Maria Zalambani è professore associato di Lingua e Letteratura Russa presso l’Università di Bologna (sede di Forlì). Si è occupata prevalentemente di avanguardia russa e di letteratura sovietica. È autrice, fra l’altro, di L’arte nella produzione. Avanguardia e rivoluzione nella Russia Sovietica degli anni ’20 (Longo, 1998) e La morte del romanzo (Carocci, 2003). Il nuovo saggio che ha appena dato alle stampe si intitola: Censura, istituzioni e politica letteraria in URSS (1964-1985) (Firenze University Press pagg. 284, euro 29.90).
Partiamo dall’inizio. La censura in Russia esisteva anche prima di Lenin.
«La censura sovietica ha ereditato quella di tipo zarista. La discontinuità consiste nel fatto che mentre la censura zarista era prevalentemente repressiva, la censura sovietica è anche propositiva, prescrive. Molto è stato scritto relativamente alla censura sovietica repressiva. Un po’ più trascurato è stato l’altro fenomeno, quello che scorre parallelamente al meccanismo repressivo, e che è in grado invece di produrre, di prescrivere a monte, così che alla fine non è quasi più necessaria la censura repressiva»....