Paolo Giardini: "paleoeconomia doc ferrarese"

Paleoeconomia.

In un goliardico raid sul sito PpF l’assessore prof. Marattin irride la tarda età del consigliere Tavolazzi e le relative tristi conseguenze. Sorvoliamo sulla qualità (dai docenti ci si aspetta un’ironia un pochino più evoluta di quella del Trota) ma, vista la provenienza, va notato che l’exploit è insolito. Perché quell’irriverenza svetta dalla cupa piattezza dell’amministrazione ferrarese ostile a Tavolazzi, ossessivamente protesa ad accusarlo di lontani consensi a certe nefandezze (che evidentemente si tramuterebbero in capolavori, se solo si riuscisse a provare che un tempo gli erano gradite). Il segnale registrato sul sito PpF risulta perciò straordinario, d’importanza paragonabile ad un lampo colto dai radiotelescopi puntati sull’elusiva materia oscura fra le galassie. Come il lampo farebbe esultare la comunità astronomica, così possiamo rallegrarci all’accenno di vivacità nel Palazzo.

In effetti il Marattin, con la manifesta propensione a divulgare un comunal-pensiero tutto farina del suo sacco, si era già palesato l’uomo chiave dell’amministrazione, rendendo non peregrina l’ipotesi di un bentornato fra persone utili. Facciamo allora una prova, parlando da umani liberi e non da alieni di mondi virtuali? Niente di trascendentale, beninteso, siamo tutti organismi biochimici di estrema complessità, ma pure contenitori d’acqua per non meno del 60% del peso nostro peso.

Come nel Pleistocene, anche oggi dove non c’è acqua l’umanità non vive. Lo insegnano all’asilo che l’acqua è insostituibilmente necessaria agli organismi viventi. Alle elementari confermano che è fluido biologico, liquido unico, essenziale. Alle medie aggiungono che il rovescio della medaglia di uno dei suoi pregi chimico-fisici è l’attitudine a sciogliere, inglobare e trasportare di tutto, sia i nostri metaboliti, sia milioni di sostanze di sintesi, trasformandosi in acqua-sporca, inquinata, che deve essere trattata per tutelare salute e ambiente. Di passo in passo, complice l’ultimo passaggio della scuola media, arriva la legge Galli con l’astrazione di un’acqua convenzionale, una merce oggetto della”gestione integrata” a cura di un “unico soggetto” che gestisce tutto il ciclo dell’acqua fognature comprese, per cui anche il prodotto “acqua” è convenzionalmente unico, oscurando una grande verità: tutta l’acqua piove dal cielo e non arriva per obblighi di legge.

L’unico “soggetto” della legge è necessariamente un’impresa di dimensioni adeguate a finanziare impianti, investire in risorse umane e tecnologiche in ambiti territoriali ottimali. E guadagnarci. Per gli intrecci fra compiti municipali e le società insinuatesi nell’affare si parla di “capitalismo comunale”. Però, come per governare un Paese o un Comune non significa possederlo, e men che meno che una democrazia d’elites deleghi in bianco agli omini grigi della finanza (brutti stronzi: il terremoto attuale è merito loro), così gestire il ciclo integrato dell’acqua comporterà il possedere qualche impianto, ma non “possedere” (in senso biblico) l’acqua. Un evento macroeconomico l’ha recentemente dimostrato: 26 milioni di italiani sono andati a votare un SI. Un economista saprebbe individuare cosa ha spinto le masse a comprare ai seggi l’affermazione di un concetto compendiato in quel SI, scoprendo che si tratta dell’acqua potabile che deve essere mercificata al puro costo, per un principio hegeliano di identità fra ragione e realtà biologica. O, senza scomodare Hegel, per il livello di civiltà raggiunta con il Pronto Soccorso quasi gratis.

Invece un paleoeconomista devoto ad una scienza arretrata che non sa evitare periodiche ecatombi finanziarie, confronterebbe da parruccone il quesito referendario con i suoi riti contabili e non arriverebbe a concludere un accidente sulla fattibilissima possibilità di far pagare l’acqua sporca a chi produce tutto ciò che la sporca (c’è già una legge italiana ad hoc per un prodotto specifico, e funziona benissimo), non uscendo dall’ambito metafisico delle fregature da prodotti derivati che una scienza da negromanti propone quale elisir di lunga vita al denaro fiduciario. In pratica, un modus operandi da omini grigi.

E’ sicuro, professor Marattin, che gli omini grigi siano umani consapevoli di necessità esistenziali degli umani?


Paolo Giardini