GIUSEPPE GARIBALDI E LA CESSIONE DI NIZZA ALLA FRANCIA

Dopo la dura reprimenda del Guerrazzi contro Cavour per aver inviato il Libonis a governare Nizza al solo scopo di favorire con l'inganno il passaggio della contea nizzarda alla Francia, il conte di Cavour rispose subdolamente che avrebbe ripreso il Lubonis per tale scorretto comportamento. Ma il Guerrazzi insistette e replicò al primo ministro piemontese che:"...non era il caso di fare romanzine in quanto trattavasi di tradimento; si doveva perciò, non garrirlo, ma accusarlo, arrestarlo, processarlo e punirlo". Il Guerrazzi continuò il suo discorso a mo' di requisitoria, denunciando un caso di evidente contraffazione nel comune di Lavenzo, dove i votanti erano 407, mentre i voti a favore dell'annessione alla Francia furono conteggiati in 481, tutti unanimi in tal senso. Filippo Curletti docebat e così anche il deputato Castellani, uno dei 30 contrari alla cessione di Nizza e Savoia, rivolgendosi a Cavour e ai ministri tutti, con accenti durissimi e di sfida, richiamandosi ai principi di giustizia gravemente violati nel nome di un vile mercanteggio. Il 12 aprile Giuseppe Garibaldi tuonò, a sua volta, dicendo:"Nizza essersi data al Duca di Savoia nel 1388 a patto di non poter essere ceduta ad altri; ora la si vende a Bonaparte: è vergognoso vendere i popoli, incostituzionale il contratto prima dell'assenso delle camere; cancellare l'articolo 5 dello Statuto". Il 23 aprile Garibaldi ed un altro deputato nizzardo rinunciarono al loro mandato parlamentare con parole infuocate contro "l'atto di frode e di violenza consumato". Tuttavia Garibaldi non marciò su Nizza, ma cominciò l'avventure dei Mille. E a Teano salutò Vittorio Emanuele II come re d'Italia. Nel frattempo il 15 di aprile si era svolto il disgraziato e fasullo plebiscito che consegnava Nizza alla Francia. L'Eroe dei Due Mondi se ne ricorderà alla caduta di Napoleone III a seguito della guerra disastrosa franco-prussiana del 1870, ma anche in quella circostanza Vittorio Emanuele II non volle approfittarne, mentre tutto il mondo esaltava l'irredentismo nizzardo e elogiava il coraggio dell'esodo nizzardo verso la madre patria Italia.
Casalino Pierluigi