"Questi siamo noi” Progetti e Speranze per il Bel Paese - di Giuseppe Blasi (Armando editore, Roma)
PER UN RINASCIMENTO 2.0
Nell'ambito di alcuni volumi con focus l'Europa e le elezioni imminenti del 25 maggio, editi in questo periodo da Armando editore (Roma) on taglio quasi pedagogico 2.0, squisitamente metapoltici, scenari poco frequentati nell'Italia neomedievalista contemporanea (particolarmente evidente nel teatro circo politico (mass media e talk show e tribune politiche varie inclusi) segnaliamo questo "Questi siamo noi” Progetti e Speranze del Bel Paese di Giuseppe Blasi (Armando editore, Roma).
Blasi, sociologo, giornalista piu o meno outsider ma costante, di professione infatti architetto, esplora spietatamente il panorama politico italiano: uno zoom quasi cinematografico della Prima Repubblica, della Seconda post Tangentopoli nata diversamente normale, eufemismo: non ultimo, frullando la storia orizzontale (se non a ben vedere piatta come un elettroencefalogramma, visti gli esiti sempre statici e mai realmente riformisti e innovatori, evolutivi...) con la storia per così dire verticale, fino alle formule magiche demoniache quasi del nostro tempo: tra spread, inflazioni e controinflazioni sempre di dubbia veridicità, disoccupazione invece più esatta della mela di Newton, come la stessa meritocrazia politichese, sempre invocata, poi sempre naufraga in qualche bellissimo album di famiglia, magari scattato allo Zenit nelle stanze dei Palazzi Romani, ma non solo, con tanto di giornalisti sull'attenti a immortalare per la storia del voltagabbanismo e delle varie caste italiche, parlamentari, economiche, extraparlamentari, intellettuali radical chic ecc.
Tuttavia, non solo nichilismo italiano, il saggio di Blasi.
L'Italia, tra storia culturale, non solo umanistica, ma anche scientifica, anche certo spesso poco apprezzato, pur beninteso, spirito creativo nazionale, ha le risorse umane e potenzialmente tecniche per ricette finalmente strutturali: la crisi contemporanea quasi inevitabile è anche una sfida per appunto non risposte effimere, tipo cambiare un vagone e non la locomotiva vetusta se non i binari antiquati e rotti (così spesso le visioni del futuro di politicanti, economisti, uomini stessi di cultura, in Italia) , ma strutturali, ecoscientifiche, verso un nuovo progresso "dolce", un rinascimento 2.0.