* da Notizie Libere Blog
Con amara ironia il torturatore Hossein Ghorbanzadeh viene chiamato «Hossein Gestapo», anche se fisicamente lui non assomiglia affatto al biondo ufficiale della Geheim Estaats polizei, la famigerata polizia politica nazista. Hossein è un quarantenne tarchiato, barba incolta, baffi e capelli brizzolati e sguardo assente. Iranews.info ha pubblicato le sue foto mentre bastona a sangue un prigioniero arrestato durante la rivolta contro i risultati delle recenti elezioni.
Picchia duro con il bastone e con la cintura della sua pistola sin dal momento dell’arresto del malcapitato, magari dentro il salotto della sua casa, sotto gli occhi allibiti dei figli e della moglie. Si dice che ha già ucciso. Certamente un ladruncolo è stato trovato morto dopo essere stato interrogato da lui alcuni anni fa, ma quando il suo dossier è arrivato al Tribunale militare, sono intervenuti dall’alto e Hossein Gestapo ha continuato a «lavorare». Trasferito magari a Kahrizak, la prigione segreta nella parte sud-orientale della capitale, famosa come «la Guantanamo di Teheran».
Ora Kahrizak è chiusa per ordine del supremo leader l’Ayatollah Ali Khamenei, il suo responsabile e altri tre poliziotti sono stati denunciati, mentre, per la prima volta un alto esponente del regime, il procuratore generale della Repubblica islamica Ghorbanali Dorri Najafabadi, ammette che i prigionieri arrestati dopo il 12 giugno venivano effettivamente torturati.
Ma forse non a caso, proprio nel giorno in cui le torture a Kahrizak vengono rese pubbliche anche da alcuni deputati riformisti del Majlis, il Parlamento iraniano e, con alcuni distinguo e cautele, persino dallo stesso capo della polizia iraniana, Esmail Ahmadi Moghaddam, i Pasdaran minacciano i leader dell’opposizione Khatami, Moussavi e Karroubi di arresto, processo e punizioni per aver tentato un «golpe di velluto». Lo chiede nel suo articolo per l’organo dei Guardiani della rivoluzione, Sobh-e-Sadegh, il generale dei Pasdaran, Yadollah Javani.
Strana combinazione da cui emerge un clima di guerra fratricida, d’intrighi e di violente lotte intestine che caratterizzano il regime alla vigilia della formazione del nuovo governo di Mahmud Ahmadinejad. Ma, le contrapposte offensive da parte delle fazioni in lotta sono anche il segnale di un precario equilibrio tra le forze in campo, e non è ancora chiaro chi ha vinto e chi ha perso. In altre parole ciò vuol dire che Ahmadinejad non controlla la situazione e non ha ancora domato la carica d’urto dei propri avversari.
Qualcosa di irreversibile, però, nel frattempo è accaduto: Hossein Gestapo risulta ormai un ex torturatore impacciato. Lui e altri come lui, non sono più coperti dall’omertà come ai tempi degli «omicidi a catena», quando nel 2000 vennero uccisi alcune decine di intellettuali e oppositori senza che mai fossero scoperti i loro carnefici; oppure quando venne uccisa la giornalista persiano-canadese Zahra Khazemi e nessuno è stato in grado di dire al figlio chi avesse massacrato sotto le torture nel carcere di Evin sua madre: alcuni sadici di Kahrizak hanno oggi un nome e un volto.
BIJAN ZARMANDILI f.repubblica
http://notizielibere.myblog.it/archive/2009/08/11/la-guantanamo-di-teheran.html