L'AMOROSO USO DI SAPIENZA IN DANTE. ESITO DI UNA RIFLESSIONE TRA FILOSOFIA, POESIE E LINGUISTICA.

Casalino Pierluigi

Il grande problema era quello dell'origine della materia e Dante su di esso avvia la sua riflessione, non senza risentire inizialmente dell'influenza di Averroè (l'Ibn Rushd) degli Arabi. La materia, dunque, è creata da Dio direttamente o dalle sostanze separate? Considerazione che ante litteram anticipa i moderni studi non solo antropologici ed evoluzionistici. E poi: la materia è creata come pura materia o come composto di materia e di forma? Il problema che tormenta Dante nel Convivio è da lui risolto con la creazione diretta nel corso della Divina Commedia. Gli studiosi si sono soffermati spesso nel sottolineare sulla posizione incerta e pertanto dubitativa di Dante fra le teorie di Avicenna (Ibn Sina) e quelle scolastico-tomistiche (parzialmente averroistiche) per cui a creare è sempre e solo Dio. Queste ed altre riflessioni, con tutto il bagaglio intellettuale di cui sono pervase, raffreddano in modo inatteso l'entusiasmo del Sommo Poeta che si era evidenziato e reso sensibile nell'allegoria della figura d'amore. E qui i concetti filosofici e scientifici non si illuminano più di poesia, tant'è che le rime cesseranno di essere dolci per convertirsi in aspre, il tutto accompagnato dal rimpianto di Dante per l'originaria visione poetica, superata dal sopravvenire della meditazione speculativa. E anche il cambio di poetica presuppone, mutatis mutandis, anche un diverso e più positivo sentire nei confronti della poesia in volgare. Il tutto a comprova di quanto lo stesso Dante afferma con il suo verso:"Amor che nella mente mi ragiona".