Stalin e l'Italia by Pierluigi Casalino


 

 

NOTIZIE STALIN E L’ITALIA

Per quanto Stalin sia sentito irritato, perché escluso dalle trattative armistiziali con il governo presieduto dal Maresciallo Badoglio, che era successo a Mussolini, la Russia si affrettò egualmente ad accreditare presso di lui un ambasciatore, in un momento in cui tutti i partiti politici italiani, a cominciare dai comunisti, chiedevano a gran voce, prima di qualsiasi accordo, l’abdicazione di Re Vittorio Emanuele. Il Partito Comunista Italiano era comunque in grado di svolgere un ruolo considerevole. Privo di diretti compromessi con il Fascismo, anche nel periodo del patto russo-tedesco, al momento della Liberazione controllava circa centocinquantamila partigiani armati. Ma quando nel marzo del 1944, il Segretario Generale, Palmiro Togliatti, tornò dalla Russia, dopo un lungo esilio, impostò la cosiddetta “Svolta di Salerno” e cioè un fronte il più ampio possibile contro il Fascismo, rinviando la questione istituzionale ad un successivo plebiscito. Iniziò da quel momento la lunga marcia di avvicinamento del PCI al potere, che, in ogni caso, non si concretizzò mai, se non attraverso periodi di consociativismo con la Democrazia Cristiana, fino agli eventi del 1989, coincisi  con la crisi finale del sistema comunista mondiale e il crollo del’URSS.

Casalino Pierluigi, 12.12.2011.