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Donna e Poesia di Pierluigi Casalino

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ARABESCHI ANDALUSI: DONNA E POESIA.

Schleiermacher ha definito di “totale dipendenza” l’essenza di ogni religione. E non è forse questa dipendenza totale che caratterizza essenzialmente l’Islam ben più di altre religioni? “Totale dipendenza”, che è anche per gli Arabi l’essenza stessa dell’amore: “Posa su me uno sguardo clemente, perché i tuoi favori sveglieranno alla vita ciò che tu non hai ancora ucciso in me” E come non ci possono portare alla mente certe composizioni poetiche di Dante questi versi di Ibn Hams, poeta arabo visigoto d’Andalusia, scritti nel 1020, dove il poeta vede nella sua prediletta la mediatrice dell’amore divino? Più stringenti ancora – fino alla concordanza di pensieri, immagini e parola – sono, a proposito del culto della donna ideale che conduce a Dio, le analogie tra Dante e il più grande dei mistici arabi, Ibn Arabi (11165- 1240). E non certo un caso isolato quello della musa ispiratrice della mistica poetica araba e arabo Andalusa, in praticare nei confronti della lirica “romanza” e cortese”, inclusa quella toscana, siciliana e dei menestrelli alto tedeschi.

La progressione dell’amore di Dante per Beatrice, progressione parallela a quella della visione mistica che lo trasporta per gradi in Paradiso, la troviamo già in Ibn Arabi, nel momento in cui l’autore celebra la grazia travolgente dei suoi incontri con l’amata. Il personaggio di Beatrice ricorda la giovane e bella Nisam, figlia di Sahir Ben Rostam della Mecca. Lei è altrettanto seducente quanto colta. E come fu più tardi per Dante, le calunnie obbligarono Ibn Arabi, in un commento dei suoi canti mistici composti in onore di Nisam, a difendere l purezza, la discrezione e il senso “esoterico” del suo amore.

A questa esaltazione della donna araba, quasi divinizzata, corrisponde la stupefacente libertà di cui, a scapito dell’esistenza dell’harem, questa gode nella società. Le donne arabe andaluse, in particolare – sia che si tratti di dame dell’alta società o di semplici ragazze, se non di “liberte”- ci sorprendono sia per la loro indipendenza, sicurezza e portamento altero nei confronti degli uomini. Esse prendono parte attiva alla vita intellettuale, componendo opere scientifiche, e cantano i loro amori nei poemi, al pari di quanto fanno gli uomini con la loro amante.

Se nell’epoca preislamica le poetesse contendono già il primato agli uomini nel campo letterario, l’Andalusia vanta eccelse autrici, come la bellissima Hind, capace di trarre versi dal suo liuto o come l’elegante Hafza, che rende celebre la sua relazione con il poeta Abou Dachfar con accenti lirici sublimi, o come la principessa Amar al Kiram, non meno brillante nell’improvvisare e cantare la passione dei propri amori.

Nessuna, però, raggiunge i vertici della cordovana Ouallada, la vera regina della poesia amorosa araba “al femminile”.

Neppure in Occidente una donna raggiunge simili livelli artistici e né alcun uomo, come Ibn al Farid, dedica versi così elevati a una poetessa così grande. Ibn al Farid , poeta e mistico, canta il suo amore per Ouallada e per la sua vena straordinaria con una sublimazione e una venerazione irraggiungibili per pathos e creatività. Ibn Farid si umilia volontariamente e interamente per l’amata poetessa, affidando la propri sorte nelle mani di Ouallada. La casa di quest’ultima in Cordova è, d’altra parte, meta del crocevia dei personaggi più noti della società e del mondo artistico. Questo clima contagia l’Occidente al punto che il Duca Guglielmo IX d’Aquitania e di Poitiers e dietro di lui una folla di “trovatori”, si proclamano “servitori devoti” e “schiavi obbedienti” della “domina”.

La ricerca dei “favori” della donna, divinizzata e poggiata sul piedistallo, nonché la piena disponibilità a essere passivi e da lei dipendenti costituisce il let motif della lirica cavalleresca europea.

Come un uragano le idee poetiche andaluse sbarcate in Provenza dilagano in Sicilia, Italia, Austria e Germania quasi come le foglie di uno stesso albero.

L’unica differenza consiste nel fatto che ciò che è sentito profondamente presso gli Arabi, in Occidente diventa una moda.

In ragione della sua posizione geografica e politica, l’Andalusia rappresenta, anche sotto questi aspetti, un’eccellente via di introduzione della cultura araba in Europa.  Ma anche il modello di un Islam diverso, raffinato e singolare, che taglia i ponti con il resto dell’Arabismo, integrandosi con genti e ambienti preisistenti. Il gesto di bruciare le navi che hanno attraversato lo stretto di Gibilterra – da Gebel el Tarik, il condottiero che le condusse dal Nord Africa all’Europa – testimonia un nuovo spirito. Culla di dialogo e di civiltà l’Andalusia è motivo di riflessione anche da parte di chi soprattutto ha inventato il mostro dell’odierno Islam politico.

Casalino Pierluigi. 9.11.2009.

 Video  http://www.bing.com/videos/watch/video/david-bowie-the-secret-life-of-arabia/16FF97D79045FBA22F9D16FF97D79045FBA22F9D

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