Le macchine intelligenti sono le eredi delle macchine che
affascinarono le coscienze futuriste, accendendo la fantasia di
artisti che coniugarono velocità e poesia, tecnica e invenzione
creativa. Ciò nondimeno le macchine intelligenti sono dotate di
straordinarie funzioni cognitive, se pur limitate nella loro capacità
concettuale:elemento questo che da un lato non consente loro (e la
circostanza non sarebbe così disprezzabile per le pericolose
implicazioni che comporterebbe una tale qualità) di imitare l'uomo,
dall'altro non ne permette un miglior servizio a vantaggio della
scienza e del suo uso pratico. In altri termini, come è stato scritto
autorevolmente, le macchine sono prive per loro costituzione, per ora
irriformabile, di quello che normalmente si chiama senso comune o di
quella complessità logica, per quanto relativamente sofisticata, che
ne autorizzerebbe uno sviluppo in grado di realizzare comportamenti e
cambiamenti impensabili allo stato, ma che, se opportunamente guidati,
non porrebbero ostacoli al loro percorso tecnologico, senza possibili
e incontrollate derive suscettibili di alterare il rapporto naturale
tra l'uomo e il mondo, rapporto fondato sull'insuperabile forza della
libertà. Non mostri, dunque, le macchine, ma strumenti razionali e non
di prevaricazione, si rivelerebbero un aiuto concreto e adeguato alla
civiltà e al progresso.
Casalino Pierluigi, 20.10.2015
affascinarono le coscienze futuriste, accendendo la fantasia di
artisti che coniugarono velocità e poesia, tecnica e invenzione
creativa. Ciò nondimeno le macchine intelligenti sono dotate di
straordinarie funzioni cognitive, se pur limitate nella loro capacità
concettuale:elemento questo che da un lato non consente loro (e la
circostanza non sarebbe così disprezzabile per le pericolose
implicazioni che comporterebbe una tale qualità) di imitare l'uomo,
dall'altro non ne permette un miglior servizio a vantaggio della
scienza e del suo uso pratico. In altri termini, come è stato scritto
autorevolmente, le macchine sono prive per loro costituzione, per ora
irriformabile, di quello che normalmente si chiama senso comune o di
quella complessità logica, per quanto relativamente sofisticata, che
ne autorizzerebbe uno sviluppo in grado di realizzare comportamenti e
cambiamenti impensabili allo stato, ma che, se opportunamente guidati,
non porrebbero ostacoli al loro percorso tecnologico, senza possibili
e incontrollate derive suscettibili di alterare il rapporto naturale
tra l'uomo e il mondo, rapporto fondato sull'insuperabile forza della
libertà. Non mostri, dunque, le macchine, ma strumenti razionali e non
di prevaricazione, si rivelerebbero un aiuto concreto e adeguato alla
civiltà e al progresso.
Casalino Pierluigi, 20.10.2015