Il PCI, la rivoluzione d'Ungheria e Napolitano nel 1956: Storia non gossip! segnalato da Graziano Cecchini
.....di fronte ai coraggiosi interventi di Di Vittorioe di Antonio Giolitti - gli unici che durante l'assise plenaria parlarono apertamente di «rivoluzione» ungherese, giungendo a definire non legittimo, non democratico e non socialista il governo contro il quale era insorto il popolo di Budapest il 23 ottobre - si scatenò immediatamente il fuoco di fila dell'ortodossia, che Togliatti affidò ai cosiddetti "giovani" rinnovatori del partito.
Prima fra tutte la «sparatoria» - come la definì il poeta e giornalista del «l'Unità», Fidia Gambetti - operata dal trentunenne delegato di Caserta, Giorgio Napolitano. Dopo aver attestato tutta la sua soddisfazione per l'impostazione data da Togliatti ai problemi del movimento operaio internazionale, Napolitano polemizzò aspramente con Giolitti argomentando che in Ungheria «non ci si è limitati a sviluppare la critica, ma si è scatenata una lotta disgregatrice, di fazioni»; l'azione sovietica, «evitando che nel cuore dell'Europa si creasse un focolaio di provocazioni e permettendo all'Urss di intervenire con decisione e con forza per arrestare l'aggressione imperialista in Medio Oriente, oltre che ha impedire che l'Ungheria cadesse nel caos e nella controrivoluzione, ha contribuito in maniera decisiva, non già a difendere solo gli interessi militari e strategici dell'Urss ma a salvare la pace nel mondo».
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