Amenità PD da Paolo Giardini

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Fra i documenti di un impianto di cui progettavo l’ampliamento c’era uno strano accostamento fra il diavolo e l’acqua santa. Si trattava di fatture emesse dal grossista più caro sulla piazza, per forniture ad un’impresa che non compra neanche un chiodo senza pretendere il massimo sconto.

La spiegazione stava nel contratto d’appalto per alcuni lavoretti. Una clausola stabiliva il rimborso delle spese per i materiali presentando le fatture d’acquisto (quelle che avevo trovato) i cui importi andavano maggiorati del 10%. Quindi, più i materiali fatturati costavano cari, più lievitava quell’aggio dato dal 10%. Per l’impresa, il comprare a prezzi rabbiosamente alti era un affare, data la certezza dei pagamenti di quel committente!

Nel mondo reale simili contratti sono confinati a casi sporadici per piccoli importi. Invece in quello della politica, tanto per cambiare, i polposi sconfinamenti non mancano. Ne abbiamo una prova nel poliennale Contratto di Servizio per la pubblica illuminazione del nostro Comune (stipulato con Agea e passato ad Hera), in cui non sono posti vincoli sui costi sostenuti per i “piani di rinnovamento, ristrutturazione o ampliamento degli impianti…” (art. 8, commi 3 e 8), dato che non c’è traccia di limitazioni all’infinita tipologia dei materiali acquisibili.

Poiché il ricarico d’impresa è imprescindibile per società che comprano materiali da rivendere ai clienti, se nulla vieta di incrementare i guadagni dai ricarichi scegliendo fra le tante soluzioni più costose, i prodotti a buon mercato sono graditi come la peste.

Ne abbiamo una prova nell’eterogenea fioritura di nuovi modelli fra pali e corpi illuminanti ultimamente installati a Ferrara, vincente offensiva anti-standard! Oltre a pagar cari, o carissimi, i vari esperimenti, è certo che si pagheranno a prezzi da amatore i ricambi quando serviranno.

I 25.000 punti luce installati sono una miniera d’oro con un contratto così acquiescente, infatti dal 2002 ad oggi la spesa milionaria è quadruplicata!

Si esaurisce qui la disinvoltura contrattuale? Magari! I “corrispettivi” che il Comune paga annualmente per la gestione ordinaria (art. 9, comma 1) sono determinati da un prezzo unitario moltiplicato per il numero di punti luce esistenti (a prescindere dalla potenza unitaria). Ma tutti i nuovi punti luce sono di potenza dimezzata rispetto a quelli vecchi, così Hera risparmiando sull’energia intasca il corrispettivo del “nostro” risparmio energetico! E’ giusto, no?

Manca lo spazio per altre inebrianti particolarità nel Contratto che ha privato la città del suo naturale servizio comunale. Si avrà comunque occasione di riprendere l’argomento per il pubblico divertimento. O per la nostalgia di quando il Comune aderiva al suo ruolo, non comprando nulla da “rivendere” a se stesso con ricarichi, e cercando onestamente di spendere il meno possibile.


Paolo Giardini

 

www.progettoperferrara.org

 

 


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