Nel 1881 il New York Times scrisse che Nizza, prima dell'annessione
alla Francia, era a tutti gli effetti una città italiana e la sua
lingua assolutamente appartenente alla famiglia linguistica italiana e
genovese. Dopo la forzata francesizzazione di Nizza e la progressiva
messa al bando e poi cancellazione dell'italiano e delle altre
tradizioni letterarie liguri ed italiane nella città e nel suo
contado, a distanza di più di un secolo da quegli eventi e e dopo le
inevitabili code successive al secondo conflitto mondiale, oggi le
stesse autorità nizzarde e francesi riconoscono la perdita culturale
di un processo dettato da un tipo di nazionalismo eccessivo, che ha
fatto vittime anche nelle anime occitana e provenzale, , che, se pur
sorella del ligure e non troppo lontane dal patrimonio linguistico e
letterario del Bel Paese, rientrano in una storia diversa da quella
francese. Nizza e la sua terra faceva già parte del mondo ligure prima
della conquista romana. E fu proprio l'Urbe a creare la IX Regio
Liguria dal Varo alla Lunigiana. Dante stesso fissò i limiti
dell'Italia ad occidente del Varo, ad ovest di Nizza. Quando nel 1871,
alla caduta di Napoleone III, il Nizzardo insorse al grido di Viva
l'Italia, acclamando Garibaldi quale suo rappresentante a quel
parlamento repubblicano francese, trasferitosi a Bordeaux, per
sfuggire alla cannonate prussiane e alle sommosse della Comune, ormai
era troppo tardi. Il quotidiano inglese The Times, in una
corrispondenza da Parigi, sottolineò l'assoluta italianità di Nizza e
ricordò che, nonostante il disimpegno francese dopo l'armistizio di
Villafranca, fu egualmente perfezionata la cessione di Nizza (e
Savoia), con assoluta mancanza di rispetto delle popolazioni
interessate che, non solo avevano rinnovato la fedeltà a Casa Savoia,
ma erano ansiose di entrare a far parte del processo risorgimentale
unitario italiano. Il dado era tratto e non si poteva più tornare
indietro. Nell'Europa di oggi tali discorsi, forse, non sono più
attuali, ma vanno ricostruite quelle vicende in vista di una Europa
finalmente federale.
Casalino Pierluigi, Nizza, 2.11.2015
alla Francia, era a tutti gli effetti una città italiana e la sua
lingua assolutamente appartenente alla famiglia linguistica italiana e
genovese. Dopo la forzata francesizzazione di Nizza e la progressiva
messa al bando e poi cancellazione dell'italiano e delle altre
tradizioni letterarie liguri ed italiane nella città e nel suo
contado, a distanza di più di un secolo da quegli eventi e e dopo le
inevitabili code successive al secondo conflitto mondiale, oggi le
stesse autorità nizzarde e francesi riconoscono la perdita culturale
di un processo dettato da un tipo di nazionalismo eccessivo, che ha
fatto vittime anche nelle anime occitana e provenzale, , che, se pur
sorella del ligure e non troppo lontane dal patrimonio linguistico e
letterario del Bel Paese, rientrano in una storia diversa da quella
francese. Nizza e la sua terra faceva già parte del mondo ligure prima
della conquista romana. E fu proprio l'Urbe a creare la IX Regio
Liguria dal Varo alla Lunigiana. Dante stesso fissò i limiti
dell'Italia ad occidente del Varo, ad ovest di Nizza. Quando nel 1871,
alla caduta di Napoleone III, il Nizzardo insorse al grido di Viva
l'Italia, acclamando Garibaldi quale suo rappresentante a quel
parlamento repubblicano francese, trasferitosi a Bordeaux, per
sfuggire alla cannonate prussiane e alle sommosse della Comune, ormai
era troppo tardi. Il quotidiano inglese The Times, in una
corrispondenza da Parigi, sottolineò l'assoluta italianità di Nizza e
ricordò che, nonostante il disimpegno francese dopo l'armistizio di
Villafranca, fu egualmente perfezionata la cessione di Nizza (e
Savoia), con assoluta mancanza di rispetto delle popolazioni
interessate che, non solo avevano rinnovato la fedeltà a Casa Savoia,
ma erano ansiose di entrare a far parte del processo risorgimentale
unitario italiano. Il dado era tratto e non si poteva più tornare
indietro. Nell'Europa di oggi tali discorsi, forse, non sono più
attuali, ma vanno ricostruite quelle vicende in vista di una Europa
finalmente federale.
Casalino Pierluigi, Nizza, 2.11.2015