GIACOMO SCIANDINI OVVERO IL PITTORE RITROVATO

Si pensa in genere che l’artista-personaggio non ci sia più, cancellato, anzi coperto dalla nebbia di questo inizio di XXI secolo. Un addio forzato dal grigiore di un conformismo al ribasso della musa artistica di questi primi anni del Terzo Millennio. Ma l’addio al pittore di vocazione, quasi autodidatta, che confonde arte ed esistenza, creatività e romanticismo con quotidianità, come quasi tutti i geni, che riescono ad emergere solo per inattesi scherzi del destino. Da quale quinta della scena è dunque spuntato Giacomo Sciandini, non certo nuovo, comunque, alle cronache degli artisti contemporanei. L’esistere di Sciandini assomiglia, infatti, a un romanzo. Può sembrare un vecchio mélo, ma non lo è certamente, questo eccentrico personaggio dallo stile ligure anche nei modi, ma universale nella prospettiva creativa. Sciandini si iscrive in una teoria di senso e d’amore, di stupefacente osservazione della realtà del ponente ligure, di cui è figlio inquieto, per appartenenze emotive e imprendibili lirismi inventivi. Se il disegno cromatico e originalissimo di questo intramontabile epigono di una scuola senza scuola dei liguri dell’arte, segnato da un susseguirsi ditrame e di frammenti ripresi da un ambiente, quello della Riviera e dei suoi confini di mare, di cielo e di colline, che in lui si ritrovano in un inedito ed appagante approccio, dalle dimensioni inaspettate Una metafora della sua terra, dunque, e della sua anima ancestrale, che l’autore propone, come se ne interpretasse da dentro il soffio vitale, nevrotica e irraggiungibile sinfonia. L’imperiese Sciandini riesce, con incessante scansione di immagini e di impressioni, ad esorcizzare il magnetismo della dura scorza dei liguri e lo trasferisce nelle sue tele in un continuum dal sapore cecoviano. Giacomo Sciandini ci trasmette quell’aria di libertà e di vita, che richiama atmosfere senza tempo. Un pittore ritrovato per una Liguria ritrovata.

Casalino Pierluigi, 12.06.2011.