Senza l’ombra, gli artisti dovrebbero inventarsi qualcosa di simile per dare fascino, mistero e poesia alle loro opere. D’altra parte in un mondo senza sole neppure le ombre esisterebbero. Non ci sarebbero, dunque, contorni sfuggenti e sensuali, né distanze tra gli oggetti e neppure segmenti e forme di storie. Tutto rientrerebbe nella linea dei fumetti “ligne claire”. Resteremmo orfani dei soffici sfumati di Leonardo o dei selvaggi chiaroscuri di Caravaggio. L’approccio visivo dei pittori e degli autori figurativi sarebbe privo del gioco delle ombre, con l’intrecciarsi delle tenebre con la luce. Le ombre sono imprescindibili elementi narrativi. Colori e tinte degli universi visibili e invisibili sopravvivono immersi in fasce di ombre. Dall’antichità, se pur con tentativi isolati, l’irruzione dell’ombra nelle opere d’arte si è andata intensificando. Alcune civiltà artistiche hanno cominciato tardi a vestire di ombra i loro lavori. E’così che abbiamo potuto ereditare modelli simili ai moderni immaginari fluorescenti del Tintin di Hergé. Tra le esperienze più significative di tale rappresentazione del mondo si distingue la fotografia, dove la potenza delle tenebre diventa simbolo politico privilegiato dalla straordinaria valenza. Impensabile è, infatti, cancellare l’ombra incisa nella scena immortalata dalla sapienza di chi la ritrae. Si tratta di una perfezione dall’insostituibile magia.
Casalino Pierluigi