Ferrara, Abbado e l'Abarth da contadini...

 

MOLTO RUMORE PER NULLA


L’impazienza del sindaco di Ferrara nel ridenominare il Teatro Comunale in “Teatro Comunale Claudio Abbado” non può che stimolare la curiosità. Appare strano che, a pochi giorni dal decesso, con tanti potenti nel mondo aventi affinità con il geniale maestro, un Mr. Carneade musicale balzi alla ribalta in quel modo. Salvo un raptus d’ostentazione di genio inteso nella falsariga che “il genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità d'esecuzione”. E per cogliere l’occasione di unire il doveroso omaggio dell’ufficialità con l’arrivare primo nella storia a ribattezzare “Abbado” un teatro cittadino (fra la moltitudine di teatri e sale concerti frequentati da Abbado nella sua lunga carriera), occorre velocità. Altrimenti niente patacca nuova al medagliere.


L’iniziativa è però di grana grossa: il teatro di Ferrara non è stato fra i più praticati da Abbado e la primogenitura nominativa è scippata ad altri. Basti pensare alla Scala, teatro della sua città natale, istituzione da lui diretta per sedici anni e rivoltata come un calzino per portarla a livelli di prestigio internazionale, oltre ad espanderne la potenzialità culturale non solo in ambito musicale. O ai cinque anni di demiurgica gestione del Teatro dell’Opera di Vienna, dirigendovi centinaia di rappresentazioni, o i dieci anni alla guida dei Berliner Philarmoniker. È in quest’ultimo periodo che la lista delle direzioni di Abbado comprende anche Ferrara, ma insieme a tante altre città con i loro teatri, molti dei quali in odore di “abbadità” almeno uguale al Comunale.


Il Carneade obietterà che Ferrara è sede della Mahler Chamber Orchestre, creatura del maestro. Vero. Come lo sono Dortmund, Essen, Colonia e Lucerna, tutte sedi temporanee della itinerante orchestra Mahler. Pure le caserme nei percorsi dei reggimenti di marcia dell’imperial-regio esercito austriaco erano sedi temporanee, e si trovavano a carico dell’erario austriaco, non delle municipalità.


S’è lasciato in ombra, invece, un infelice episodio nel rapporto fra Abbado e Ferrara: il maestro desiderava un ambiente concertistico di alta qualità acustica, e giacché il Comunale non rispondeva alle aspettative nonostante le “quinte acustiche” aggiunte, perorò uno spazio ad hoc e il Comune accondiscese, individuando il luogo nel fatiscente Teatro Verdi. Ma l’iniziare i lavori di rifacimento senza finirli, decidendo di lasciar perderem è un’insolvenza che non corrisponde di certo a quella gratitudine tanto ostentata nelle celebrazioni per il maestro. Significa che la ridenominazione del Teatro Comunale appare una variante necrologica nella serie di ipocrisie comunali all’inseguimento delle patacche. Oppure, più banalmente, è conseguenza di una cultura posticcia, micragnosa al pari delle sostituzioni delle marmitte sulle Fiat 500 o 600 degli anni ’60 con le marmitte Abarth. Queste producevano molto rumore per nulla, le vetturette non si trasformavano nelle “bombe” uscite dalle “elaborazioni Abarth”. Ma per taluni era un buon pretesto per applicare sull’auto il marchio Abarth. E con quel patacchino, i Carneade si sentivano dei gran piloti.


Paolo Giardini - Ferrara