È uscito su Chair Magazine: 'Transgender Malia. L'archetipo raccontato da Vitaldo Conte' con intervento di Helena Velena.
http://chairmag.it/2015/10/malia-transenger-larchetipo-raccontato-da-vitaldo-conte/
Transgender Malia. L'archetipo raccontato da Vitaldo Conte.
(Chair Magazine, 27 ottobre 2015) di Clara Artale.
Nel Dialogo "Simposio" Platone fa narrare ad Aristofane il mito della metà. In origine vi erano tre generi: gli uomini (provenienti dal Sole), le donne (provenienti dalla Terra) e una terza tipologia androgina, proveniente dalla Luna (avente entrambe le caratteristiche del maschile e del femminile). Quest'ultimi erano esseri perfetti, invincibili, che possedevano entrambi i sessi e bastavano a se stessi. Erano talmente orgogliosi della propria condizione da sfidare persino gli dei. Mentre stavano per recarsi sull'Olimpo, Zeus prese la decisione di punire la loro superbia (Hybris) colpendo la loro forza e rendendoli dunque vulnerabili. Furono divisi a metà; Apollo intervenne a risanare il taglio del padre, plasmando due esseri separati, destinati però a vagare per tutta l'esistenza in cerca della metà mancante. Il toccante pezzo, che per commozione ricorda una tragedia greca ma possiede la eco di una favola di Esopo (poiché, stranamente, la sua "morale" sfida invece un altro tipo di morale, nell'odierno sentire), racconta miticamente l'archetipo del Transgender, del tipo androgino, genere senza confini, senza limiti, né etichette. Chiedo al Professore Vilaldo Conte, storico dell'arte, di raccontarmi in che modo si siano evoluti il mondo transgender nella storia e la sua definizione nel diverso impatto nella società di ieri e di oggi; sia nell'antica Grecia che nell'antica epoca romana infatti esisteva il terzo genere. E non vi era assolutamente discriminazione.
«La figura dell'Androgino/Ermafrodito, nella mitologia di diversi popoli, costituisce un archetipo suscitatore di realtà e suggestioni. Infatti nel Simposio di Platone si fa riferimento all'esistenza di questa razza primordiale, la cui essenza era ormai estinta, di esseri che contenevano in sé i due principi (maschile e femminile), che sfidarono gli dei. Questi non folgorarono gli esseri androgini, ma ne limitarono la potenza dividendoli in due. Da qui, il sorgere di esseri di sesso distinto, in cui permane il ricordo dell'unità primordiale, che li spinge a desiderare il "ritorno" a quella primitiva natura attraverso la ricerca dell'altro, che può essere anche in se stesso. Tutto ciò può rappresentare l'archetipo dell'attuale Transgender. Il Transgender "è un attraversamento di generi, una transizione nel gender, non nel sesso", come chiarisce Helena Velena, sua figura di riferimento. La stessa nel suo Transgender Anti manifesto (1994) rileva che l'identità di una persona è determinata dall'incrocio alchemico di tre piani variabili: il sex, il gender, la preferenza sessuale. Il Transgender vuole essere una filosofia della non-normazione, della non-appartenenza a un genere stabilito: è la ricerca di essere ciò che si vuole essere "in libertà". La suddivisione dei sessi e generi risulta un semplicistico e notarile parametro, che delimita l'ampliamento della sfera emozionale, sensoriale dell'essere. Il Transgender vuole decidere il proprio destino, in chiave esistenziale, attribuendogli un senso di rivendicazione, di creazione pulsante, non solo per quanto riguarda il campo sessuale ma l'intera personalità, che non può essere suddivisa in logiche binarie e dicotomiche, di bene e male, di norma e devianza. Esiste viceversa un continuum di comportamento e dialogo fra le polarità, in una infinita gamma di possibilità, che di volta in volta prende corpo, "transitando" da un punto all'altro, aprendosi alle più svariate possibilità. L'emergere della figura transgender coincide oggi con le biotecnologie e anche nelle ridefinizioni virtuali.»
Concludiamo questa breve presentazione sul "movimento" con una testimonianza inedita di Helena Velena sul Transgender di oggi: «Ai "ragionieri" della sessualità, compresi quelli che hanno fatto un breve "passaggio" da deputato, cioè la peggior categoria di italici parassiti sociali, fa molto comodo metterla in caciara su quel che realmente significhi Transgender. Così una filosofia della rimappatura identitaria che se applicata come liberazione del "sé" più profondo, sarebbe la prima grande sovversione culturale del Terzo Millennio, finisce per essere stiracchiata a portmanteau di quelle categorie che vivono un reverenziale timore di vedersi attribuire il suffisso "sessuale" alla loro condizione di percorso, anche quando sono semplicemente in attesa di rientrare nella Norma, a volta pure vergognosamente banale, di Neo Uomini e Neo Donne, categorie già scardinate dalla storia e dalla sociologia della vita quotidiana, prima ancora che dall'inesistente, ma alquanto "groovy" temutissima Teoria del Gender, dai sostenitori della Terra Piatta in ambito sociosessuale.»