IPATIA CONTRO HIRAM verità sulla massoneria: by Pietro Palombara Della Torre

Da quel momento furono liberi muratori, ed ebbero il permesso di portare la spada al fianco, come i cavalieri.

Hipatia era una professoressa di filosofia, che a quel tempo comprendeva tutte le scienze. Nonostante conoscesse bene la scienza, e la amasse tanto da non sposarsi, per dedicarsi allo studio, nella sua università, che era quella di Alessandria d’Egitto, voleva che tutti conoscessero “l’amore per l’apprendimento”. Non solo ebrei, o pagani, ma anche cristiani, greci… fece molte scoperte scientifiche, alcune delle quali le usciamo ancora oggi. Da quella accademia uscirono professori, ministri, vescovi, prefetti.

Hiram fu ucciso da due dei suoi apprendisti. Non volevano aspettare per diventare architetti come lui. Gli chiesero insistentemente i segreti dell’arte delle costruzioni, formule, schemi, segreti ingegneristici, che lui non volle dar loro. Gli sfondarono il cranio con una squadra e un compasso da cantiere.

Ipatia fu uccisa da un gruppo di fanatici religiosi. Non volevano che lei svelasse i segreti della scienza, perché se tutto è noto, cosa rimane a Dio? Trascinandola via nella folla, la accoltellarono e la mutilarono.

Dall’omicidio di Hiram nacquero le sette massoniche che divennero sempre più segrete ed elitarie, ma che per assenza di muratori smisero di costruire i templi del mondo e cominciarono a costruire i templi interiori, quelli della coscienza.

Dall’omicidio di Ipazia nacquero le comunità filomatiche, quei circoli di filosofi e scienziati che, lavorando insieme, cercavano di scrivere, inventare, risolvere i problemi di tutti, non soltanto di alcuni.

Oggi la massoneria ha perso i suoi fini operativi. Potremmo chiederci cosa sia, cosa è diventata? Ha ancora una ragion d’essere, all’interno di riti, balletti, studi esoterici? Il tutto nell’era tecnologica e scientifica vigente?

Oggi la filomazia comincia a riacquisire i suoi fini intellettuali, aprendosi alle nuove tecnologie e, quindi, al mercato.

Chi vuol scommettere sul futuro, su chi si impegnerebbe? Sull’una? Sull’altra? Su nessuna, con il rischio di rimanere nel proprio ridicolo cantuccio di indifferenza e di individualismo?

 

 

 

Pietro Palombara Della Torre