CORSICA E NIZZA NELLE PAROLE DI GIUSEPPE GARIBALDI


Se Corsica, Nizza (ma anche Savoia ed altre terre italiane) non appartengono più alla Repubblica Italiana non lo si deve solo alle pretese annessionistiche della Francia e di altre nazioni vicine, ma soprattutto alla mancanza di lungimiranza politica e di capacità strategica delle classi politiche italiane nel tempo, oltre che all'inettitudine di esse di fronte allo strapotere straniero. E ciò è storicamente assodato. La geografia inoltre concede allo Stivale più territori di quanto scelte politiche improvvide le concede. Anche se oggi si parla di Europa unita. restano nei assai vistosi nella rilettura della storia di pagine di vita italiana su cui gli studiosi non hanno ancora del tutto fatto giustizia sia per sottomissione alla ragion di Stato e sia per assenza di intelligenza. Per una meditata ed opportuna riflessione da lasciarsi a chi ha il piacere e l'onestà di studiare la storia del Nostro Paese, si ricordano la parole di Giuseppe Garibaldi (e di Giuseppe Mazzini) sull'argomento. Si tratta di parole riportate in una lettera di Mazzini e l'altra di Garibaldi. Il primo così scriveva nel dicembre 1871 ad un repubblicano romano:"La Francia è la nazione più cinica d'Europa. Incredula protegge il Papa, predicatrice di libertà, vota per il 2 dicembre. Si vanta unica come nazioni per combattere un'idea ed esige denaro e terre che sono le sue, senza restituirci la Corsica che sarà la sua rovina, per nostra fortuna, un dì non lontano. Nel 1859, come poi farà per Nizza la Francia eliminerà, infatti, la lingua italiana dagli atti corsi e dai suoi giornali, temendo che l'isola a breve potesse rivendicare una sua entrata nella nuova Italia. Con Nizza avvenne analogo genocidio culturale, senza rispettare le autonomie liguri-genovesi e piemontesi. Garibaldi, da Caprera, mirando le coste corse, il 19 maggio 1882, indirizzava alla gioventù italiana le seguenti parole: "...la Corsica e Nizza non debbono appartenere alla Francia, e verrà un giorno in cui l'Italia. conscia del suo valore, reclamerà a ponente e a levante le sue (antiche) province, che languono sotto la dominazione straniera. Tale rivendicazione non sarà certo quella invocata durante la sciagurata guerra fascista, ma verrà in un lontano futuro dall'Italia solo grazie al primato della civiltà delle sue idee e del suo genio.
Casalino Pierluigi