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Giulia Aguzzoni-Angela Ghinato

GiuliaAguzzoni-Angela Ghinato

Arte e Bottega

In copertina mercato in Piazza delleErbe, Ferrara, inizi Novecento

Prefazione di Anna Maria Quarzi (Storiae futuro dell’artigianato)

Introduzione di Giuseppe Vancini

Este Edition, Ferrara 2013, pp. 128, €12,00


Libro realizzato dalla Confartigianatodi Ferrara, con il contributo della locale Camera di Commercio ed inparte dell’Istituto di Storia Contemporanea. E proprio ladirettrice di quest’ultimo, Anna Maria Quarzi, è anche curatricedell’opera. Nella sua preziosa prefazione (Storia e futurodell’artigianato) vuole porre il dovuto accento (nontralasciandone però l’altra faccia della medaglia, l’insiemedelle altre attività lavorative e commerciali) sull’Artigianato,di cui Arte, prima parte del titolo, ne sintetizzal’accezione: «Riscoprire la storia dell’artigianato, riscoprireil “saper fare” nella consapevolezza della globalizzazione e dei“nuovi saperi in un Paese e in un territorio come il nostro, cisembra una delle strade che i giovani dovrebbero percorrere», cfr.p. 8.

Oltre il benefico stimolo dellaQuarzi, una buona notizia perviene altresì dal segretario generaledel committente Confartigianato, Giuseppe Vancini, al quale è statadata la responsabilità dell’introduzione al testo. Ed è qui che,tra le righe, a proposito di questa pubblicazione, egli annuncia che«il progetto vuole avere una ricorrenza annuale», cfr. p. 11.

Arte e Bottega. Dunque, se altermine Arte abbiamo dato il suo concreto volto (anche se nonera comunque difficile capirlo), rimane ancora da scoprire cosa siceli in Bottega. Ed è un cimento non più arduo delprecedente. Bottega è di fatto sinonimo di “commercio”,ma funge anche da trade-union tra l’artigianato (in quantosede logistica della relativa attività) ed il commercio (bottega =negozio). Ne scaturisce la bellissima immagine dell’inequivocointerscambio tra un’attività e l’altra (mestiere e rivendita),spesso necessario ed inevitabile. Si pensi, ad esempio, allapanificazione ed alla sua diretta vendita. Titolo ampiamenteazzeccato, evidentemente. Senza trascurarne, peraltro, un suo, nonsecondario, aspetto estetico.

Sta di fatto che la sostanzaprevalente, sulla quale le autrici hanno voluto esporre, vertefondamentalmente sull’Artigianato, pur non trascurando una nutrita,molto importante serie di contorni di pertinenza, attingendoli dallarilevanza del lavoro umano, del titolare nonché dei suoi dipendenti.Approfondita analisi, prevalentemente localizzata nell’ambitoprovinciale del Ferrarese ma talora estesa a ragguagli nazionali;statisticamente sostenuta da dati storici e analiticamente avvallatada supporti documentali (fotografie, tabelle, insegne… ritagli digiornali, richiami di pubblicazioni specialistiche); coerentementeimpostata secondo le più stratificate organizzazioni,corporative-settoriali, sindacali ed economico-sociali, a secondadelle varie epoche. In quattro capitoli ne sono dissezionati gliaspetti di massima, commisurati agli squarci temporali a decorreredal periodo post-unitario, passando per il ventennio fascista ed ilsecondo dopo guerra, e fino ai nostri giorni.

La conclusione è d’una eloquenzatale che ci dà la giusta dimensione d’un mondo, soprattutto quellodel singolo artigiano, che sembrava scomparso o lì lì perscomparire, e che (facendo di necessità virtù, verrebbe da dire)improvvisamente si ripropone. Magari in forme più evolute (e perchéno!) ma s’è visto risorgere dalle proprie ceneri. E c’è di più:s’è rivelato sbocco, soluzione occupazionale nelle peggioricontingenze finanziarie ed economiche. Ecco perché sembra rinascere,ancora, anche oggi.

Le due autrici ci dicono ancora che,in ogni caso, purtroppo, ripercorrendo piazze e vie cittadine, spessola toponomastica ne rievoca i ruoli. Allora ci si accorge che,nonostante questo particolare, benvenuto recupero di vecchie, se nonantiche tradizioni, molti mestieri sono definitivamente scomparsi,senza possibilità di ritorno: carradori e conchellari, mastellari evasellari, pelacani, sogari, brentatori, chiodaioli e chiodari,armari e spadari… e chi più ne ha più ne metta.

EmilioDiedo

 

 www.literary.it


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