Roma: Ferrara città d'arte e in declino

 

Per alcuni mesi abbiamo curato su Eccolanotiziaquotidiana,  innovativo quotidiano on line  di Roma Capitale e provincia( grazie ovviamente per l'ospitalità) una rubrica mirata su Ferrara, città emiliana, già capitale del Rinascimento... poi (in senso puramente segnico e storico) nel Novecento, del fascismo di Italo Balbo,  in seguito, al passo anche con certo secondo novecento oggettivamente positivo per le regioni rosse cosiddette,  cittadella raffinata del socialcomunismo,  città d'arte tutt'oggi, patrimonio dell'Unesco eccetera.
Certa regressione indubbia dal duemila con certa svolta cattocomunista ha aperto a Ferrara, da tempo X anche preoccupanti, certamente complesse le cause, non circoscrivibili alla sola assenza di alternative politico-ideologiche.
Da cui il lancio della rubrica in questione, Il caso Ferrara, rinnovamento o sindrome di Stoccolma...
Ora alcune considerazioni finali:  abbiamo invitato, in una città dove tutti si lamentano da anni, circa 50 protagonisti, noti e meno noti della città estense, artisti, animatori culturali e anche qualche politico...
Va da sé: sarebbe vano negare non un flop della rubrica in tal senso ma comunque certa sua ampiezza per forza di cose minore delle aspettative, in quanto alla fine hanno accettato di mettersi in gioco soltanto una decina degli ospiti invitati.
Le nostre domande erano palesemente neutre, tutti liberi di rispondere come gli pareva:  tenuto contro della platea anche speciale, l'area di Roma certamente più importante della Provincia di Ferrara, esita in effetti, tra le due ipotesi suggerite, vincente la seconda.....   Pur con modulazioni diverse,  alcuni hard, altri soft,  emerge una preoccupazione costante sul futuro della città:  nessuno ha negato ancora certo magma creativo, anche istituzionale,  dal Rinascimento ad oggi, ma l'ombra del declino (non riducibile al percepito magari globale del semidefault europeo e italiano attuali) è vista come prospettiva quasi probabile.
Anche sulle cause ...  risulta - ci pare una certa costante: l'incapacità della classe dirigente locale, ancor più che meramente politico-istituzionale degli ultimi due decenni, di rinnovarsi, di trascendere sia certo pensiero unico, ma anche certo pensiero unico più profondo, quasi etnico ferrarese, certa metafisica nostalgica e mistificatoria da un lato, certa mollezza e anche chiusura mentale verso il Nuovo che comunque affiora eccome a Ferrara.
Tuttavia concludendo, aggiungiamo noi, il dato saliente è il vero probabile bug che in questa fase storica arresta il decollo di Ferrara nel XXI secolo, favorendo anzi una possibile implosione prossimo ventura (lieve o pesante si vedrà):  l'incapacità di aderire a un semplice dibattito (mai fatto o promosso dalla ingessata stampa ferrarese...) , come accennato, di decine di artisti e anche qualche politico (magari ufficialmente all'opposizione, magari noti anche per piagnistei spesso pubblicamente dichiarati), rivela la complessità della questione: non riducibile alla mera necessità antipolitica, all'ideologismo ben noto,  ma con il ferrarese sapiens in fondo complice:  poco coraggio, poca libertà generalizzata, la cultura degli Orti  come Reale diffuso... (come ben denunciava, in ambiti generali,  lo stesso Gramsci!).  Un grazie infine, naturalmente, ai soggetti che hanno accolto al contrario l'invito al dibattito.
 
Roby Guerra