la nascita della pittura futurista: un'avventura in cui Balla si gettò, consegnandosi deliberatamente in un periodo di miseria. Seuiranno altre e importanti esperienze in piena adesione alla sua fede nella luce anche in pieno futurismo, tra cui la straordinaria Automobili in corsa (Velocità astratta) e la successiva Velocità Astratta+rumore, entrambe del 1912-1913. Tutto a testimonianza della tenacia di Balla nel suo percorso artistico e culturale.
Casalino Pierluigi