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PUTIN, L'IMPERIALISMO RUSSO E LA QUESTIONE NORDCOREANA

Nel suo recente discorso di inaugurazione dell'anno scolastico in Russia, Putin, con accenti di orgoglio nazionalista, invitava la gioventù del suo Paese a primeggiare e far primeggiare la Russia nel mondo, circostanza che si inscrive nel rinnovato clima di affermazione di sé della Grande Russia e del suo porsi ancora una volta con le sue ambizioni imperiali al centro della scena mondiale. Tale atteggiamento è la riprova di quanto sopravviva nella Russia euroasiatica (ma anche nella Cina) lo spirito inesauribile del dispotismo orientale, maestro anche di astuzia e di realismo politico spietato che approfitta della crisi nordcoreana, oggi, per rilanciare l'antagonismo con l'America e con l'Occidente. La ritrovata simpatia per Stalin e per la sua visione russocentrica nel contesto di una politica estera imperiale. ma anche aggressiva, fa della Russia di nuovo il campione dell'anti-Occidente. Rileggere, pertanto, l'antico politologo indù Kautilya con il suo Arthasastra ci fa capire come in fondo i politici russi, di volta in volta, si attengano a quel modello al cui confronto il machiavellismo impallidisce. Il dittatore nordcoreano non solo è un utile elemento di conferma e giustificazione delle relazioni della Russi (e della Cina) con l'Ovest, soprattutto con quell'America che dimostra una linea balbettante e pare già compromessa dalle contestazioni interne. Con il risultato che la sfida di Pyongyang diventa sempre più audace e sfacciata. La partita sull'abisso che Kim gioca è segretamente spalleggiata da chi ritiene così di rispondere agli embargo occidentali e a provocare il nervosismo di Washington in una crisi che non si fermerà facilmente e che sembra destinata ad ulteriori capitoli drammatici.
Casalino Pierluigi

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