MAGIA SEXUALIS NELLA METAFISICA DEL SESSO di Vitaldo Conte

STUDI EVOLIANI 2013


a cura di

Gianfranco de Turris, Damiano Gianandrea e Giovanni Sessa


grafica di

Marcello De Angelis



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MAGIA SEXUALIS NELLA METAFISICA DEL SESSO


di Vitaldo Conte




'In quest'opera il termine "metafisica" viene usato in un duplice senso. Il primo senso è quello corrente in filosofia, dove per "metafisica" s'intende generalmente la ricerca dei significati ultimi. Il secondo senso è quello quasi letterale, esso può riferirsi a ciò "che va al di là del fisico", nel presente caso, nel sesso e nelle esperienze del sesso.'

Julius Evola


La "lettura" dell'eros, da parte di Julius Evola, ha costituito un ulteriore aspetto per liberare questo autore dall'isolamento, in un periodo di rivoluzione sessuale, come ha individuato Gianfranco de Turris. Era il 1970: attraverso un'intervista e un estratto dell'autore su "Playmen". Fu un evento di significativo rilievo, reso possibile da Enrico De Boccard, in quanto il suo nome era ancora tabù negli ambienti intellettuali, determinando reazioni indignate da parte dei conformismi di destra e sinistra. Ci si meravigliava di come un "teorico della tradizione", un filosofo politico, si potesse occupare in modo così ampio del sesso, anche se in funzione della "pandemia sessuale" del tempo e della conseguente sua "banalizzazione": in un momento in cui si delineava la crisi di certezze ideologiche, morali e religiose.

L'interesse di Evola verso i territori metafisici dell'eros e il sesso "la più grande forza magica della natura" risulta antecedente alla stesura di Metafisica del sesso.



Il testo rielabora interventi e scritti dell'autore su Julius Evola, fra cui:

I nudi di Evola come Metafisica del Sesso, intervento al convegno di studi Julius Evola e la Filosofia, Aula Magna Palazzo Conti Gentili, Alatri (Fr) 7 maggio 2010.

I nudi di Evola come Metafisica del Sesso, in AA.VV., Studi Evoliani 2010, Ed. Arktos, Carmagnola 2013.

Questo libro, uscito nel 1958, "guarda" all'elemento erotico come passaggio per discese segrete e sacralizzazioni trascendenti, opponendosi alla moderna "banalizzazione del sesso". Risulta un'opera coinvolgente e dotta, con una visione totalizzante del mondo femminile e della sacralizzazione trascendente nell'esperienza sessuale, contemplata dalle varie dottrine.

La sua importanza consiste anche nel far conoscere testi e saperi antichi, in anticipo sulla cultura del tempo, e, talvolta, ancora oggi oscuri o poco conosciuti, che Evola affronta con una lettura totale e metafisica, oltre ogni conoscenza sensibile e di esperienza diretta, superando letture psicologiche o sessuologiche. Tutto ciò "si scontra" con l'attuale società che potrebbe non comprendere tali aperture, avendo elevato il sesso, negli ultimi decenni, a valore di rifugio e di estrema frontiera: per mancanza di punti di riferimento superiori e antidoto verso angosce, traumi, involuzioni pericolose. Queste ultime sono già insite nelle oscurità della "donna afroditica", nell'involuzione della maternità nella "donna demetrica" e del sesso stesso, nonostante la proclamata "rivoluzione sessuale".

Il rapporto tra i sessi – nota Evola – è diventato oggi una misera cosa, mistura d'inganni e tradimenti, fallimenti, ingestione di pillole e iniezioni per orgasmi che non valgono nulla, in quanto privi di spirito, archetipicità, sacro. Questa diffusione del sesso e di pornografia dilagante è una riprova di repressione, perché il sesso si è volgarizzato, fisiologizzato, quasi ironico: senza spirito, avventura, creazione, donazione, scoperta, timore. Questo sesso servirà solo a condurre l'essere ancora più in basso.

L'ossessività sessuale, nell'espressione contemporanea, è leggibile nel fatto che in nessun'altra epoca donna e sesso sono stati "messi" così in primo piano, dominando la scena della letteratura, arte e pubblicità: "In mille forme viene presentata la donna per attirare e intossicare sessualmente l'uomo". L'oscurità di Kalì, di cui questa epoca può essere sotto il suo segno, si è appropriata, forse, delle sfere dell'eros per intossicare, attraverso la comunicazione fra i sessi, la vita stessa. Tra gli aspetti dominanti di questa dea ci sono infatti, oltre alla distruzione, il desiderio e il sesso. La dottrina tantrica, a tale riguardo, indica una possibilità segreta: quella di trasformare il veleno in un farmaco.

La più alta forma di sessualità non implica repressione, ma un ordine di riconoscimento di ruoli e di espressione. La repressione dell'Occidente è quella di esaltare a parole il piacere, ma in realtà lo impoverisce con la scissione della sua unità fra sesso e sentimento, fra sacro e profano.

La potenza dell'orgasmo cosmico è quella dell'estasi divina. Una grande passione crea un'inversione: il simbolo viene identificato con la persona amata che viene amata "come Dio al luogo di Dio", diventando oggetto di feticismo o idolatria. A proposito Evola cita C. Mauclair: "Nella folla innumerevole degli esseri dal volto umano vi sono ben pochi uomini: e, in questa selezione, pochissimi sono quelli che penetrano il significato dell'amore". L'amore, infatti, che interessa questa ricerca è essenzialmente l'Amore-passione, anche perché solo questo termine merita il nome d'Amore. Evola ricorda l'etimologia della parola "amore" data da un Fedele d'Amore medievale, per essere fantasticata, non è meno significativa: "La particella a significa "senza"; mor (mors) significa morte; riunendo, si ha "senza morte", cioè immortale".

L'amore più elevato fra gli esseri è in un certo senso irreale senza quella specie di corto circuito, la cui forma più grossolana di apparire è il climax dell'orgasmo sessuale, che racchiude però l'apertura trascendente, il cui "momento folgorativo" ha un valore spirituale e iniziatico.


L'autore della Metafisica del Sesso ha subito incomprensioni e travisamenti, favoriti dall'argomento che, a fine anni Cinquanta, era visto in maniera ancora più moralistica. Nella seconda edizione, in piena contestazione e lotta femminista, era difficile comprendere la posizione superiore del filosofo. A Evola è stata attribuita l'etichetta prevedibile di "maschilista": per aver riaffermato, in nome di principi metafisici, la differenza fra uomo e donna, criticando la tendenza di quest'ultima a imitare l'altro o meglio il peggio dell'uomo, perdendo così la propria tipicità, pur avendo affermato che "una donna che sia perfettamente donna sia superiore all'uomo che sia imperfettamente uomo". Un'altra etichetta è stata quella di essere un "teorico dell'orgia": per aver osato affrontare questa possibilità in maniera inedita e anticonformista.

Nell'orgia rituale può avvenire il contatto con il primordiale e il preforme. Si "spezza", infatti, in questo circuito energetico, le barriere esistenti fra l'uomo e la società, la natura e gli dei, facendo circolare la forza, la vita, i germi di un livello più alto: da una zona della realtà in tutte le altre. Gli stessi eccessi della frenesia dionisiaca illimitata entrano nel fuoco del sacro, favorendo lo spirito di chi vi partecipa: in talune iniziazioni orgiastiche c'era la possibile rivelazione di segreti e procedimenti.

Queste "feste", a parte i casi di regressione naturalistica o di riduzione libertina, tendono a divenire un'opera di catarsi e lavaggio del mentale, neutralizzando, per mezzo della sessualità, le stratificazioni della coscienza empirica. C'è la totale rimozione temporanea di differenze, interdizioni, vincoli. Il termine di "lavaggio" permette di stabilire ulteriori significati, in quanto nei simboli della tradizione le acque rappresentano la sostanza indifferenziata di ogni vita: quella allo stato interiore a ogni forma, libero da tutti i limiti dell'individuazione. In questi contesti l'erotismo "vive" in forma nuda, priva di inibizioni: l'inconscio complesso di colpa che si lega all'uso del sesso viene meno, in quanto le oscillazioni dell'eros sono risolte in senso sacrale, opposto al bisogno bramoso dell'individuo. Nella promiscuità orgiastica la finalità più immediata, evidente, è la neutralizzazione e l'esclusione di ciò che si riferisce all'individuo sociale. Il solstizio d'estate viene scelto per la celebrazione di alcune feste del genere, in quanto in questo punto dell'anno c'è la possibilità di perdersi in un illimitato sfondo cosmico, adatto alla liberazione dionisiaca.

Possiamo dire che, in un certo senso, il carattere proprio delle orge ha un aspetto fondamentale in quella "regressione" liberatrice nell'informe, che si svolge sotto il segno del feminile. Eliade nota che "l'orgia annulla la creazione e, in pari tempo, la rigenera; identificandosi con la totalità non differenziata, pre-cosmica", in cui l'uomo spera così di ritornare rinnovato, "nuovo".

Le acque sono un simbolo dell'archetipo femminile dai molteplici significati: la vita indifferenziata, anteriore alla forma, non ancora fissata. Il loro segno arcaico – il triangolo rivoltato in giù – è quello stesso della Donna e della Dea o Grande Madre, ricavato dalla schematizzazione delle linee del pube femminile e della vulva. Questa indicazione la troviamo anche nell'immagine dipinta de La genitrice dell'universo (il suo olio su tela del 1968-70). Alle acque fu associato il simbolo dell'orizzontale, corrispondente al giacere, opposto a quello verticale del principio maschile. Le acque, esprimendo ciò che scorre, rappresentano quindi l'instabile e il mutevole: il principio che è sottoposto alla generazione e al divenire nel mondo contingente, detto dagli antichi sub-lunare. Nei riti di molte tradizioni l'immersione nelle acque simboleggia la dissoluzione nel pre-formale e nell'indifferenziato, la rigenerazione totale e la possibile rinascita.


La forma propria nella quale il mondo tradizionale ha espresso i significati ultimi dell'essere è stata, come valore di chiave, "il mito". Nell'amore sessuale è riconosciuta la forma più universale nella quale gli uomini cercano oscuramente di superare momentaneamente la dualità e la frontiera fra Io e non-Io, l'Io e il Tu, la carne e il sesso: per un'appropriazione estatica dell'Unizione.

Negli insegnamenti del mondo tradizionale ricorre il tema della dualità o polarità originaria in relazione ai sessi. Questa dualità è posta in termini metafisici o attraverso figure divine e mitologiche. L'uomo cerca di scoprire nella stessa divinità il segreto e l'essenza del sesso: questo prima di esistere fisicamente esisteva già come forza superindividuale e principio trascendente. Prima di apparire nella "natura" esisteva nella sfera del sacro, del cosmico, dello spirituale. Nella molteplice varietà di figure differenziate di dei e dee si cerca di cogliere l'essenza dell'eterno mascolino e femminino, di cui l'opposta sessuazione degli esseri umani è soltanto un riflesso.

La contemplazione della donna nella sua nudità assoluta, anatomica e spirituale, è uno dei passaggi più importanti di qualunque cerimonia misterica ed erotica. La donna "aperta" non è quella che ha subito una deflorazione, ma è quella che ha avuto l'apertura più difficoltosa della vulva e vagina mentale. Nei riti antichi del Mistero Afroditico il centro del rito era costituito da una donna nuda, distesa sull'altare o facente essa stessa da altare. La posizione talvolta indicata era quella con le gambe divaricate in modo da mostrare il sesso: l'os sacrum, la "bocca sacra". La donna dei misteri è sempre nuda: se davanti alla sua nudità non si sente sorgere, nella profondità dell'essere, la stessa sensazione terrifica che si prova dinanzi alla rivelazione del mistero cosmico, non può esserci rito. Nella sua radice ultima la fascinazione esercitata dalla nudità femminile sta nel fatto che questa esprime, in un modo oscuro percepito dai sensi, anche quell'altra nudità.

La donna assoluta è totalmente femmina. La differenza fra uomo e donna è nella grande tradizione classica: l'uomo come elemento unitario, spirito e cielo; la donna come elemento diadico, terra e materia. Lo yang è luce, sole, fuoco, vette, spirito. Lo yin è ombra, luna, acque, anima, l'abissale. Il predominio yin è la donna, lo yang è l'uomo. A tale stregua i due principi puri s'incontrano, attribuendo allo yin la qualità fredda, umida e oscura, allo yang quella secca, chiara e luminosa.

Secondo il sapere di antiche tradizioni estremo-orientali si desta reciprocamente, nell'essere più profondo di un uomo e una donna che si frequentano anche senza contatti, una speciale energia o un "fluido" immateriale detta tsing. In questa attrazione si stabilisce la loro corrispondenza e complementarietà di yin e yang: polarità e principi puri del femminile e maschile. Maggiore sarà l'energia di questa polarità nella magia sessuale, crescente in proporzione al grado di sessuazione dei rispettivi sessi, tanto più selvaggia sarà la forza del magnetismo e la quantità di energia liberatesi attraverso l'unione sessuale.

La forza del sesso, che è alla radice stessa dell'individuo vivente, non può essere realmente soppressa. Può essere affermata e trasmutata asceticamente in vista della sua sacralizzazione. Il fine è il trascendimento della condizione umana in un'effettiva rigenerazione e in un mutamento.


Il fondo dell'eros è costituito da un fattore "magnetico" determinato da una polarità essenziale, generatrice di uno speciale stato di ebbrezza e di esaltazione con corrispondente spostamento del livello ordinario della coscienza. L'amplesso fluidico e l'amore magico entrano nell'eros, non solo come strumento di desiderio o brama sessuale, ma come Amore con qualcosa di più sottile e vasto. I fluidi energetici entrano nella "figurazione" della magia sexualis: nel suo atto di "sprofondare" e nel "sentirsi portare in alto". L'atto magico "avviene" nello stesso momento in cui tutte le forze e le energie, unite, riescono a toccare la radice del sesso opposto. La donna accoglie il processo: la dissoluzione e l'amalgamazione estatica nella fusione ascetica con l'uomo. Quando lo stato di magnetismo cessa, si allontana irrimediabilmente anche la sua attrazione.

L'incontro dell'alchimia magnetica fra due esseri di sesso opposto provoca una completa ubriacatura di luce astrale, la cui ebbrezza costituisce la base della fascinazione amorosa, in quanto gli amanti vivono fra sogno e morte. Questa speciale forza magneticamente indotta ha lo stato di vibrazione diffusa nel desiderio dell'eros umano. Il principio magnetico può attuarsi pure attraverso lo sguardo con il suo fascinum: termine usato, anticamente ma anche oggi, per indicare una specie d'incantamento e di sortilegio che vi transita.

Il sudore stesso e l'olfatto sono significativi nella "intossicazione fluidifica" degli amanti. Nell'antichità e in certi popoli primitivi si pensava che il fluido di un essere compenetri l'amante fino a impregnare, oltre il corpo, anche le vesti. Lo si associa, in alcuni casi, al feticismo degli indumenti. Da qui le pratiche degli amanti di aspirare l'odore e prendere con se le vesti indossate dall'altro: un mezzo per mantenere il rapporto di fedeltà quando i due sono costretti a separarsi. Il caso-limite è quello di un'intossicazione erotica suscettibile a prodursi, oltre che per lo sguardo, anche per l'olfatto.

Lo stato fluidifico della forza tsing s'accende inizialmente attraverso lo sguardo, passando poi nel sangue: si sigilla così l'immagine dell'altro verso gli strati superiori, nel grande occhio spirituale e nell'anima. A partire da qual momento l'amante porta, in un certo senso, nel proprio sangue l'amante e viceversa, incurante della distanza che eventualmente può separarli. Nella lingua universale degli amanti c'è: "Ti ho nel sangue".

La natura del femminile tende ad asservire e assorbire in funzione demetrica o afroditica: non tanto sul piano materiale e umano, con riferimento alla procreazione e al vincolo della carne e del desiderio, quanto su un piano occulto. Nelle tradizioni di numerosi popoli il principio femminile è stato associato all'elemento "demonico", non solo al principio della seduzione: questo si esplica nel captare e assorbire il principio della verità trascendente o magica. Per questa sua "demonìa" essenziale l'autore parla di "morte suggente", che all'uomo può venire dalla donna: il suggere stesso, nella pratica sessuale della fellatio, è un gesto che esprime l'essenza di questa natura e della sua inesorabilità. Questa tendenza del femminile è presente nelle forme "infere", quanto nelle forme "celesti": la donna può dare la vita, ma può sbarrare l'accesso a ciò che sta al di là della vita.

L'altra possibilità femminile corrisponde al tipo dell'amante che, in un clima eroico e trasfigurante, desidera l'uomo come il proprio "signore e sposo", venerandolo anche come il proprio dio. Questa, superando ogni esclusivo egoismo personale, fa della propria offerta quasi un atto sacrificale: pur conservando il potenziale disgregatore, vivificante e demonico della donna assoluta afroditica, lo libera dal lato distruttivo e suggente.


Per quel che riguarda la molteplice varietà delle immagini o epifanie, con cui può essere espresso il principio femminile, due risultano i tipi fondamentali: l'afroditico e il demetrico. Questi si presentano in corrispondenza come gli archetipi eterni dell'amante e della madre. Corrispondono alla "potenza del divino", nei suoi aspetti di forza allo stato puro e di forza che dall'eterno maschile ha ricevuto una forma, diventando vita che alimenta. Il tipo demetrico, anche nelle più antiche dee, talvolta appare in immagini femminili, nude in piedi o supine: con le gambe fortemente divaricate, a mostrare l'organo del sesso, ma anche a liberare, a far fluire il sacrum sessuale sotto la specie di un'energia magica e di una fecondità primordiale.

In certi popoli primitivi lo stesso tema ha un'espressione vicina al disegno, già più volte menzionato: quello stilizzato dalla matrice dell'organo – il triangolo rovesciato, talvolta con un tratto nel vertice inferiore, che allude all'inizio della fessura vulvare – posto come simbolo o crisma di una forza magica, intesa a fertilizzare e, insieme, a far indietreggiare chi non deve avvicinarsi. Un significato analogo si raccoglie dal gesto femminile di sollevare la veste mostrando il sesso: gesto che, per esempio, nella saga delle donne licie ha lo scopo di far indietreggiare le onde minac-ciose.

I molteplici nomi attribuiti alla Grande Dea, la Madre Terra, la magna Mater Genitrix, sono immagini del principio demetrico e della sua forza incontenibile. Nelle epifanie indù della Grande Dea appaiono varie forme di sposa del maschio divino, che ha la migliore nel principio afroditico della femminilità primordiale, quale forza dis-solvente, travolgente, estatica e abissale del sesso: opposta a quella della femminilità deme-trica. Nel mondo mediterraneo le dee hanno questi tratti, come Ishtar: la dea dell'amore, che è contemporaneamente anche la "Grande Prostituta" e la "Prostituta Celeste".

Nei misteri greci la visione delle immagini nude corrisponde al grado supremo dell'iniziazione. La donna scioglie, nella propria nudità, la sostanza da ogni forma nel suo stato vergine e abissale. Nel rito la vista della donna completamente nuda è consentita solo agli iniziati: esclusivamente a questi è consentito vedere l'abissale, vedere nuda la Vergine. È da intendere qui il senso profondo in cui nell'antichità è stato usato il termine "vergine": non per designare la donna che non ha avuto ancora rapporti sessuali, ma piuttosto per esprimere la sua "inafferrabilità".

L'abissalità della femmina divina costituisce l'aspetto Durga. L'Inaccessibile ha relazione anche con la qualità fredda, che può coesistere con quella ardente e fascinosa della natura afroditica: come la figura delle Sirene, che furono considerate sia vergini che incantatrici, con la loro parte inferiore umida e fredda. Si può anche considerare il significato della nudità della donna divina nel suo aspetto Durga, in opposto a quello della nudità dell'archetipo materno, principio della fecondità. È il nudo abissale afroditico, legato anche alla danza sacra, come quella dei sette veli: il suo fine è raggiungere lo stato di completa nudità dell'essere assoluto e semplice. È il denudarsi della potenza femminile nella sua sostanza vergine, anteriore e superiore a ogni forma. L'immagine della nudità femminile abissale può anche agire in modo letale: la visione di alcune dee nude uccide o acceca.


I presupposti della magia sexualis operativa possono essere rintracciati anche in pratiche protrattesi fino ai tempi moderni, anche all'interno della nostra civiltà. Evola "attraversa" come documento di questa indicazione, nel paragrafo finale della Metafisica del Sesso1, il libro Magia Sexualis2 di Pascal Bewerly Randolph. Questa figura enigmatica di scrittore e occultista dell'800 risulta complessa e ancora segreta3. Il suo libro, che uscì in prima edizione a Parigi nel 1931 a cura di Maria de Naglowska, sarebbe stato composto dopo la sua morte in base a note di un'opera manoscritta a uso personale per gli appartenenti a Eulis Brotherhood, centro di indirizzo magico-iniziatico. Questo testo, che risulta "in vari punti pregiudicato da interpolazione e da un parziale arrangiamento" (Evola) da parte della curatrice, porta alla luce antichi procedimenti magici tenuti in genere segreti, specie per quel che riguarda l'alchimia erotica.

Randolph, riconoscendo il sesso come la più grande e principale forza magica della natura, ritiene che la sua
unione, opportunamente canalizzata, possa divenire uno strumento magico operativo per giungere a risultati di espansione paranormale. L'autore afferma, infatti, che l'universo, nel suo insieme e in ogni sua parte, è sottomesso a influenze fluidiche, che stanno alla base di ogni fenomeno fisico o psichico. L'amore è la sola legge universale che eserciti un'azione irresistibile ovunque si affermi la vita. Si legge anche che l'amplesso sia da considerare "come una preghiera" magica con l'oggetto di essa formulato e immaginato nettissima-mente.

In questo processo, in cui "tutte le forze e le potenzialità promanano dal femminile di Dio", si ritrova la teoria metafisica della Shakti, il cui particolare insegnamento riguarda la polarità invertita dei due sessi, con le loro polarizzazioni: di segno positivo nell'uomo e negativo nella donna sul piano materiale e corporeo. La medesima polarizzazione è presente nel rispettivo organo sessuale. Mentre sul piano mentale questa polarizzazione s'inverte: come avviene nell'organo delle sue manifestazioni. Nella congiunzione si concretizza un'energia scaturita dall'unione delle polarizzazioni opposte: non solo sul piano fisico, ma anche su quello sottile. L'iniziato capace di dominare tale energia potrà servirsene. Randolph espone quindi gli esercizi di preparazione, le tecniche e le operazioni da usare, fino al coito magico, alle sue posizioni e variazioni. Tra gli argomenti del libro troviamo: catene e anelli magici, astrologia, profumi, colori, suoni, quadri e statue viventi, fluidi magnetici. Una parte considerevole del testo è riservata agli specchi magici e alla loro fabbricazione: una tradizione che risulta antica e molteplicemente attestata.

Per Evola questi prolungamenti di antiche tradizioni segrete, giunti fino ai giorni nostri, "sembrerebbero corroborare l'ipotesi già affacciata, che in origine, o in alcuni casi, varie posizioni dell'amplesso considerate da trattati di erotica profana o libertina potettero anche avere un significato rituale e perfino magico".

Lo stato speciale dell'operatore dovrebbe essere quello dell'autotrascendimento attivo, come scrive lo stesso nella pre-fazione alla Magia Sexuals di Randolph: "Si tratta di superare, con l'una o l'altra tecnica, i limiti della coscienza puramente individuale legata all'organismo fisico e al suo mentale. È una specie di esaltazione, controparte attiva di ciò che nei mistici è l'estasi. Ebbene, già da Platone fu riconosciuta la possibilità che l'Eros metta l'uomo in tale stato, al segno che egli assimilò chi è trasportato dall'Eros al veggente, all'iniziato dionisiaco, al profeta, al vate". Superando le semplici sensazioni e la concupiscenza carnale, l'apice dell'orgasmo può determinare uno stato di "apertura" e "contatto" con il sovrasensibile, la cui stessa natura può rendere possibili azioni a carattere magico e sovranormale. Così la Magia Sexualis entra nella Metafisica del Sesso.



LA MAGIA SEXUALIS DI P. B. RANDOLPH


di Julius Evola


Fu il filosofo a proporre alle Edizioni Mediterranee il testo di P.B. Randolph, mai tradotto in italiano, che lui aveva conosciuto negli anni Venti e Trenta attraverso Maria de Naglowska.

Il presente libro uscì in prima edizione a Parigi nel 1931 a cura di Maria de Naglowska e da essa fu presentato come la traduzione in francese di parti del rituale della Fraternità di Eulis (Eulis Brotherhood), organizzazione creata da Pascal Bewerly Randolph verso il 1870 a Boston, che si dedicò a studi e a esperimenti magici e iniziatici.

La traduttrice parla del Randolph come di una delle "grandi figure misteriose dell'occultismo del XIX secolo". Egli sarebbe stato l'autore, anche, di romanzi – Astrotis, Dhoula Ball, She, Master Passion e altri – che gli avrebbero procurato una certa notorietà. Per quel che riguarda la sua attività di "occultista", egli dapprima avrebbe fatto parte di una organizzazione nota sotto la sigla di H.B. of L. (Hermetic Brotherhood of Luxor = Fraternità Ermetica di Luxor) che aveva la sua sede parimenti a Boston. Di questa società coloro che criticano con giusta severità le varie sette "spiritualiste" e occultiste contemporanee non dicono così male come di quasi tutte le altre.

Però, verso il 1870 il Randolph si staccò da essa e insieme a due suoi collaboratori, i dottori Fontaine e Bergevin, creò una propria organizzazione, cioè appunto la Eulis Brotherhood. Sembra che un violento antagonismo a base "occulta" sorgesse fra il Randolph e Elena Petrovna Blawatsky, la creatrice del teosofismo moderno, ossia della Società Teosofica, e al primo non fu risparmiata l'accusa di "magia nera". La de Naglowska non dà altri ragguagli sulla vita del Randolph, non indica né l'anno della sua nascita né quello della sua morte, che sarebbe stata "prematura". Nulla si sa della sorte che ha avuto la Eulis Brotherhood, del suo sopravvivere, o meno, in qualche prolungamento.

Come si è accennato, il presente libro non corrisponderebbe ad un testo stampato ma a parti di un manoscritto contenente istruzioni destinate ai membri della Eulis Brotherhood, completate da note esplicative fornite a costoro dal loro maestro e da essi trascritte. Inoltre sarebbero stati aggiunti alcuni passi di scritti teorici pubblicati dal Randolph.

Peraltro, sarebbe da porsi il problema della completa autenticità del testo e della misura, anche, in cui in esso figurino interpolazioni e manipolazioni da parte della stessa traduttrice, la quale era lei stessa una cultrice dell'occultismo.

Figlia di un generale polacco, essa dopo un soggiorno a Roma (dove pubblicò un volume di versi, Malgré les Tempêtes) subito dopo la prima guerra mondiale e poi ad Alessandria d'Egitto, a Parigi cercò di organizzare il "Gruppo dei Polari" in base ai responsi di un curioso oracolo aritmetico (di cui ebbimo occasione di prender conoscenza, sul genere dell'Ars Combinatoria del Tritemio), e successivamente, negli anni del '30, una "iniziazione conforme alla dottrina del Terzo Termine della Trinità" a carattere sessuale (rite sacré de l'amour magique) e, come se ciò non bastasse, "satanica", in tutto ciò essendo abbastanza evidente uno scandalismo a fini pubblicitari.

Così non si può dire se la Naglowska abbia manipolato il materiale della Eulis Brotherhood che le sarebbe stato trasmesso (da chi?) o se varie cose che nel testo da lei presentato appaiono abbastanza problematiche e fantasiose siano da attribuirsi allo stesso Randolph.

A prescindere da questi aspetti, il libro può avere un certo valore di documento in ordine al prolungarsi fattuale fino ai tempi moderni di antiche pratiche, specie di un dominio assai speciale e particolarmente tenuto segreto, come è quello della magia sessuale. È per questo che, malgrado tutto, noi abbiamo creduto di poter citare il libro anche in alcune nostre opere. Su questi suoi aspetti e sul resto del contenuto (che, come vedremo, non riguarda soltanto il sesso) sarà bene far qui una breve disamina critica per orientamento di quei lettori che volessero rendersi conto di ciò che in questo contesto può avere un certo carattere di realtà e in quali quadri e presso quali presupposti può averlo.

Lasceremo da parte gli elementi riferentisi ad una dottrina generale dell'universo nei suoi aspetti visibili e invisibili; quel che a tale riguardo si trova nel libro è assai primitivo e sfaldato. Ben altri insegnamenti tradizionali avrebbero potuto fare da sfondo. È vero, però, che per la pratica il rigore dottrinale astratto non ha un peso decisivo. La de Naglowska ha ragione nel dire che il Randolph, nel far valere il sesso su un piano magico e iniziatico e nel dichiarare che esso "è la forza magica più grande della natura", destò scandalo nell'ambiente dei neospiritualisti e dei teosofi moderni.

Infatti fra costoro prevale un atteggiamento di pruderie (associato al pregiudizio evoluzionistico, a quello umanitario e simili), a tal segno che la Blawatsky rivendicava per sé il dono della veggenza e pretendeva di avere contatti con "maestri occulti", il che sarebbe dovuto bastare, per un giudizio più conforme alla realtà.

Quale è l'essenza e il fondamento della magia sessuale? Bisogna partire dall'idea, riconosciuta da ogni seria tradizione iniziatica, che la possibilità di provocare per via estranormale, magica, determinati fenomeni e di influenzare leggi e processi è condizionata essenzialmente (a parte, cioè, un insieme di coadiuvanti di varia natura, rituale, carismatica, ecc.) da uno stato speciale nell'operatore, stato che potremmo chiamare di "autotrascendimento attivo". Si tratta di superare, con l'una o l'altra tecnica, i limiti della coscienza puramente individuale legata all'organismo fisico e al suo mentale. È una specie di esaltazione, controparte attiva di ciò che nei mistici è l'estasi. Ebbene, già da Platone fu riconosciuta la possibilità che l'Eros metta l'uomo in tale stato, al segno che egli assimilò chi è trasportato dall'Eros al veggente, all'iniziato dionisiaco, al profeta, al vate.

Considerando più da presso o, se si vuole, più tecnicamente le cose, per giungere a tanto occorre destare e usare la forza del sesso nella sua dimensione più profonda, elementare, andante di là delle semplici sensazioni e dalla stessa concupiscenza carnale. Congiungendosi, in questo presupposto, con una donna, nello sviluppo dell'orgasmo e nell'apice di esso può determinarsi uno stato di "apertura", il contatto col sovrasensibile, contatto che per la sua stessa natura può rendere possibili azioni a carattere magico, sovranormale.

A dire il vero, nella maggior parte degli insegnamenti iniziatici più o meno noti (di cui nel nostro libro Metafisica del Sesso abbiamo cercato di dare un ragguaglio completo il più possibile) il fine di questo uso del sesso ha un carattere "immanente": quell'apertura nel "momento folgorativo dell'unione" ha valore in se stesso, ha, cioè, un valore spirituale e iniziatico: così come l'estasi al mistico non serve come mezzo per qualcosa d'altro, ma non si deve escludere, in via di principio, la strumentalizzazione di detto stato, ossia il suo uso a fini magici operativi. Bisogna però non farsi illusioni, a tener ben fermo che l'una cosa condiziona categoricamente l'altra e se quello stato di "trascendenza" non viene raggiunto, è pura superstizione credere che si possa raggiungere un qualsiasi risultato – quando non ci si dia a mistificazioni e quando la "magia" non è un pretesto per darsi liberamente ai piaceri del sesso.

Però anche nel caso migliore vi è da rilevare, nella magia sessuale, la condizionalità di una situazione richiedente una specialissima qualificazione in chi ad essa si dedica. Infatti il presupposto per l'"autotrascendimento" è una fusione completa con la donna nell'orgasmo, l'essere completamente portati dall'onda nel sesso svegliato in una intensità elementare. ma proprio l'apice di questa esperienza dovrebbe essere il momento "operativo", ossia il momento in cui l'uomo, da solo o congiuntamente con la donna che egli sta possedendo, dovrebbe usare immagini, lanciare ordini, procedere a "proiezioni" e ad evocazioni: tutte cose che in via di principio lo distoglierebbero, facendo venir meno proprio lo stato che, come si è detto, fa da condizione univoca per ogni efficacia magica.

Ciò vale in modo speciale quando nel libro ci viene detto di scegliere, per l'azione decisiva, il momento del climax sessuale il quale nell'uomo corrisponde alla eiaculazione, e che dovrebbe anche coincidere con l'orgasmo della donna. Qui si riscontra una divergenza sensibile con gli insegnamenti di varie scuole, ad esempio di quelle tantriche, inquantoché si presuppone evidentemente che l'atto sessuale segua il corso comune, nel quale l'apice erotico nell'uomo è legato alla condizione fisiologica della emissione spermatica: apice che a questa stregua ha un carattere affatto fugace. Invece nelle scuole ora accennate viene considerato un regime speciale dell'amplesso, tale da staccare quell'apice da detta condizionalità fisiologica, cioè dalle eiaculazione, per prolungarlo in uno stato continuo anche di considerevole durata. In questo caso è più facile immaginarsi la possibilità soggettiva anche di operazioni magiche. Altrimenti quel momento dovrebbe essere considerato, al massimo, solo come il luogo dell'ultima fase, connessa a ciò che il Randolph chiama il "decretismo" pel quale usa l'imagine della folgore, di una operazione sviluppata via via durante tutta l'unione sessuale. Con ciò, la difficoltà non è però del tutto risolta. È richiesta una specie di sdoppiamento in chi agisce, comunque un suo particolare addestramento. di passata, che cosa voglia dire il Randolph quando afferma che l'atto sessuale deve avere qui il carattere di una "preghiera", non lo si capisce.

Un insegnamento che nel Randolph appare abbastanza distorto riguarda la polarità invertita dei sessi. Egli dice che mentre l'uomo è attivo sul piano materiale e per quel che riguarda il suo sesso fisico, egli è passivo sul piano mentale e nella "testa" (donde i segni + e – messi nei disegni degli schemi delle varie posizioni erotiche, contenute nel testo). Il contrario varrebbe per l'altro sesso. Le cose stanno in modo alquanto diverso: la donna è attiva per quel che riguarda il suo naturale potere sottile e magnetico di fascinazione e di attrazione, l'uomo è passivo nella sua semplice virilità fisica concupiscente, che in genere subisce quel potere (T.Burckhardt ha espresso ottimamente questo rapporto dicendo che "la donna è attivamente passiva, l'uomo è passivamente attivo"). Ciò vale sul piano profano, per l'uomo e la donna comuni, ma il principio, per chi vuole darsi ad esperienze magiche o iniziatiche, è proprio di invertire questa polarità: l'uomo deve realizzare la "virilità spirituale", deve polarizzare in senso positivo e attivo la sua essenza su un piano superiore – a meno che non si tratti di operazioni nelle quali l'iniziativa viene lasciata essenzialmente alla donna e che quindi abbiano quale sfondo una specie di "ginecocrazia", come negli antichi misteri della donna. Peraltro, quando nel nostro testo viene detto che l'operazione magica non si deve compierla con la donna in uno stato di bramosia carnale, è più o meno implicito questo spostamento di livello di ciò che è virile.

Come il lettore vedrà, il Randolph ritiene che le operazioni di magia sessuale sono efficaci per fini d'ogni genere e prospetta quasi come cose che vadano da sé risultati spesso mirabolanti. È ovvio che, a tale riguardo, anche da parte di chi non nega già per principio le possibilità della magia si debbono fare precise riserve. A parte curiose denominazioni, le qualità Essenziali presupposte nell'operatore corrispondono in genere a quelle considerate da autori classici, come ad es. da Agrippa. È abbastanza nuovo solo ciò che il Randolph chiama il "posismo", da lui presentato in un modo un po' caricaturale; in essenza, ci si può riferire in genere alla magia delle posizioni rituali e dei gesti, che, come il Randolph nota, è ritrovabile anche, più o meno depotenziata e formalizzata, nel campo delle religioni positive.

Per quel che riguarda alcuni dei fini abbastanza inusitati prospettati, si può solo rilevare che essi erano noti anche a tradizioni antiche o non europee. I procedimenti di legare ad una statua o ad una immagine una carica viva sono ampiamente attestati per l'antico Egitto; in genere, la stessa teoria dei talismani li presuppone, se essa non deve ridursi ad una superstizione. Anche la carica di un oggetto con una forza, con una idea-forza o con una visione, è attestata. Per aree non europee, come ad es. pel Tibet, ci si può riferire alle notizie date da A. David-Neel, che ha vissuto a lungo nei luoghi e le cui relazioni hanno un carattere serio, non divagante, da lei è stata anche accennata la tecnica di creazione di fantasmi, ma i casi in cui non si tratta di fantasie sono da mettersi in relazione con condizioni ambientali e a un concorso di circostanze molto speciali.

Come si vedrà, nel presente libro una parte considerevole è dedicata agli specchi magici e alla loro fabbricazione. La tradizione di tali specchi è assai antica e molteplicemente attestata. Quel che si legge nel libro farebbe pensare a studi molto specializzati ed anche a sperimentazioni sistematiche, data la considerevole dovizia dei dettagli, le suddivisioni, la scelta e il dosaggio delle materie e via dicendo, da dove l'organizzazione, del Randolph o quella a cui prima egli apparteneva, abbia tratto tutto questo materiale, non è chiaro, d'altronde è verosimile che almeno in parte esso non può essere stato desunto da testi antichi, anche per un riferimento a materie divenute note solamente nei tempi moderni. Tutto ciò lascia abbastanza perplessi; che si tratti di cose del tutto inventate, forse non è probabile, considerando la meticolosità delle istruzioni e la ricchezza dei particolari (anche nel campo dei suoni, degli odori, dei colori, dei dati astrologi e via dicendo).

Comunque stiano le cose, per quel che riguarda gli specchi magici vi è, nel libro, un certo materialismo e meccanicismo, nel periodo in cui il Randolph scrisse le sue note doveva essere ancora forte l'influenza del mesmerismo e della teoria dei fluidi magnetici. Così il lettore avrà il senso che l'insieme venga spesso considerato in termini quasi meccanici, in primo piano stando soprattutto i procedimenti concreti della costruzione degli specchi, le materie necessarie e una specie di giuoco di "fluidi" che passano dall'operatore allo specchio o viceversa, o che circolano, parlandosi anche di una mescolanza della "luce interiore" con quella esteriore, onde produrre nello specchio il fenomeno della visione in termini sensoriali, perché sembra essere considerato il caso che non solo l'operatore ma anche altre persone presenti possano percepire le imagini. Vi è un accenno all'idea di una proiezione o esteriorizzazione di contenuti della mente dello sperimentatore o, per meglio dire, degli strati profondi, sublimali, della sua psiche: ma esso non ha avuto uno sviluppo.

Vi è una certa superstizione nel dare tanto risalto agli aspetti materiali degli specchi e ad una specie di automatismo del procedimento di visione, mentre al primo piano dovrebbe essere messa la controparte soggettiva, ossia l'atteggiamento dell'operatore e, in genere, il fatto spirituale, il resto essendo in fondo qualcosa di coadiuvante, magari necessario in dati casi ma non sufficiente. In effetti, secondo le tradizioni magiche, l'operazione con lo specchio ha il carattere di un procedimento ipnogeno inteso a neutralizzare la sensibilità fisica del soggetto, in modo da permettere un "trascendimento", l'apertura della via ad una visione non fisica e quindi il passaggio ad una diversa condizione dell'essere. Lux Naturae – la Luce della natura – è un termine usato dalle antiche tradizioni occidentali pel medio in cui avvengono la visione o l'evocazione; l'âkâça, l'etere-vita o "quinto elemento" degli insegnamenti tradizionali indù, ha lo stesso senso. Aor è una analoga designazione della Kabbala. Le difficoltà che incontrano le operazioni con lo specchio hanno una certa somiglianza con quelle indicate per le operazioni di magia sessuale. Occorre, cioè, quasi lo sdoppiarsi del soggetto, se esso agisce da solo. Se infatti egli soggiacesse al fatto ipnotico nel fissare lo specchio, egli cadrebbe semplicemente in trance e sarebbe solo un medium. Verrebbe meno la capacità di dirigere i fenomeni e di perseguire fini precisi prestabiliti, quindi la dimensione magica. d'altra parte, la presenza a se stessi, la piena lucidità della mente nei più paralizza la possibilità dell'ipnosi, quindi del "trascendimento", del passaggio di piano. Si richiederebbe, dunque, uno speciale e sottile bilanciamento o dosaggio dell'attivo e del passivo, il che richiede particolari disposizioni e un adeguato addestramento. È per superare questa difficoltà che talvolta le operazioni con lo specchio sono fatte in due, con una ripartizione dei ruoli: da una parte un soggetto sensitivo (in genere, si usa una ragazza – i kremmerziani usavano il termine di "pupilla" per questi soggetti, inoltre è quel che sembra facesse Cagliostro) che ha una parte passiva medianica; dall'altra parte, l'operatore o mago che ha la parte attiva, in una operazione congiunta. È ovvio che fa i due dovrà esistere un particolare rapporto, una comunicazione psichica, per il che talvolta viene considerata anche una base erotica. Notizie su tutto ciò si possono trovare nei volumi dell'opera collettiva Introduzione alla Magia (Milano, 1949). Invece nel testo del Randolph tutto ciò non viene quasi affatto toccato; prevalgono i dettagli di carattere materiale per la fabbricazione degli specchi. Può darsi che istruzioni adeguate venissero date dai discepoli dell'Eulis Brotherhood, direttamente o in altra sede. Qui non possiamo procedere alla chiarificazione e alla messa a punto di elementi meno importanti contenuti nel libro. Esso ha valore di un curioso documento. Chi non è digiuno per quanto riguarda la letteratura sulla magia e sulle scienze esoteriche senza, per questo, indulgere in fantasie, dovrà leggerlo con molta prudenza, unita anche con una certa indulgenza.



Cronache e polemiche



EROS NEL VIRUS-EVOLA:

FRA IMMAGINAZIONI INTEGRALISTE


di Vitaldo Conte


L'attuale presente è gravido di rigurgiti integralisti, religiosi e di pensiero. Umberto Eco (L'Espresso 9 ott. 2014) parla del "progetto fondamentalista che si propone di islamizzare tutto il mondo conosciuto, arrivando sino a Roma", che induce a pensare che "le grandi minacce transculturali vengano sempre da religioni monoteiste". Le espansioni dei Greci e Romani non erano ricercate per imporre i propri dei, ma per preoccupazioni territoriali ed economiche. Quando incontravano nuovi dei, li integravano con i loro: "I primi Cristiani sono stati martirizzati non perché riconosce-vano il dio di Israele (...), ma perché negavano legittimità agli altri dei".

Nessun politeismo hai mai espresso una guerra di dimensione ampia per imporre le proprie divinità. I monoteismi, che hanno scatenato guerre sante per affermare un unico dio e sradicare un culto, sono prevalentemente quello islamico e cristiano. Questi credi totalizzanti, in un qualche modo, hanno avuto come preoccupazione la repressione dell'alchimia vitalistico-rituale dell'eros e della donna. Basta ricordare la paranoica, morbosa individuazione della presenza diabolica, che ha giustificato inquisizioni, roghi di ogni tipo, la caccia alle streghe. Un'equivalente di questi monoteismi sono state le grandi ideologie laiche del '900.


Gli integralismi verso le "aperture" dell'eros e le ricerche del dio in noi, ritornano oggi sotto varie spoglie. Come rintraccio su un testo uscito sul sito dell'edizione Effedieffe (tra collaboratori spicca Piero Vassallo), espressione del tradizionalismo cattolico, che si propone di "combattere la battaglia", sia formativa che informativa, per la difesa del Cattolicesimo e della Chiesa.

Lo scritto a cui mi riferisco è Il Virus Evola (parte 2, 3 gen. 2015): è "costruito" mixando realtà romanzate, chiacchiericci, ipotesi non documentabili o approssimativi (vedi su Maria de Naglowska), elementi oggettivi talvolta però indirizzati. L'estensore è Roberto Dal Bosco, autore anche del libro-crociata Contro il Buddismo. Il volto oscuro di una dottrina arcana, il cui titolo riassume il contenuto. Ho letto il sopraindicato scritto, non per il valore scientifico, ma come indicazione del suo contesto integralista. Un esempio di decontestualizzazione è nella presunta ammirazione di Evola verso Crowley come collegamento satanico: in Metafisica del Sesso ne parla sì come di un uomo possedente una forza reale che chi entrava in rapporto con lui avvertiva. Ma risulta assente un'indicazione successiva: che proprio "tale circostanza crea una pregiudiziale nei riguardi dei suoi insegnamenti, nel senso che è difficile stabilire in che misura certi eventuali risultati erano dovuti a procedimenti oggettivi e fino a che punto avevano invece per condizione" il suo particolare magnetismo.


Un'ulteriore assonanza lussuriosa-luceferina, tra i due, è "intravista" nella comparazione di due quadri: La genitrice dell'universo (1968-70) di Evola con un'immagine del pittore Lorenzo Alessandri, definito "para-satanista", che è stata scelta per la copertina de La figlia della Luna, romanzo di Crowley (1929), per l'edizione italiana (Arktos, 1983). Il rapporto, contenutistico e simbolico, evidenzia viceversa le diverse visioni della magia sexualis. La donna evoliana è un manifesto visivo delle peculiarità dell'eros femminile: ha le gambe immerse fino alle ginocchia, dentro l'ondulazione orizzontale dell'acqua, simbolo dell'archetipo femminile, opposto a quello verticale del maschile. Gli occhi sono circondati da due globi cerulei. L'azzurro acqueo trascende schiarendosi verso il cielo: all'interno di un grande sconfinato triangolo rivoltato in giù, che si amplifica gradualmente verso l'alto, partendo dal triangolo ricavato dalle linee del pube femminile, il cui segno arcaico è lo stesso della Donna e Dea o Grande Madre. I triangoli rappresentano la luminosità della forza ascetica. Il nudo della ragazza dipinta da Alessandri, con i suoi simboli oscuri e lunari, è l'espressione di un artista fantastico e surrealista, anche se attraversante il macabro e l'occulto. Questi giocava spesso con il satanico, talvolta per far lievitare il prezzo dei suoi quadri. La cronaca racconta che fosse fedele di Padre Pio e Madre Teresa di Calcutta e che donasse in beneficenza parti della vendita dei suoi lavori.

Ciò che risulta significativo, nel citato testo, è la relazione tra la sua chiusura – "Per questo c'è un lavoro da fare, è quello di liquidare per sempre questa triste e indecifrabile pagina del pensiero europeo, e ricominciare dal fondamento: Cristo e la Sua Verità" – e il suo attraversare Evola. Diverse sue espressioni risultano infatti carenti di sensibilità cristiana: "oscuro esoterista paraplegico", "barone handicappato", "un uomo che stava in carrozzella forse per gli effetti a lungo termine di un'infezione luetica". Un percorso di scrittura che connota eloquentemente il proprio stile. Svilire Evola è diventato però oggi un virus di moda, contagiante anche qualche presenza in passato vicina al suo "pericoloso" pensiero.


Nello stesso scritto si cita l'articolo ­– Il barone Evola e Moana Pozzi, la pornostar che sdoganò il filosofo nero – di Renato Berio (Secolo d'Italia 15 sett. 2014), che scrive: "Da ideologo nero ad autore prediletto da Moana Pozzi (...) Moana lo citava con una frase che in realtà era stata a sua volta resa celebre da Giorgio Almirante: "Vivi come se dovessi morire subito, pensa come se non dovessi morire mai". L'associazione Moana Pozzi, attraverso Mauro Biuzzi, ne ha preso umoristica distanza, segnalando l'articolo con una menzione speciale al Premio Moana Pozzi, in quanto il rapporto descritto è quello di "una coppia italiana davvero impresentabile e futurista, meglio di Mori/Celentano e anche degli Addams. Imbattibile!". Il motto, come spiegato nell'introduzione a La filosofia di Moana (1991), è di Seneca che lei aveva tratto da un articolo di Evola. L'Eros-Virus-Evola ha il potere di "liberare" dunque anche le morbosità immaginali degli integralisti.



1 I presupposti della magia sexualis operativa, in Julius Evola, Metafisica del Sesso, Edizioni Mediterranee, Roma 1994, pp. 301-307.

2 Magia Sexualis (traduzione italiana), Edizioni Mediterranee, Roma 1969.

3 Paschal Beverly Randolph nacque a New York l'8 ottobre 1825. A causa della discendenza caraibico-malgascia della madre, era di sangue misto. Da giovane, dotato di forte costituzione fisica e attratto dall'avventura, s'imbarcò come mozzo su un veliero, percorrendo gli oceani fino ai vent'anni. Successivamente si laureò in medicina ma coltivò interessi occultistici. Dotato di capacità medianiche, fu spiritista e scrittore.

La sua attività letteraria ebbe inizio nel 1860. Pubblicò numerose opere, fra cui alcuni romanzi (sempre in tema rosacrociano) – Astrotis, Dhoula Ball, She, Master Passion –, ma soprattutto trattati di magia, chiaroveggenza, alchimia dell'amore, esoterismo, ecc. Essendo quasi sempre l'editore di se stesso, sfuggì alla maggior parte delle bibliografie: per questo motivo le notizie su di lui e sulle sue opere risultano ancora poco conosciute o incerte. In esse: "esplorava dottrine esoteriche, mascherate talvolta sotto un velo di fantasia o da una trasparente trama romanzesca" (A.M. Fogliato).

Randolph è forse il primo a presentare i principi della magia sessuale in Nord America. Un fitto mistero avvolge la sua fine, avvenuta il 29 luglio 1875. Diversi studiosi ipotizzano che sia stato ucciso o fatto uccidere da occultisti di cui avrebbe svelato i segreti. Un'altra ipotesi, più isolata, parla di suicidio.