«Quando andammo in tribunale a registrare la testata - racconta Angelo Maria Perrino - in cancelleria non capivano neanche di cosa stessimo parlando. Dovete portarci una copia del giornale, dicevano. E noi a cercare di spiegargli che quel giornale non aveva copie, che stava in un posto impalpabile chiamato Internet. Andò a finire che ogni sei mesi dovevamo stampare una pagina e portarlo all'impiegata...».
Sono passati diciott'anni, e Affaritaliani.it celebra in questi giorni il suo compleanno con mezzo milione di contatti al giorno e quattro milioni al mese. Una corvetta, confronto alle corazzate legate ai grandi giornali di informazione. Ma con l'agilità di riflessi e la sensibilità per capire come stiano cambiando il mondo dei media e il mestiere di giornalista.
Quanto è duro farsi notare per un sito di informazione slegato dai colossi della carta stampata?
«Il brand che viene dalla tradizione cartacea, ha ancora una sua forza: ma i grandi siti hanno anche vincoli che noi non abbiamo, organici folti che la pubblicità non mantiene più. Il loro modello di business vacilla, e in questo varco ci infiliamo noi: piccoli, agili, reattivi».
Che differenza c'è tra il giornalismo su carta e quello su Internet?
«Nella sostanza, nessuna. Gli ingredienti base sono le cinque W del giornalismo anglosassone, il controllo delle fonti, la gerarchia delle notizie, il codice penale. Cambia il processo, non il prodotto».
Chi vincerà?
«Non c'è partita, il giornalismo online surclassa il cartaceo perché ha un ciclo produttivo infinitamente più corto: dalla notizia allo sbarco in rete passano pochi minuti, non ci sono tipografie, rotative, camion».
I giornali di carta stanno cambiando pelle. Basterà?
«Il percorso è quello segnato da Le Monde, dove il cartaceo è diventato solo un giornale di opinioni. Resta da capire se ci sono abbastanza lettori con abbastanza tempo per leggere tutti i giorni una specie di settimanale. Io ne dubito».
Tra quindici anni i quotidiani su carta esisteranno ancora?
«No».
Quale sarà il segnale della fine?
«Quando i quotidiani sposteranno il loro quartier generale su Internet. Oggi le direzioni hanno il loro cuore pulsante ancora sul cartaceo, e i colleghi del sito web vengono visti come un'appendice e in fondo dei rompiscatole. Non può durare».
Pregi del giornale online: finalmente si sa con certezza quali articoli interessano i lettori. Basta contare i numeri di clic.
«È una rivoluzione. Non si parla più del naso del direttore, fiuto ipotetico in base al quale si decideva nel chiuso della redazione quali fossero i temi importanti. Adesso il feedback è immediato. Tirano la cronaca, le evoluzioni del costume, il gossip. Molto poco la politica».
Differenza sostanziale: il cartaceo è effimero, la notizia web è eterna.
«È vero il contrario. Una volta stampato, il cartaceo è immodificabile. La notizia web vive invece di evoluzione continua, in una dimensione popperiana, dove la verità non deve essere verificata ma perennemente falsificata».
Il Giornale
Sono passati diciott'anni, e Affaritaliani.it celebra in questi giorni il suo compleanno con mezzo milione di contatti al giorno e quattro milioni al mese. Una corvetta, confronto alle corazzate legate ai grandi giornali di informazione. Ma con l'agilità di riflessi e la sensibilità per capire come stiano cambiando il mondo dei media e il mestiere di giornalista.
Quanto è duro farsi notare per un sito di informazione slegato dai colossi della carta stampata?
«Il brand che viene dalla tradizione cartacea, ha ancora una sua forza: ma i grandi siti hanno anche vincoli che noi non abbiamo, organici folti che la pubblicità non mantiene più. Il loro modello di business vacilla, e in questo varco ci infiliamo noi: piccoli, agili, reattivi».
Che differenza c'è tra il giornalismo su carta e quello su Internet?
«Nella sostanza, nessuna. Gli ingredienti base sono le cinque W del giornalismo anglosassone, il controllo delle fonti, la gerarchia delle notizie, il codice penale. Cambia il processo, non il prodotto».
Chi vincerà?
«Non c'è partita, il giornalismo online surclassa il cartaceo perché ha un ciclo produttivo infinitamente più corto: dalla notizia allo sbarco in rete passano pochi minuti, non ci sono tipografie, rotative, camion».
I giornali di carta stanno cambiando pelle. Basterà?
«Il percorso è quello segnato da Le Monde, dove il cartaceo è diventato solo un giornale di opinioni. Resta da capire se ci sono abbastanza lettori con abbastanza tempo per leggere tutti i giorni una specie di settimanale. Io ne dubito».
Tra quindici anni i quotidiani su carta esisteranno ancora?
«No».
Quale sarà il segnale della fine?
«Quando i quotidiani sposteranno il loro quartier generale su Internet. Oggi le direzioni hanno il loro cuore pulsante ancora sul cartaceo, e i colleghi del sito web vengono visti come un'appendice e in fondo dei rompiscatole. Non può durare».
Pregi del giornale online: finalmente si sa con certezza quali articoli interessano i lettori. Basta contare i numeri di clic.
«È una rivoluzione. Non si parla più del naso del direttore, fiuto ipotetico in base al quale si decideva nel chiuso della redazione quali fossero i temi importanti. Adesso il feedback è immediato. Tirano la cronaca, le evoluzioni del costume, il gossip. Molto poco la politica».
Differenza sostanziale: il cartaceo è effimero, la notizia web è eterna.
«È vero il contrario. Una volta stampato, il cartaceo è immodificabile. La notizia web vive invece di evoluzione continua, in una dimensione popperiana, dove la verità non deve essere verificata ma perennemente falsificata».
Il Giornale