ROBERTO PAZZI INTERVISTA da SPIGOLATURE MAGAZINE ON LINE

PAZZI 2.jpgFROM SPIGOLATURE ON LINE  INTERVISTA A ROBERTO PAZZI

L’intervista è stata concessa molto gentilmente ad Antonella Chinaglia, presso la Caffetteria del Castello Estense appena terminata la presentazione de Le città del dottor Malaguti (Corbo 2008).

       Il Lettore, leggendo Pazzi (in grassetto) e Chinaglia (in normale), tenti di visualizzare il contesto in cui si è svolto l’interessante dialogo che ha rappresentato per gli astanti un ulteriore spettacolo nello spettacolo grazie all’enfasi istrionica dell’intervistato. I puntini di sospensione (...) rappresentano il susseguirsi delle manifestazioni di simpatia e ammirazione nei confronti dell’Autore, dalla stretta di mano alla richiesta di autografare il libro, dall’esigenza di esternare un’impressione di lettura all’invito amichevole a successivi momenti d’incontro, che hanno piacevolmente interrotto l’approfondimento condotto dall’intervistatrice.
       1) Cinema e letteratura.
       Si parla molto dei libri che vengono trasposti in film... Nel momento in cui Le dovessero chiedere di accettare una trasposizione...cinematografica dei miei romanzi... si, anche cinematografica...è già successo... in quali termini accetterebbe dato il Suo parere negativo nei confronti dell’apparire...stando a quanto ha detto... Beh, la cinematografia è un’arte, Io parlo della televisione, più che del cinema e di un basso livello televisivo che è quello imperante nel nostro sistema mediatico... in termini di illustrabilità dei suoi romanzi. Vorrei un grande regista...per “Cercando l’Imperatore” avevamo trovato un grande regista Juraj Jakubisko  che è considerato il Fellini del Nord, è di Bratislava, avevamo fatto anche già la sceneggiatura   siamo arrivati quasi al limite poi sono successe delle incomprensioni di carattere economico con la Beta Taurus, che era la produzione tedesca, perché era una cordata di vari internazionali, e il produttore che era Turi Vasile ha rotto il rapporto con la Beta Taurus e non si è fatto niente...
       2) La revisione.
       La panoramica sulla città  è piuttosto cinica nel suo surreale... A pag. 176 scrive “Nessuno in città è convinto di valere, deve persuadere gli altri per esserlo. In questa ricerca insensata passa l’intera esistenza.” Si, non credono in sé, è verissimo...se vedono che gli altri dicono si allora ci credono, perché hanno un nulla oblomoviano russo nichilistico dentro, hanno una disperazione del nichilismo dentro... e pertanto mi chiedevo, dopo tutti questi romanzi che Lei ha scritto...  troppi... no...consapevole comunque che lo scrittore nel momento in cui si mette a scrivere metta talmente tanto di sé e sia consapevole che troverà affinità solamente con quelle persone che hanno una personalità  similare, che accetteranno anche  il suo modus scribendi perché a lui affini...non ha pensato, nel momento in cui ha avuto l’occasione di ripresentare questo testo con Corbo dopo quello di Garzanti 1993, di andare ad aggiustare alcune cose per poter eventualmente avvicinarsi non soltanto a quei lettori ritenuti più vicini geograficamente, ma lontani, anche a quelli meno, proprio per tentare di accalappiarli, e meglio... non Le è venuto in mente di aggiustare qualcosa avendo la possibilità di rimaneggiare il testo? No, io penso di scrivere un altro romanzo piuttosto...cioè, io sono fedele all’ispirazione nel momento in cui mi è venuta, se devo, su quell’argomento, scrivere ancora, scrivo un’altra cosa, ma non vado a d aggiustare quella roba là... assolutamente... assolutamente! per Lei è cementato. quella roba è così, tradirei! E dunque è una questione di onestà intellettuale...  certo, non è soltanto una posizione mia... so di altri scrittori così... ci sono due tipi di scrittori, senta... Petrarca, sino a poche ore prima di morire ha limato il Canzoniere, che erano di quaranta anni prima le poesie... è stato un gran falso, un gran bugiardo rispetto alla verità della sua ispirazione però è stato un grande artista perché ha reso una forma meravigliosa! Secondo me, uno deve scrivere un’altra cosa, più fedele a quel momento successivo, non ritoccare quella che ha scritto vent’anni fa, con un altro animo!
Fotografia di Gian Luca Balestra      3) Ispirazione.
       Sono convinta che nel momento in cui uno decida di pubblicare i propri scritti, mi rifaccio dunque a monte, quando Lei ha iniziato, è perché intenda dire qualche cosa, abbia qualcosa da dire, senta di dover dire o di poter dire  qualcosa di diverso dagli altri... si, certo, che non è stato ancora detto... infatti... cosa è stato allora... si può annoverare tra coloro che incominciano a scrivere perché non si trovano circondati da istituzioni letterarie che li soddisfano... anche, anche, anche... cioè, innanzitutto lo scrittore è l’autore, ma è anche il lettore primo di se stesso... Le rispondo subito... la chiave surreale sulla mia città moderna non l’aveva toccata nessuno..io sentivo il bisogno calviniano di reinventare la città... perché la subivo, e sentivo intorno a me.... troppe cose.... l’ideologia comunista plumbea di questa città pari alla ideologia cattolica plumbea di questo Paese... le due grandi chiese che gravavano come sistema di pensiero, la fantasia che le scardinava tutte e due... ha capito... cioè, in qualche modo io ho fatto un’operazione con la mia fantasia di ribellione al comunismo che gravava sulla mia città in maniera un po’ russo-sovietico e... lei sa che la fantasia è la nemica numero uno delle ideologia e delle chiese e dei pensieri normativi, vede la controriforma cattolica come è stata nemica della fantasia così come l’ideologia comunista lo è stata... ed io in qualche modo ho usato questa mia risorsa per far rinascere la città, per riappropriarmene, per farla mia... ma è una narrativa, questa, non ad occhi chiusi, ma ad occhi ben aperti...   ma guardi che quando si hanno occhi chiusi si vede di più! E’ Omero, è Borges! Quelli lì sono quelli che vedono, sono quelli che hanno gli occhi aperti che non vedono un accidente! E’ un’altra vista, quella lì! Lì giochiamo con i paradossi...ha capito cosa voglio dire insomma...
       4) La scrittura.
       Se Le chiedo qual è il modus operandi della Sua scrittura Le sembra una domanda troppo intima? Scrivere sotto febbre!  è la verità, io quando comincio a scrivere c’è un demone che mi ossessiona, scatta un clic... sto benissimo in questo periodo perché ho scritto 182 pagine in un mese, sono sotto azione di questo tipo, poi passa un anno in cui non mi viene un’idea, e io sopravvivo e mi annoio! Scrive con il computer ad esempio o prende appunti durante la giornata... Dal 2000 col computer prima con l’Olivetti Lettera 32 si divertiva di più secondo me... no, no perché il computer è comodissimo per questa cosa qua... per l’opera di correzione... finalmente un vecchio scrittore che accetta la comodità dell’informatica... Ne ho scritti 9 con l’Olivetti e 7, no, 10  con l’Olivetti Lettera 32 e sei con il computer, e mi trovo benissimo. E quando si rilegge, per la prima volta, nel momento in cui va a rileggere la prima bozza, non la bozza dell’editore... è un’angoscia perché lo estraneo da me prima di andarlo a leggere, rovescio il cannocchiale... e mi sembra orrendo tutto, deve essere così, perché devo avere la fase critica, dopo... all’inizio sono innamorato della mia opera, mentre la sto creando... è come una madre che fa un figlio! Deve essere il più bello della terra, mai nessun bambino  è stato fatto così bello! Poi quando è cresciuto  può dire, però potevo farne anche uno meglio...   occorre anche un forte spirito critico per... esatto, in noi abbiamo una fase da lupa con i lupacchiotti che è ursina, ingiusta nella sua effettività, ma necessaria per la creatura che deve nascere... poi c’è la fase destruens che invece deve, per amore della creatura, vederle tutti i difetti possibili, spartana.
       5) Il coraggio della letteratura.
       Dunque, nel momento in cui Lei continua ad essere, perché è una sensazione, una percezione che Io ho, e rimane innamorato del testo che ha scritto, tanto da non volerlo cambiare, come ha detto prima, neanche avendone occasione...  vedo i difetti, li vedo ma non posso più intervenire, ne devo fare un’altra... in quelli successivi possiamo trovare degli aggiustamenti... si, si, ad esempio se legge “La città volante” che è stata scritta otto-nove anni dopo “Le città del dottor Malaguti”, è Ferrara, ma è un’altra Ferrara... perché allora riproporre dei testi che  se facessimo come dice lei, soltanto l’ultima cosa dell’ultimo momento dovremmo salvare, soltanto l’ultimo minuto della vita potremmo congedare un’opera eterna, ma questo è terribile!... è un suo problema... è un problema che alcuni lettori pongono... allora vuol dire il silenzio, quello che lei dice, è la pagina bianca, è Mallarmè... soltanto il non scrivere mai è la perfezione... no, è un’altra cosa... senta, Jarry ha detto esprimersi e morire o rimanere inespressi e immortali... se uno non si esprime ci prende perché non si contamina mai nella riduzione dello scritto, dell’espresso, se invece si esprime si contamina perché fa vedere i limiti di quello che ha... fra dieci anni si vergognerà, ma non si deve vergognare perché non sarebbe arrivato là dieci anni dopo se non fosse passato di lì c’è una poetessa che sta limando costantemente i propri scritti... e così non scriverà mai niente... e sta arrivando a pochissime parole... al nulla...ho capito, è un problema filosofico...  infatti... è molto bello. Grazie per le domande/Grazie per le risposte.
(Antonella Chinaglia)