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L’11 settembre 2001 Judy Melinek era in servizio come medico legale nel New York City Office of Chief Medical Examiner, l’organo che si è occupato dell’identificazione delle vittime a Ground Zero. A distanza di 13 anni dall’evento che stravolse gli Stati Uniti, Melinek ha affidato le sue memorie di quel tragico giorno al libro ‘Working Stiff’, recentemente pubblicato negli Usa e ne parla in un’intervista alla Stampa in edicola oggi. “Stavo arrivando in ufficio, quando notai un aereo che volava molto basso. Ci feci caso, ma senza prestare troppa attenzione. Quando arrivai alla mia scrivania vidi le tv accese sul disastro, e capii subito che cosa era successo”, ha raccontato l’esperta sulle pagine del quotidiano. Avendo scelto di fare il medico legale, si aspettava autopsie raccapriccianti, “ma nulla avrebbe potuto prepararmi all’orrore di quel giorno”, ha proseguito. “Dovevamo identificare i resti delle vittime – ha spiegato – ma sarebbe stato un lavoro come nessun altro prima. I morti potevano essere anche ventimila, e non dovevamo aspettarci cadaveri interi. L’istruzione era quella di schedare e analizzare qualunque potenziale resto umano grande come un pollice. Tutto poteva conservare un’informazione utile a identificare una vittima”. “Dovevamo funzionare come macchine, per essere efficienti, mettendo da parte ogni emozione”, ha sottolineato Melinek ricordando quei momenti drammatici. “Là fuori c’erano famiglie che dipendevano da noi per conoscere la sorte dei loro cari, nulla poteva fermarci. Non guardavamo neppure i manifesti degli scomparsi, per non lasciarci influenzare”. “Ho incontrato i familiari qualche tempo dopo, quando l’emozione era diminuita – ha concluso la Melinek raccontando la sua esperienza sulla Stampa – ed è stata un’esperienza difficile ma utile. Io ho spiegato la complessità scientifica del nostro lavoro, e perché è stato così lungo; loro mi hanno fatto capire quanto fosse importante avere almeno un frammento, una certezza sulla sorte dei loro cari. Nulla potrà mai riparare il danno provocato dall’11 settembre, ma questo contatto umano ci ha aiutato ad affrontarlo”
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