La morte di Mimmo Mennitti. Un intellettuale nella politica che pensò a un progetto culturale tra Forza Italia e la Destra
Di Pierfranco Bruni
Con la morte di Domenico Mennitti, già parlamentare del Msi, intellettuale e sereno pensatore di una destra profondamente culturale e ben radicata in quella idea di politica, in cui la stessa politica ha un bisogno necessario di reggersi su un processo culturale vivificante, si spezza idealmente e metaforicamente quell"accordo tra il mondo liberale e la storia di una destra moderna e progettuale.
Già sindaco di Brindisi per un mandato e uno scorcio costretto a lasciate per seri motivi di salute. Ha rivoluzionato culturalmente una città profondamente provinciale. Domenico l'ha resa una città inserita all'interno dei circuiti culturali internazionali sia per le attività messe in cantiere sia per le strutture realizzate e ristrutturate. Un sottile intellettuale e giornalista che ha contribuito a dare una visione con una valenza culturale alla nascita di Forza Italia fin dal 1994.
Ma anche all'interno del Msi rappresentava quello spazio intorno al quale si aprivano discussioni forti e pesanti e mai un pensiero leggero ma sempre radicante nello humos di una tradizione costantemente innovante. È stato in riferimento perché poneva in essere, come nel Congresso di Sorrento dei primi anni Novanta, la progettualità. La sua rivista " Ideazione", alla quale ho collaborato, era diventata, negli anni cruciali della presenza del Centrodestra, un laboratorio culturale dentro la politica di forte spessore.
Il Sud e la nuova questione meridionale letti attraverso i fenomeni del federalismo assumevano una considerazione geopolitica nel quadro di una cultura mediterranea.
Più volte mi sono trovato, in diversi convegni oltre, naturalmente, in privato a discutere con lui su temi di politica culturali e le nostre posizioni non divergevano minimamente. Entrambi partivamo dalla centralizzazione di riferimento della cultura. Era un intellettuale di ina intelligenza acuta. Era sempre un amico leale sincero e sapeva guardarti negli occhi con la forza della nobiltà.
Volle fortemente che presentassi, nei primi mesi del 2011, il suo libro su progetto e destra. Fu una straordinaria serata con una bella discussione. Ci siamo rivisti in altre occasioni dopo quella serata.
Non ho solo ricordi di lui. Ho, questa volta, nostalgia. È stato l'intellettuale che è riuscito a legare il liberalismo alla destra che viveva di antichi tradizionalismi. Il primo intellettuale politico nella destra nascente con Berlusconi che dava, all'interno del palazzo di Forza italia un senso alla cultura come vero e proprio progetto.
Di Pierfranco Bruni
Con la morte di Domenico Mennitti, già parlamentare del Msi, intellettuale e sereno pensatore di una destra profondamente culturale e ben radicata in quella idea di politica, in cui la stessa politica ha un bisogno necessario di reggersi su un processo culturale vivificante, si spezza idealmente e metaforicamente quell"accordo tra il mondo liberale e la storia di una destra moderna e progettuale.
Già sindaco di Brindisi per un mandato e uno scorcio costretto a lasciate per seri motivi di salute. Ha rivoluzionato culturalmente una città profondamente provinciale. Domenico l'ha resa una città inserita all'interno dei circuiti culturali internazionali sia per le attività messe in cantiere sia per le strutture realizzate e ristrutturate. Un sottile intellettuale e giornalista che ha contribuito a dare una visione con una valenza culturale alla nascita di Forza Italia fin dal 1994.
Ma anche all'interno del Msi rappresentava quello spazio intorno al quale si aprivano discussioni forti e pesanti e mai un pensiero leggero ma sempre radicante nello humos di una tradizione costantemente innovante. È stato in riferimento perché poneva in essere, come nel Congresso di Sorrento dei primi anni Novanta, la progettualità. La sua rivista " Ideazione", alla quale ho collaborato, era diventata, negli anni cruciali della presenza del Centrodestra, un laboratorio culturale dentro la politica di forte spessore.
Il Sud e la nuova questione meridionale letti attraverso i fenomeni del federalismo assumevano una considerazione geopolitica nel quadro di una cultura mediterranea.
Più volte mi sono trovato, in diversi convegni oltre, naturalmente, in privato a discutere con lui su temi di politica culturali e le nostre posizioni non divergevano minimamente. Entrambi partivamo dalla centralizzazione di riferimento della cultura. Era un intellettuale di ina intelligenza acuta. Era sempre un amico leale sincero e sapeva guardarti negli occhi con la forza della nobiltà.
Volle fortemente che presentassi, nei primi mesi del 2011, il suo libro su progetto e destra. Fu una straordinaria serata con una bella discussione. Ci siamo rivisti in altre occasioni dopo quella serata.
Non ho solo ricordi di lui. Ho, questa volta, nostalgia. È stato l'intellettuale che è riuscito a legare il liberalismo alla destra che viveva di antichi tradizionalismi. Il primo intellettuale politico nella destra nascente con Berlusconi che dava, all'interno del palazzo di Forza italia un senso alla cultura come vero e proprio progetto.