L'avanguardia-tradizione 2.0, intervista a Luca Gallesi

Roma, La Notiziah24 (10-2013)

http://lanotiziah24.com/2013/10/lavanguardia-come-tradizione-2-0-intervista-a-luca-gallesi/
D- Nella recente presentazione a Roma del progetto e dei libri Nuova Oggettività, uno dei focus… certamente il tema avanguardia tradizione: sintesi aperta possibile?

R. Quando Pound parla di tradizione, o meglio di “classici” (che è la tradizione in letteratura) la definisce “news that stays news”, sottolineando che la tradizione non può che essere sempre nuova, pena la sua scomparsa per inaridimento.  Citando Confucio, sempre Pound invita a “Rinnovatevi con ogni sole, e con ogni sole rinnovatevi”: tutti i giorni il sole (sempre quello) sorge (sempre a est) ma ogni giorno è una novità. 

La tradizione è vita, o meglio, se mi permetti un termine strausato, è la linfa (il sangue), sempre uguale nella sostanza che fa vivere un organismo, mentre l’avanguardia è l’adattamento della linfa alle circostanze esterne, sempre diverse.


D- Piu’ nello specifico, quali valori Tradizione e Avanguardia veicolano (o non veicolano?), oggi?


La parola “valore” non mi piace, perché richiama una concezione mercantile della vita che non ci appartiene. Sarebbe meglio parlare di virtù, o di modelli a cui fare riferimento, sapendo che, nella sostanza, ciò che conta non è l’involucro ma il contenuto. Tanto per fare un paio di esempi, le avanguardie letterarie del secolo scorso (e, per quello che mi riguarda mi riferisco soprattutto a quelle in lingua inglese) sono state rivoluzionarie (penso, oltre al solito Pound al vecchio Yeats, a Eliot, a a W.Lewis, a W.C.Williams, al purtroppo sconosciuto David Jones e a tanti altri) nella forma ma radicalmente “tradizionali” nei contenuti, con la loro attenzione al sacro, a ciò che di perenne c’è nel mondo e alla scintilla divina dell’uomo.



 Per non parlare di un altro caso stranoto, il dadaista Evola che diventa il portavoce del mondo tradizionalista italiano… Avanguardia è spesso Tradizione.

 


D- E per la storia, in particolare, del popolo italiano?
Abbiamo buttato via l’idea stessa di Italia, per non parlare del concetto di popolo. Ciononostante, anche dopo la terribile e forse insanabile cesura del 1943, altri Italiani hanno cercato di ricucire il rapporto con il passato, richiamandosi all’idea di sovranità che ritengo essenziale. Penso a persone che hanno saputo fare i conti con la modernità dal punto di vista tradizionale, penso, tanto per fare nomi non scontati, a Enrico Mattei, ad Adriano Olivetti o a Bettino Craxi, che si sono scontrati contro la realtà di una “sovranità limitata” che li ha sconfitti.

Ma la Storia imbocca strade impreviste a sorpresa, e possiamo sperare, credo (quia absurdo)

 

*a c.  R.Guerra