L'INFAME TRATTATO DI TORINO DEL 24 MARZO 1860

Il trattato di cessione di Nizza e Savoia alla Francia doveva essere approvato dal parlamento torinese e così fu, ma non un voto libero, nonostante che qualche spirito benpensante e indipendente finì per votare contro ad un trattato ritenuto dall'intera pubblica opinione nizzarda, savoiarda e sardo-piemontese un atto infame e segnato da una scelta di tradimento dei principi di giustizia. Agli studenti non viene mai fatto rilevare che un tale trattato fu firmato il 24 marzo, anniversario della disfatta di Novara, quando gli Imperial-regi austriaci, volendo, avrebbero potuto occupare Torino e prendersi Nizza, la Savoia e Genova. Essi non pretesero un lembo del territorio piemontese e il redi Sardegna poté conservare l'integrità del suo territorio, mentre nel 1860 il Piemonte, vincitore, fu costretto dal golpista Napoleone III a cedere parti del suo territorio alla Francia in cambio di non troppo grande azione di sostegno nella seconda guerra di indipendenza, considerato il sopravvenire di un disgraziato armistizio come quello di Villafranca. Il 2 aprile 1860, la Gazzetta del Regno n°79, pubblicò un bando del re, datato 1° aprile, diretto alle popolazioni di Nizza e Savoia, con il quale si annunciava al mondo il trattato del 24 marzo scorso. Il re, detto galantuomo, con espresso rammarico annunciava di separarsi da "province che hanno per sì lungo tempo fatto parte degli Stati dei miei antenati e alle quali vanno unite tante reminiscenze, ...ma io ho dovuto constatare che i cambiamenti territoriali originati dalla guerra in Italia giustificano la domanda del mio Augusto Alleato l'imperatore Napoleone". Il re concludeva il suo Bando, affermando che i savoiardi e i nizzardi, prima di essere ceduti, anzi venduti, avrebbero espresso la loro volontà con il suffragio universale alla presenza dei:"....principali funzionari dell'ordine amministrativo che non appartengono né a Nizza, né alla Savoia". Infatti, appartenevano "alla massoneria internazionale", ed erano talmente solerti e venduti, che il Guerrazzi denunciò, nel parlamento torinese, di un tale Lubonis, che inviato temporaneamente a fare il governatore di Nizza durante il fasullo plebiscito si fece in quattro per alterare il voto.
Casalino Pierluigi