Dice Rilke:"Noi viviamo per dire sempre addio". Ma solo così viviamo. E questa nostra inarrestabile bilancia tra la memoria e l'oblio è psicologicamente molto più vitale di un'esistenza annodata ad un ossessivo ricordo. non a caso, l'eroe moderno più esemplare di questa tirannide della memoria è proprio il principe Amleto, che consegna all'impotenza la sua vita mentre consacra a un amico il ricordo. Ricordare troppo rientra tra le più amare resistenze inconsce al fluire della vita. Ma è evidente che anche il troppo dimenticare può diventare distruttivo. L'oblio, insomma, non è solo qualcosa che "fa svanire tutto quanto proviene dal lato oscuro dell'esistenza umana", tanto più che ci sono fasi nella vita in cui l'io è talmente immerso in quel versante oscuro, che dimenticarsi di esso equivarrebbe a tradire la propria verità, perdendo non soltanto il ricordo dei propri mali, ma anche la possibilità di assumere quei mali come parti legittime della propria identità e come presupposti di individuazione. Perciò anche per noi Lethe può essere oggetto di paura. A noi che guardiamo con inconfessato spavento alla decadenza dei vecchi. quello sguardo assente, quella memoria che si ridesta solo di fronte al cibo o al letto, quell'oblio che inghiotte idee, ricordi, scelte ed affetti.
Casalino Pierluigi
Casalino Pierluigi