ANCHE LA CORSICA E' TERRA ITALIANA

Dopo l'effimera esperienza del regno anglo-corso del 1794-1796, che darà un'altra Costituzione alla Corsica, anche questa volta scritta in lingua italiana, il XIX secolo vide la definitiva scomparsa delle tradizionali istituzioni assembleari dei villaggi corsi e un sempre maggior accentramento in capo a Parigi delle funzioni amministrative esercitate dai due prefetti dipartimentali dell'isola. Passata quindi l'infatuazione napoleonica, che in un cero senso legò l'Italia e la Francia in una prospettiva storica che segnò anche l'inizio del processo risorgimentale italiano, le istanze indipendentistiche, prima ancora autonomistiche, della Corsica ebbero modo di fiorire con la cosiddetta "guerra del Fiumorbo" del 1815-1816, ultima grande fiammata insurrezionale corsa, anche per reazione alla caduta del bonapartismo. E, infatti, proprio sotto Napoleone, in forza di un decreto del 10 marzo 1805 che derogava per l'isola l'uso obbligatorio del francese, tali istanze erano state premiate; l'italiano, del resto, restava la lingua ufficiale della Chiesa cattolica e della cultura. L'uso della lingua italiana era prerogativa degli esponenti del notabilato corso e, in misura diffusa, anche della popolazione come lingua franca in direzione della terra ferma sarda e italiana (una terra ferma che veniva ritenuta a giusto titolo italiana, non essendo per nulla contemplata quella di sponda francese). In Corsica, dunque, si parlava della lingua crusca negli strati alti, mentre il popolo parlava il vernacolare corso, lungi dal coniugarsi con la lingua francese, che rimaneva un dato di fatto nei rapporti con le istituzioni civili e militari dell'impero di Napoleone. Nel 1817 fu pubblicato un significativo scritto in idioma corso e apparve in seno all'opera in lingua italiana Dianomachia del magistrato Salvatore Viale. L'autore ne rivendicava l'appartenenza alla lingua italiana. Dalla lettura delle canzoni corse si noterà "come i corsi differiscano notevolmente dai francesi e che il loro dialetto sia uno dei meno impuri dialetti d'Italia". Molti corsi, nel frattempo, parteciparono al Risorgimento italiano. La lingua italiana cominciò ad essere vietata a partire dalla sentenza della Corte di Cassazione di Parigi del 4 agosto 1859 che ribadiva un decreto del 1852 che la lingua francese era la sola ed unica lingua dell'isola. Si temeva, in tal modo, che la Corsica potesse essere oggetto di rivendicazioni da parte del neonato Regno d'Italia. La Francia all'inizio del XX secolo con la sua politica doganale, isolazionistica e discriminatoria per l'isola recise con grave danno per gli interessi economici dell'isola i legami con l'Italia. La profezia di Mazzini e di Garibaldi di tempi difficili per la Francia a causa delle aspirazioni autonomistiche dei corsi si rivelarono esatte in seguito. Forse oggi Parigi ha compreso quanto l'autonomia sia fondamentale in uno stato moderno.
Casalino Pierluigi