Anche l'ONU ora ammette che senza l'intervento della Russia, pur in
ossequio ai suoi interessi strategici in Medio Oriente, la lotta
all'estremismo islamico avrebbe languito in una stagnante guerra di
trincea. E Mosca ha ora la possibilità di sollecitare un'Occidente
pavido e colpevole di irresponsabile complicità con le cause che hanno
originato il mostro islamista a sfoderare una reazione finalmente
autorevole. La mala-pianta va sradicata dalla radice e senza pietà,
anche a costo di spingere a forza il Sultano turco a farla finita con
i suoi giochetti di egemonia regionale, cavalcando la tigre dei
fratelli musulmani, che, comunque, costituisce una carta sbagliata da
mettere in tavola. Sui fratelli musulmani hanno scommesso anche gli
USA, ma la scelta si è rivelata perdente. Persino i sauditi della
teocrazia del petrolio, non accettano, per natura la predicazione dei
fratelli musulmani, che, dietro una parvenza democratica, lavorano pur
sempre per la reislamizzazione dell'Islam, anche di quell'Islam che ha
sposato la modernità, creando una specie di cocktail incendiario. I
timori della Russia sono noti: l'estendersi della piaga islamista ai
propri confini e la recrudescenza della causa cecena all'interno si
aggiungano alla volontà di sostenere Assad, suo antico cliente, anche
in fase transitoria, in attesa di diverse soluzioni
diplomatico-strategiche che coinvolgano l'Iran. Solo la Russia sa come
si fa a costringere la Turchia a svolgere un ruolo di stabilizzazione,
perché l'Occidente pare distratto dalle sirene delle opportunità
dell'economia turca, dimenticando che solo una Turchia veramente
europea può garantire il futuro democratico del Vecchio Continente e
dell'intero Occidente. Un futuro che non ha bisogno di un nazionalismo
turco dalle ambizioni smisurate e non più legato alla stagione
kemalista che almeno assicurava una credibilità laica ad una società
che solo così poteva far parte dell'Europa.
Casalino Pierluigi, Cannes, 2.10.2015
ossequio ai suoi interessi strategici in Medio Oriente, la lotta
all'estremismo islamico avrebbe languito in una stagnante guerra di
trincea. E Mosca ha ora la possibilità di sollecitare un'Occidente
pavido e colpevole di irresponsabile complicità con le cause che hanno
originato il mostro islamista a sfoderare una reazione finalmente
autorevole. La mala-pianta va sradicata dalla radice e senza pietà,
anche a costo di spingere a forza il Sultano turco a farla finita con
i suoi giochetti di egemonia regionale, cavalcando la tigre dei
fratelli musulmani, che, comunque, costituisce una carta sbagliata da
mettere in tavola. Sui fratelli musulmani hanno scommesso anche gli
USA, ma la scelta si è rivelata perdente. Persino i sauditi della
teocrazia del petrolio, non accettano, per natura la predicazione dei
fratelli musulmani, che, dietro una parvenza democratica, lavorano pur
sempre per la reislamizzazione dell'Islam, anche di quell'Islam che ha
sposato la modernità, creando una specie di cocktail incendiario. I
timori della Russia sono noti: l'estendersi della piaga islamista ai
propri confini e la recrudescenza della causa cecena all'interno si
aggiungano alla volontà di sostenere Assad, suo antico cliente, anche
in fase transitoria, in attesa di diverse soluzioni
diplomatico-strategiche che coinvolgano l'Iran. Solo la Russia sa come
si fa a costringere la Turchia a svolgere un ruolo di stabilizzazione,
perché l'Occidente pare distratto dalle sirene delle opportunità
dell'economia turca, dimenticando che solo una Turchia veramente
europea può garantire il futuro democratico del Vecchio Continente e
dell'intero Occidente. Un futuro che non ha bisogno di un nazionalismo
turco dalle ambizioni smisurate e non più legato alla stagione
kemalista che almeno assicurava una credibilità laica ad una società
che solo così poteva far parte dell'Europa.
Casalino Pierluigi, Cannes, 2.10.2015