Teatro classico, spirito ed immagini senza tempo.

Alla commedia greca (Altervista "in poche righe" di Ennepilibri e su
Asino Rosso), ma in genere sul teatro classico greco romano, dalla
commedia alla tragedia, alle sue rappresentazioni, ai suoi simboli e
ai significati ho avuto modo di dedicare numerosi interventi su
riviste e siti sul web. Analogamente mi sono espresso sull'importanza
del recupero di importanti strutture teatrali antiche, come quella a
me vicina di Ventimiglia, autentico monumento dell'arte e della storia
della classicità nell'estremo Ponente ligure. Quello del teatro
classico, dunque, costituisce un momento di straordinario livello
culturale e sociale che ancor oggi conserva un fascino irripetibile,
oltre a rappresentare motivo di richiamo per turisti e studiosi, ma
anche di riflessione sui temi eterni della vita umana, tra dramma e
destino, tra comicità e tipologie di arte recitativa, tra momenti di
interpretazioni e profili di soggetti o di maschere che la letteratura
teatrale di ogni tempo ha poi rivisitato in rinnovate descrizioni
psicologiche e storiche. Lo spettacolo rinnovato e ritrovato
costituiscono una continua offerta di situazioni e di interpreti che
non hanno tempo, ma che abbracciano l'intera e complessa geografia
delle attitudini dell'uomo con le loro luci e le loro ombre, autentici
capolavori del pensiero e dell'azione. In tale contesto si afferma e
si ripropone la riflessione sul mimo. Suida scriveva che Filistione,
un mimografo famoso era autore di "commedie biologiche", come si
direbbe anche ai giorni nostri. Ma cos'erano? Plutarco ci parla di
spettacoli brevi, comici e talora scurrili, adattati anche ad un
triclinio, e di rappresentazioni complesse, se non complicate, che
chiama "hypotesis; a quali referenti pensava, con quali tratti
distintivi e quali rapporti con i canoni letterari? Perché e in che
significato si definiva mors mimica il procedimento narrativo o
narratologico della morte. apparente? Perché ritroviamo tale tipologia
nella novellistica e nel romanzo antico (vedi il miei articoli sul web
dedicati ad Apuleio di Madaura e "Un romanzo dell'antichità")?
Esistevano rapporti tra tra teatro mimico e narrativa? Rientravano
entrambi nella letteratura di consumo? Chi erano gli autori dei
copioni? Come avveniva la messa in scena?, come era composta una
compagnia? Chi erano gli attori? Esistevano attrici? E perché
recitavano in genere senza maschera. A queste ed altre affascinanti
domande rispondono i numerosi studi su un argomento così suggestivo da
suscitare tuttora non solo interrogativi, ma anche ammirazione e
interesse.: Curiosità e sorprese emergono da queste ricerche che ci
presentano un mondo non così lontano dal nostro e che anzi ci invia un
messaggio di libertà espressiva senza precedenti. La fine del teatro
classico fu provocata da un ondata di integralismo religioso al limite
del fanatismo. Un fanatismo che riscopriamo in termini ancor più
accesi ed esecrandi in certe spaventose manifestazioni del delirio
irrazionale come quelle che hanno decretato con la complicità silente
dell'Occidente laico e democratico la distruzione di opera d'arte di
inestimabile valore.
Casalino Pierluigi, 27.11.2015