Raimondo Galante: La Brahmavidya e la futurologia di confine


Le origini della Brahmavydia e il suo significato filosofico

Come già accennato, il termine Brahmavydia in sanscrito significa letteralmente “conoscenza del creato” e rinvia in primo luogo a una tradizione orale che tramandava le conoscenze arcane della mitica civiltà degli Arjii , misterioso ed antichissimo popolo originario del Nord Europa, ma stanziatosi nei territori della terra di Bharath di cui l’India faceva parte. Tale conoscenza, che la leggenda vuole sia derivante direttamente dal Brahman(Dio ) e poi rivelata agli Arjii , è stata tramandata per via orale dai Sapta Maharishi ( i sette grandi maestri brahamavedici fondamentali )e poi in seguito trascritta nei testi chiamati Veda scritti in linguaggio musicale e salmico dal saggio Vyasadeva ,che compì quest’opera monumentale da solo e durante uno stato psicofisico di trance contemplativa, in un’epoca che può essere datata attorno al terzo millennio a.c. . Lo scopo di questa sua fatica erculea, va ricercato nel desiderio di quest’uomo saggio e illuminato di preservare le ancestrali ed importantissime conoscenze vediche dall’erosione del tempo e dalla completa distruzione che sarebbe sopraggiunta nel caso in cui non ci fossero più persone sufficientemente valide e disposte a tramandarle alle future generazioni. Stiamo ovviamente parlando degli scritti rivelati , in sanscrito Shruthi, i 4 Veda fondamentali: Rig, Yajur, Sama e Atharva; le Shastra da cui ha tratto ispirazione tutta la successiva letteratura vedica . La portata di tali conoscenze, che spaziano in tutti i campi dello scibile umano, è veramente enorme, quindi in questa sede ci limiteremo ad esaminare i significati filosofici contenuti nella dottrina dei Samskahara ( semi). Tale teoria infatti è stata di recente ripresa nella trama del colossal cinematografico di J. Cameron , “Avatar”, e soprattutto risulta essere anche alla base di alcune teorie inerenti l’interpretazione delle profezie Maya sul 2012 e sui cambiamenti che attendono il pianeta Terra e l’intera umanità . Qual è il filo conduttore che unisce tutte queste tematiche? E’ presto detto : il tema della reincarnazione, che rimosso dalla nostra cultura dominante, ritorna però con prepotenza nelle nostre vite alla luce del cambiamento dimensionale della Terra e di tutte le sue conseguenze. Si tratta di un cambiamento epocale destinato a mutare per sempre il corso della nostra storia . Tale mutamento emerge alla luce degli eventi particolari e catastrofici che si stanno avvicendando sulla scena mondiale, come per esempio l’aumento della frequenza dei terremoti, di cui quello che di recente ha sconvolto l’isola tropicale di Haiti. Altri segni premonitori sono: lo sconvolgimento climatico, dovuto all’anomalo processo di riscaldamento globale favorito dall’inquinamento e dal depauperamento progressivo delle risorse dell’ambiente che provoca sbalzi di temperatura sempre più vistosi e terribili e calamità naturali quali tempeste, uragani, tornado di sempre maggiore violenza ed intensità; la grave crisi economica globale, e all’aumento esponenziale di avvistamenti di O.V.N.I. su tutto il pianeta. Il tema della reincarnazione e dell’evoluzione spirituale dell’essere umano, trova ampia trattazione nei Veda, che prevedono che ogni azione singolare e collettiva compiuta dall’umanità sia la causa che produce un effetto. Pertanto, per la teoria dei Samskahara, fin dalla sua comparsa sul pianeta l’uomo con le sue azioni ha seminato (Samacitha fase primaria del Karma) , e le sue azioni hanno prodotto la civiltà di cui la nostra società tardo capitalistica occidentale diffusa ormai su scala globale sembra essere la fase più matura. Quest’ultima, dal punto di vista brahamavedico, può essere considerata la fase del germoglio(Prarabdha). Dunque, ora siamo nella fase finale del cosiddetto Kali Yuga , l’età del ferro, un periodo durissimo dove l’umanità viene messa a dura prova ed è chiamata a risolvere i problemi da lei medesima creati nel corso della sua storia millenaria. Questo è il momento della resa dei conti in cui si perfezionerà l’effetto delle nostre azioni, quella che nella dottrina del karma è definito come Agamhin ( raccolto) a cui seguirà, e da qui si vede la grande assonanza di tale dottrina con molte delle teorie sul 2012 e sui suoi possibili effetti, una purificazione e un ripristino delle condizioni originarie del pianeta e degli esseri umani: una nuova “Età dell’oro”. Come si può ben vedere, questa teoria ,che rilancia con forza una visione ciclica della storia molto simile a quella nietzschiana, risulta essere in opposizione alla tradizione concezione lineare del tempo propria del mondo cristiano, e sembra essere sempre più attuale e adatta a spiegare il senso della nostra epoca.

 

Il film “Avatar” come splendido esempio di sincromisticismo

Ora veniamo all’analisi del colossal cinematografico di J. Cameron “Avatar”. Perché ci interessa tanto tale film? Le ragioni sono molteplici a pertire dal titolo: Avatar che letteralmente significa:“Incarnazione della Divinità” ovvero il Dio entra nella dimensione umana per aiutare l’umanità a percorrere con successo il proprio percorso evolutivo. Pertanto, risulta essere essere curioso e anche molto interessante il fatto che tale pellicola Holliwoodiana ipertecnologica di grande successo, che inaugura una nuova tecnologia di animazione”, il capture Performance”, tramite cui gli attori possono manovrare i propri alter-ego nella realtà virtuale; riprenda nella sua trama, come del resto era già accaduto con la Trilogia di Matrix dei fratelli Warchowski , le ancestrali conoscenze delle Shastra vediche. Per poter comprendere tale relazione andiamo ad analizzare in modo particolareggiata la trama del film. La sceneggiatura, è ambientata nel 23esimo Secolo e racconta le vicende di Jake Sully, interpretato da Sam Wortinghton, un ex marine veterano paraplegico che viene reclutato per esplorare, colonizzare e conquistare le risorse naturali del Pianeta Pandora, pianeta esotico situato nel sistema stellare di Alpha Centauri ricoperto di fitta jungla ed assai simile alla Terra di un lontano passato. La Terra, da cui invece provengono gli invasori , è invece ridotta ad una landa desolata devastata da guerre nucleari e conflitti civili. Pandora, al contrario, è un pianeta florido ricco di biodiversità e specie animali sconosciute ed è abitato dagli indigeni alieni Na’vi, una razza umanoide autoctona estremamente diversa per usi, costumi e linguaggio dagli uomini terrestri e molta autonoma, ma, come apparirà chiaro fin dalle prime battute del film, assolutamente non inferiore né per intelligenza né per sensibilità . Compito iniziale di Jake Sully è quello di interagire con i Na'vi attraverso il proprio personale Avatar, una sorta di trasposizione genetica dalle sembianze aliene ma con neurofisiologia umana, prodotto da un incrocio tra il DNA alieno e quello terrestre, controllato a distanza attraverso un intenso legame psichico tra il donatore ed il proprio Avatar. Questo allo scopo di riuscire a studiare e controllare e soggiogare gli alieni per farli spostare dal loro insediamento. Così da poter sfruttare i ricchi giacimenti di un elemento minerale molto raro e prezioso non esistente sulla Terra, attraverso il quale ( come il misterioso elemento 115 descritto da Bob Lazar), poter produrre enormi quantità di energia . Jake Sully avrà modo di conoscere meglio il popolo Na’vi, aiutato e guidato dalla figlia del capo degli alieni, Neytiri, intepretata magistralmente dall’attrice Zoe Saldana; e alla fine troverà dentro di sè le forze per capire fino in fondo il popolo Na’vi, di Pandora, profondamente interconnesso con la forza vitale del pianeta in una rete onnicomprensiva di tutto il complesso ecosistema formato dalle foreste di piante fosforescenti in collegamento con la biosfera e gli animali in particolar modo gli uccelli pterodattili. L’acquisizione di questa piena consapevolezza lo porterà ad aiutare e schierarsi con i Na’vi in una rivolta contro gli altri terrestri conquistatori ingaggiando una paurosa battaglia galattica tra umani e alieni. In questa lotta senza quartiere si vedrà Jake Sully leader indiscusso dei Na’vi alleati con gli scienziati suoi compagni del progetto Avatar, contro i militari terrestri conquistatori. Come si può facilmente evincere da questa breve descrizione, la trama è piuttosto complessa ed articolata per un film che si presenta al pubblico fondamentalmente come un coacervo di performance tecnologiche d’eccezione e di straordinari effetti speciali. Ma a nostro avviso in questa pellicola di Cameron c’è molto di più … Trovare questo valore aggiunto filosofico e culturale: questo sarà lo scopo della nostra indagine odierna. Il punto di partenza della nostra analisi è il personaggio del protagonista: l’eroe Jake Sully. Jake Sully. All’inizio egli si presenta solo come un marine veterano paraplegico, che giunge su Pandora dopo un lungo viaggio nello spazio, fatto in stato di ibernazione, insieme ad un drappello di scienziati e di militari come lui, in cerca di fortuna e ricchezza. Principalmente il suo scopo prioritario appare quello di poter meritare la possibilità di sostenere l’elevatissimo costo che avrebbe comportato l’operazione chirurgica atta a fargli riacquistare l’uso delle gambe. Jake Sully è stato scelto per questa missione non casualmente, ma perché risulta essere possessore dello stesso DNA del fratello, illustre scienziato disgraziatamente deceduto prima di poter partecipare alla missione come membro del progetto Avatar. Questo progetto è il tentativo da parte degli invasori terrestri in guerra con gli alieni, di stabilire un contatto positivo e pacifico con il popolo alieno studiandone gli usi ed i costumi dei Na’vi tramite la tecnologia degli Avatar: cloni ibridi costituiti dall’intreccio genetico di DNA umano terrestre e DNA alieno controllato tramite un intenso legame psichico . Tale legame legava artificialmente e per un periodo di tempo limitato, tramite una apposita macchina, le onde cerebrali del donatore al proprio Avatar. Come già preannunciato Jake, il principale protagonista del film, è l’eroe per antonomasia. Questa affermazione risulterà essere assolutamente vera sia da un punto di vista legato alla sceneggiatura sia, ed è questa è la cosa che in questa sede ci interessa sottolineare e evidenziare, da un punto di vista della filosofia Vedica. Questo perché Jake ,trasposto nel suo Avatar, anche se questo dato sembrerà fino all’ultimo incerto, è il predestinato che porterà il popolo Navi’i alla vittoria e alla libertà dagli invasori terrestri e che salverà il pianeta Pandora dalla distruzione. Questo viene definito dalla dottrina dei Samskahara come Agamhi ( raccolto) : la fase in cui si realizza e trova compimento il percorso karmico di Jake, che in questo caso ha una valenza assolutamente positiva. Il film , infatti, non terminerà solo con la vittoria definitiva dei Na’vi al comando dell’Avatar di Jake sugli invasori terrestri, ma anche come una rinascita a nuova vita dell’ex infelice portatore di handicap privo dell’uso delle gambe. Jake, infatti, redivivo nel suo splendido ed atletico Avatar, grazie alla grande forza vitale di Pandora, vivrà fino alla fine dei suoi giorni felice membro del Popolo Na’vi e unito per sempre alla sua compagna Neytiri. Nella visione brahmavedica il percorso spirituale di Jake è quello dell’eroe che agisce per far trionfare le forze del Bene inconsapevolmente guidato da una sorta di “eroico furore”. A proposito di questo, non a caso a realizzare il Dharma di Jake sarà proprio il suo Avatar, che fino alle ultime fasi del film sembra essere appartenente a una sorta di visione onirica e di realtà virtuale apparentemente destinata a finire, ma che invece si rivelerà essere la realtà autentica nell’atto del suo definitivo disvelamento. E’ interessante notare come ogni personaggio del film Avatar sia fortemente caratterizzato da determinate peculiarità e qualità spirituali e fisiche positive e negative e abbia una precisa funzione all’interno della sceneggiatura seguendo una perfetta struttura geometrica. Pertanto anche da ciò si può individuare il nesso di quest’opera cinematografica con le Shastra vediche. In particolare in merito alla struttura della storia, si può far riferimento alla dottrina delle Triguna: le Tre qualità fondamentali dell’essere umano . Esse sono: Rajas, Tamas e Sathwa. E’ necessario sapere che due di queste qualità fondamentali hanno fondamentalmente nella maggior parte dei casi connotazione negativa e una sola , Sathwa, l’ordine e l’armonia, abbia una connotazione decisamente positiva. Nell’ordine divino descritto nella saggezza vedica anche questo dato si rivela essere assolutamente non casuale. Infatti Sathwa è unica qualità a rappresentare l’unico principio divino che ordina e organizza l’Universo intero. La questione, vista da un punto di vista squisitamente filosofico, può essere definita come l’unità che si differenzia nella molteplicità e la molteplicità che si risolve nell’unità e può essere riassunta nel principio geometrico e filosofico che si può trovare anche nelle Tavole Smeraldine del mitico Ermete Trismegisto reincarnazione del dio egizio Toth: “Così in alto come in basso”. In “Avatar” Sathwa è naturalmente rappresentata da Jake, l’eroe senza paura e senza macchia che, contro ogni possibile pronostico, porterà il popolo dei Na’vi alla vittoria, salvando il complesso ecosistema e la forza vitale stessa di Pandora dalla distruzione. Le due qualità da intendersi nella loro forma estrema ed assolutistica negative, invece, tamas e rajas simboleggiano una l’inerzia e l’accidia, e l’altra all’opposto l’iperattività e l’ira. Non a caso nella piéce cinematografica di Cameron l’avversario di Jake Sully, il terribile Colonnello Quaritch, ( interpretato da Stephen Lang) , a capo degli invasori terrestri, sembra la personificazione di Rajas. Si presenta, infatti, muscoloso, nervoluto, nerboruto crudele e risoluto, assetato di potere e di ricchezza. Lui è l’ ex ufficiale superiore di Jake e lo combatterà in una lotta fino all’ultimo respiro, nella quale però lui ed il suo potentissimo ed ipertecnologico esercito avranno la peggio. Ma è proprio Jake l’eroe sathwico che porterà il suo personale percorso karmico e quello dell’intero pianeta Pandora al suo positivo compimento, quello che i Veda definiscono come l’Agamhin? La risposta è si. Jake Sully è l’eroe incosciente ed involontario di cui in “Avatar”Brahman, il principio divino, il Deus ex machina, si serve per realizzare il suo disegno e salvare Pandora ed il Popolo Na’vi dall’annientamento, liberandoli per sempre dalla minaccia dell’invasore. Questo perché, in realtà fino all’ultimo la suspense su come possa terminare la vicenda è tenuta dal regista altissima, e l’esito positivo ed il lieto fine della vicenda è tutt’altro che scontato. Questo è vero assolutamente, e si vede soprattutto nel momento della pellicola in cui le forze negative degli invasori al comando del Colonnello Quaritch, sembrano prevalere dopo aver distrutto gran parte della foresta, il cuore vitale e pulsante stesso dell’insediamento e della forza vitale che sorregge il popolo Na’vi. Ciò accade purtroppo grazie alle informazioni trasmesse, dall’ancora inconsapevole del proprio autentico destino, marine paraplegico Jake al Colonnello, nella speranza di poter guadagnarsi l’agognata costosissima operazione chirurgica per riacquistare l’uso delle gambe. Ma quando sembra tutto ormai perduto, ecco che, l’autentico spirito incosciente ed involontario , l’eroico furore di Jake, come una farfalla esce splendida e maestosa dalla propria crisalide, emerge con forza prodigiosa e fa di lui, incarnato nel suo avatar, il perfetto condottiero capace di portare all’unità ed alla vittoria il popolo Na’vi. Per comprendere come ciò divenga possibile bisogna fermarsi un attimo a riflettere e ripercorrere un po’ a ritroso la vicenda, cominciando a parlare dell’altra protagonista del film: la compagna di Jake, l’eroina Neytiri . Questa donna aliena è la persona che risveglierà Jake Sully dal suo torpore e lo riporterà nella retta via del Dharma. Neytiri è l’eroina spinta dalla potenza di ciò che in linguaggio vedico viene definito come Manas : mente e sensi, le caratteristiche peculiari e migliori dell’essere umano al suo livello evolutivo. Jake ,invece, come già precedentemente detto, è involontario ed inconsapevole agente dell’evoluzione superiore, che realizza il progetto del Brahman su questo piano di esistenza. Dunque , come si può notare, c’è una differenza qualitativa essenziale tra i due personaggi, che però nel quadro generale della sceneggiatura di Cameron sono necessari l’uno all’altro come momenti di un medesimo processo che ha come scopo l’ascensione evolutiva dell’essere umano. A dimostrazione della correttezza di questo ragionamento, è Neytiri che salva la vita a Jake in una delle prime battute del film , e quando lui gli chiede perché ha fatto questo lei risponde senza esitazioni: “Ti ho salvato perché Tu sei senza paura!”. E ancora è Neytiri, che una volta ravvisati in lui i segni della divinità dei Na’vi Eywa, la forza vitale stessa di Pandora, introdurrà Jake nel mondo dei Na’vi, e lo inizierà in modo eccellente e meraviglioso a tutti gli usi ed i costumi del suo popolo. Ella farà questo vincendo l’iniziale diffidenza dei Na’vi nei confronti del nuovo arrivato. Tale addestramento, che ha tutte le caratteristiche di un vero e proprio percorso iniziatico, continuerà fino a fare di Jake il marine paraplegico, perfettamente integrato nel corpo del suo avatar, un perfetto e valente guerriero Na’vi, futuro condottiero vittorioso del popolo alieno. Neytiri , la donna aliena di cui Jake si innamorerà perdutamente splendidamente ricambiato, da un punto di vista vedico, è semplicemente il mezzo scelto dal Brahman per far ricordare a Jake chi veramente fosse e quale fosse la sua vera missione: il senso ultimo della sua esistenza e lo scopo autentico della sua vita. In ogni caso il cammino di Jake verso l’illuminazione, come già annunciato, non è né facile né scontato. Proprio per questo lui è un eroe vedico , che contribuisce all’evoluzione dell’umanità in modo assolutamente involontario ed inconsapevole. Tale dato è tanto più vero quanto fino all’ultimo l’ esistenza di Jake nel suo avatar sembra essere una sorta di onirica, illusoria realtà virtuale; finchè tale dimensione di vita non si rivelerà invece come l’unica autentica realtà . Sarà questo il momento in cui l’Agamhin , l’atto finale di perfezionamento e realizzazione del suo karma, si manifesterà in tutta la sua potenza ed evidenza rivelando finalmente la vera natura di Jake: il predestinato generale vittorioso e liberatore del popolo Na’vi. E’ interessante notare come questa realtà si affermerà in tutta la sua forza quando tutto sembra essere perduto, e anche l’amore che provava Neytiri per Jake sembrava essere completamente estinto. La vera realtà prende corpo nello stesso momento in cui Jake sembra essere il traditore che vende il popolo dei Na’vi al nemico e sembra portare la propria compagna, i Na’vi e persino i suoi amici scienziati terrestri nel frattempo alleatisi ai Na’vi alla rovina. Invece è proprio questo il culmine , il momento topico in cui Jake prende piena consapevolezza di sé e della sua missione. Questo prodigioso risveglio avviene dopo aver toccato la soglia del totale fallimento e della disperazione avendo invano tentato di salvare la vita alla sua amica scienziata Grace( Sigourney Weaver ) con le tecniche sciamaniche dei Na’vi collegandosi alla forza vitale di Pandora .Infatti, è proprio in tale frangente che emerge in tutta la sua forza travolgente il vero essere di Jake, che dopo aver domato il più grande e feroce uccello pterodattilo del pianeta Toruk, denominato non a caso “il signore del cielo”, si presenta ai Na’vi a cavallo di questa imponente bestia sacra e si candida ad essere il loro leader maximo. Da questo momento in poi Jake figura realmente come l’unica persona in grado di riunire tutte le tribù dei Na’vi sparse da un capo all’altro di Pandora, costituendo un solo grandissimo esercito capace una volta per tutte di sfidare ed affrontare in campo aperto la minaccia degli invasori umani terrestri. Nelle battute finali del film , si ravvisa con sempre maggiore forza l’eroico destino che attende Jake. Questo crescendo maestoso culminerà nell’ultima grande e cruenta battaglia tra Na’vi e Terrestri. In quest’epico scontro Jake Sully affronterà vittoriosamente il suo acerrimo avversario: il Colonnello Quaritch, il capo degli invasori. Otterrà questa vittoria alla fine di un lungo e terribile duello all’ultimo sangue con l’aiuto provvidenziale di Neytiri, che colpirà il malvagio a morte scoccando una delle sue frecce avvelenate. Appare evidente nel finale del film come le gesta dell’eroe, che realizza il volere divino, siano coadiuvate non solo dal sostegno dei suoi amici alieni e terrestri, si ricorda tra tutti l’elicotterista umana Trudy (Michelle Rodriguez) , ma anche e soprattutto anche in ultima analisi dalla forze della natura animali e vegetali e dalla forza vitale stessa di Pandora: Eywa la divinità adorata dai Na’vi. In particolare l’ultimo atto del film sembra essere veramente la maestosa ed imponente realizzazione della volontà divina che si afferma in tutta la sua forza. Così il Dharma viene finalmente realizzato, e per i Navi’i , Pandora e soprattutto Jake, redivivo per sempre nel corpo del suo avatar, inizia una nuova vita. Tale vita nuova dal punto di vista vedico altro non è che il ritorno alla vita autentica: la realizzazione del percorso spirituale di un uomo Jake Sully, la sua donna Neytiri, il popolo dei Na’vi ,ed un intero pianeta. Tale esito non fa altro che evidenziare l’unità e la connessione profonda che permea l’universo in tutte le sue parti. L’universo nella concezione vedica è infatti l’anima universale senza nome e senza forma. Il termine sanscrito per definire tale concetto è Atman. Proprio per questa ragione, a nostro avviso, Il film si chiude non a caso con una cerimonia ecumenica. In tale cerimonia, con tutta la comunità dei Na’vi più Jake ed i suoi amici raccolta in festa attorno al grande albero delle anime per celebrare il compleanno di Jake, si vuole simboleggiare il compimento positivo del percorso karmico di un intero pianeta ed il trionfo del principio di armonia ed unità, che secondo i Veda, governa l’intero universo.


 

 

La Brahmavydia ed il futuro dell’umanità

Terminato il nostro excursus sul film “Avatar”, quello che ci rimane è farci un’importantissima domanda. Quale sarà il destino , l’esito karmico dell’umanità, in cui un passaggio importantissimo e cruciale degli eventi previsti per il 2012, sembra essere alle porte? Non abbiamo ancora una risposta, ma aldilà delle molteplici ipotesi che si possono fare in merito, la cosa certa è che sarà per l’intera umanità una prova molto impegnativa , il cui esito, proprio come nel film “Avatar”, non è affatto scontato. Infatti, l’evoluzione ad un livello di consapevolezza superiore, richiede un salto di qualità, un balzo quantico della coscienza dell’essere umano senza il quale nella migliore delle ipotesi non progrediremo, nella peggiore potrebbe accaderci qualcosa di molto spiacevole come viene descritto nel recente colossal cinematografico di Rowland Emmerich “2012”. Infatti, le avvisaglie di ciò che potrebbe accadere a noi ed all’intero pianeta ci sono già tutte hic et nunc( qui ed ora): terremoti, tsunami, uragani,tempeste , tornado , inquinamento e squilibrio delle temperature, e profonda crisi economica e sociale, e dulcis in fundo come ciliegina sulla torta l’exploit del fenomeno U.F.O. . La cosa importante da comprendere è che, come affermano i Veda, nulla è casuale, e tutto ciò ha un senso ben preciso nella dottrina del karma e potrebbe preludere a un momento della verità, che nella Brahmavidya è ben delineato e denominato: “Dharma Samh Staphnah” ovvero il ripristino globale del Dharma. Nient’altro che una tremenda prova del fuoco per testare il livello spirituale dell’umanità, e spingerla forzatamente in una spirale evolutiva accelerata, dove il suo libero arbitrio sarà prima o poi necessariamente chiamato ad una scelta radicale e decisiva. L’essere umano dovrà decidere tra l’autodistruzione o l’ascensione ad un livello di consapevolezza più elevato, realizzando così l’autentico fine della sua esistenza . Il tema, come si può ben immaginare, è molto ampio ed articolato, e in questa sede a noi interessa solo introdurre questa ipotesi si lavoro, che prefigura un bivio, e sottolinea la centralità e l’importanza del libero arbitrio, del senso di responsabilità, e delle capacità umane. Quest’ultima a nostro avviso risulta essere molto più interessante e stimolante delle semplici teorie unilateralistiche positive o negative e catastrofiste sull’affaire 2012.

Conclusioni

Siamo giunti alla fine del nostro breve viaggio all’interno della sapienza vedica. Abbiamo appurato come tale sapere effettivamente sia molto interessante ed attuale, e ci possa efficacemente aiutare a interpretare ed affrontare meglio le difficoltà e le sfide del nostro tempo anche raffrontando tali principi “tout court” con l’attuale situazione di difficile transizione che coinvolge l’umanità tutta e l’intero pianeta. Inoltre, abbiamo riscontrato che si può ravvisare un legame tra la Brahmavydia, le profezie Maya e anche altre teorie futurologiche New Age e non, sul fenomeno 2012. Complessivamente, alla luce di tale riflessione, si può individuare un filo invisibile, ma sorprendentemente valido che lega le conoscenze vediche al futuro dell’umanità.

 

Si ringrazia per la consulenza sulle tematiche della Brahmavydia l’amico e socio USAC Patrick Pettinella, che vanta un’esperienza diretta molto intensa ed importante fatta in India presso dai Rishi( maestri) attualmente viventi.