DONNE E ISLAM

Le donne occidentali che si convertono all'Islam, soprattutto europee, sono molto più numerose di quanto si pensi. Fenomeno apparentemente paradossale che merita in ogni caso una riflessione. Dati ufficiali attendibili su tale circostanza non esistono, anche si tratta di conversioni spontanee e non statisticamente rilevabili, al contrario di quelle maschili: sono molti infatti gli uomini occidentali che si fanno musulmani solo per sposare una donna di quella fede e così ci si può fare un'idea sul numero, anche se non è accertabile la spontaneità, considerato l'obbligo nel mondo islamico a diventare musulmani all'atto di sposare una donna islamica. Ma anche chi  si converte per questo motivo non sempre, anzi spessissimo, non agisce da musulmano, continuando a comportarsi come prima. Questione questa da dibattere e che trova in maniera crescente una tendenza nei Paesi arabi ad abolire questo dovere preliminare ad un matrimonio con una donna di religione islamica. Il fenomeno, invece, delle donne occidentali che abbracciano la religione musulmana è piuttosto difficile da comprendere e cui non si conosce l'ampiezza, ma che lunghe interviste a donne che hanno fatto questa scelta spiega almeno parzialmente. Simili per fascia d'età (fra i 25 e i 35 anni), secondo uno studio effettuato in Francia, donne diverse per livello di istruzione, origine familiare e religiosa-alcune provengono da famiglie cattoliche, hanno ricevuto i sacramenti e seguito il catechismo, altre appartengono a famiglie atee o miscredenti, esse spiegano la svolta religiosa della loro vita con argomenti analoghi o simili. Il loro percorso deriva dalla necessità di una ricerca di spiritualità, di senso di vita, come risposta all'angoscia o al timore della morte, con il bisogno di far parte di una comunità che accoglie con affetto e calore. Per tutte, essere state invitate da una famiglia musulmana a dividere una cena di ramadan è stata un'esperienza fondamentale, un mix di calda familiarità e spiritualità condivisa unitamente alla lettura del Corano, che ha rappresentato una scoperta felice per esse. L'Islam viene descritto come una religione semplice, moderna, spirituale e libera, non esistendo almeno nell'Islam sunnita un clero regolare. Chi intervista queste donne resta invero stupito di trovarsi davanti a soggetti moderni, emancipati e che hanno sperimentato esperienze sessuali libere, convivenze e, nonostante ciò, non guardano in senso critico alla posizione della donna nel mondo musulmano. La discussione del velo da questo punto di vista chiarisce il loro autentico atteggiamento. non tutte lo portano, come le loro sorelle arabe, anche per motivi professionali, ma dichiarano che in futuro lo porteranno, pur non attribuendo al velo un'importanza fondamentale: non lo considerano un segno di sottomissione e nemmeno una rinuncia alla femminilità, ma un segno di identità di cui vanno orgogliose. Parlano ammirate di una religione che protegge, invece, le donne e la loro immagine dallo sfruttamento sessuale, che le fa sentire più rispettate. che dà al matrimonio un significato più profondo. In altri termini cercano di coprire il vuoto di spiritualità che con la secolarizzazione soffoca l'anima dell'Occidente. Sembra a noi che esse parlino di un mondo passato, che queste giovani donne non hanno conosciuto e che ritrovano inconsapevolmente, quasi tinto di esotismo. I problemi con l'Islam fanatico vengono da esse liquidati, dicendo che non esiste un Islam moderato o radicale, ma solo un Islam vero e assolutamente religioso, mentre chi utilizza la religione per fini di conquista politica non è vero musulmano. Una riflessione per concludere. Già autorevoli intellettuali europei alla fine del XIX secolo, avvertendo il declino della religiosità cristiana, intuivano il pericolo di una deriva della società, che allo scopo, di riabbracciare la spiritualità, avrebbe individuato nell'Islam una sponda di salvezza. E tutto ciò pone in discussione il nostro modo di essere, sia laico che cristiano, riconoscendo amaramente quanto profondo sia l'abisso in cui ci siamo cacciati.
Casalino Pierluigi