IL PRIMATO DELLA POLITICA IN ALFARABI

Vi è certo, un obiettivo primato della politica (e dell'etica politica) in un ottica musulmana nel pensiero di Alfarabi, per quanto la città virtuosa è il luogo dove pienamente si possono esplicare la ricerca intellettuale e la pratica della fede (aspetto, questo, esclusivamente musulmano). Tale città, però, non è un'utopia nel senso pensato da Tommaso Moro o della Città del Sole di Tommaso Campanella e neppure nel senso della stessa Repubblica di Platone come commentata da Ibn Rushd (Averroè), poiché non implica un modello di stato alternativo alla corruzione del tempo presente. Per un musulmano come Alfarabi, l'unica società perfetta reale non può essere infatti che quella costituita secondo le regole della rivelazione islamica, cioè quelle della società dei califfi "ben guidati", che succedettero a Maometto. Se poi Alfarabi si convertì addirittura negli ultimi anni allo sciismo, la Città Virtuosa risulterebbe essere non lo stato ideale e introvabile, ma lo stato reale previsto dall'imamismo, che potrebbe prefigurare quello che sarà lo stato ismailita di Alamut, una specie di repubblica islamica ante litteram dello sciismo iraniano se non khomeinista, tuttavia.
Casalino Pierluigi