IL PENSIERO POLITICO GRECO DOPO ALESSANDRO MAGNO

Alessandro Magno morì nel 323 a.C. e Aristotele (photo...) , suo maestro, l'anno dopo. Il compito di tracciare il corso del pensiero politico greco divenne, a partire da quella data, molto più difficile, e il materiale più frammentato. non ci furono solo filosofi politici che emergessero, e nessuna grande opera politica è giunta fino a noi. Non c'è quindi da stupirsi se a molti studiosi è parso che l'argomento fosse esaurito e il pensiero politico giunto al termine. Le conquiste di Alessandro avevano cambiato il mondo; la città greca pareva un'anticaglia, insignificante per dimensioni e potere in confronto con gli eserciti macedoni, impotente ed anzi inutile nella sua funzione tradizionale di arbitra della morale e delle consuetudini sociali. I filosofi che la pensavano diversamente dovevano avere la testa nelle nuvole, e i politici nascondevano il capo nella sabbia. La fine della libertà greca era già avvenuta quando Filippo il Macedone riportò la vittoria di Cheronea nel 338 a. C. Ma codeste sono le osservazioni di uno storico che conosce gli eventi successivi. nel 338 a.C. il tentativo compiuto da Filippo per dare un assetto generale alla situazione greca a molti non parve segnare la fine della Città-Stato, più di quanto non l'avesse segnato l'assetto del Gran Re di Persia cinquant'anni prima. Anche le conquiste di Alessandro, per quanto sbalorditive, non rivelarono sul momento quello che sarebbe accaduto più tardi. L'uomo medio, come l'oratore Eschine, non avrebbe potuto prevedere i cambiamenti che i prossimi cinquant'anni avrebbero via via portato. La distruzione di Tebe, Atene ridotta suddita della Macedonia, e soprattutto il drammatico tracollo dell'impero persiano, tutte queste cose Eschine le sapeva e lo sbigottivano, ma non vi era alcun segno di mutamento nel modo di vivere, né era diminuita l'importanza della polis. Inoltre, sebbene la madrepatria greca fosse stata umiliata dal Macedone, molte città greche dell'Asia minore salutavano Alessandro come un liberatore dal loro secolare nemico orientale. A prima vista il trionfo del filo-ellenico Alessandro, allievo di Aristotele e imbevuto dei miti omerici, sul re straniero Dario sembrava, come un tempo, la vittoria greca a Maratona, il successo, un nuovo successo del sistema di vita democratico greco su quello dispotico persiano, se pur fondato sulle armi macedoni. Un successo che esportò il modello greco fino ai confini della Cina, con il crearsi persino di regni indo-grechi. I cambiamenti, in realtà, sulla spinta dell'universalismo alessandrino, si produssero lentamente e condussero sulla base del detto universalismo ad una mescolanze delle razze e al lancio di un grande avvenire sulla scorta di un grande passato.
Casalino Pierluigi