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IL MIMO GRECO-LATINO. ORIGINE E FINE DI UN FENOMENO.

Il fenomeno mimo, quel complesso, cioè, di testi e di operatori che il mondo antico e gli studiosi moderni hanno chiamato con questo termine, ha un'origine incerta, anche sappiamo che sicuramente si formò a margine del teatro regolare e che per lungo tempo restò confinato fra quelli che oggi definiremmo spettacoli minori, interpretati da artisti di strada, guitti, saltimbanchi, ballerini, cantanti e suonatori di strumenti a fiato e a percussione. Uno spettacolo che non ha mai goduto grande reputazione neppure nell'epoca classica e che trovò un vero estimatore solo alla fine del mondo antico con quel Coricio di Gaza, retore, che si levò a difesa di tale arte in realtà straordinaria. Può, dunque, tuttavia, che uno spettacolo in ogni caso popolarissimo per circa otto secoli, nonostante le critiche ufficiali, scomparire dalla storia, senza lasciare traccia? A quanto sembra si, perché tale è stato il destino del mimo teatrale greco-latino. Attivo già nel III secolo a.C., in Egitto e in altri regni ellenistici, e poi diffusosi a Roma e in Italia ai tempi della Repubblica e dell'Impero fino a Teodosio, e nell'Impero Romano d'Oriente fino a Giustiniano e, sotto altre forme, anche oltre, lo spettacolo sembra essersi volatilizzato in un'esplosione che ha seminato qua e là tutta una serie di elementi così contraddittori che tutta la preparazione, talora un po' ostile, dei filologi non è riuscita a ricostruirne la vicenda in modo esaustivo e corretto. Oggi simile preconcetta ostilità pare definitivamente superata, pur permanendo numerosi altri problemi di ordine storico e di contenuto, ma anche tecnico. Anche fra i ricercatori l'argomento, dapprima affidato a giovani studiosi, è tornato a suscitare interesse scientifico. E ciò con la riscoperta della fortuna di tali manifestazioni teatrali fino al Medio Evo.
Casalino Pierluigi

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