Dante, Averroè(Ibn Rushd) e la visione di Dio

Fiumi di parole e di scritti sono stati versati sull'averroismo di
Dante, ma nessuna prova è più convincente di un tale legame, cioè tra
il filosofo arabo e il Sommo Poeta, di quella della visione Dio da
vivo e cioè prima di quell'incontro che avverrà al termine della
nostra esistenza. La grandiosa intuizione del pensatore islamico (ma
non è la sola) che Dante sposa, creando uno dei più alti voli
escatologici della storia delle idee. La Commedia recepisce il
tomismo, ma nel cuore del tomismo vive e pulsa, pur tuttavia, la
concezione averroistica che Sigieri di Brabante rileverà e
trasmetterà, subendone l'accusa di eresia, proprio da Ibn Rushd
(Averroè). Dante recupera nella vastità impressionante del suo genio
le influenze della filosofia araba, innestandole mirabilmente nella
pianta del cristianesimo, una pianta che unisce in se gli stessi
contributi del pensatore andaluso. Condannato per eresia da vivo e
anche da morto, Dante riemerge vincitore contro i suoi accusatori. La
visione beatifica di Dio è favorita da quella santità che matura in un
lungo percorso di ascesi e perfezione che privilegia spesso gli
spiriti più grandi nella devozione e nel trasporto verso Dio. La
mistica averroistica, quasi inconsapevolmente, entra di diritto nello
stesso patrimonio della spiritualità e della creatività occidentale,
fungendo da ponte invisibile persino tra Islam e Cristianesimo, tra
filosofia e comportamenti.
Su Dante averroista, che, oltre che ispirato ai massimi sistemi della
felicità mistica, pare non convincere quanti non accettano lo
spostarsi del Poeta verso le terrae incognitae della conoscenza e
della razionalità. Sui rapporti di Dante con Averroè non mancano studi
e articoli sul web. Ma la grandezza di Dante non langue, non si
esaurisce in poche parole, non si lascia soffocare da mode e da altri
fenomeni, ma riprende il suo antico cammino interrotto e rinato a
sorpresa. Su questo aspetto della dottrina di Ibn Rushd iAverroé) in
Dante non si mancherà di tornare a breve, alla luce della apprezzabile
devozione dell'Alighieri nei confronti dell'intellettuale arabo.
Casalino Pierluigi, 6.11.2015