Dario Franceschini scrittore? Lasciatelo scrivere! di Lady Stinta

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Dario Franceschini scrive. Scrive libri. In media uno ogni due anni.

L’ultimo libro, a quanto dicono, ha una trama. Se ha una trama allora magari è un romanzo, non posso esserne certa: non leggo i libri di Franceschini.

A ben guardare non conosco nessuno che li legga e, per quanto mi sforzi, non conosco nessuno che conosca qualcuno che abbia mai letto un libro di Franceschini.

 

Avete presente l’Auditel? Voi conoscete qualcuno che abbia in casa un marchingegno che registra quali canali imbrattano lo schermo tv e per quante ore al giorno? Io no e, vi giuro, non ho mai conosciuto nessuno che abbia conosciuto qualche povero diavolo con un aggeggio simile applicato al televisore. Posso quindi dedurre che la faccenda dell’Auditel sia una leggenda metropolitana, come i lettori di Franceschini.

 

Il suo ultimo libro, che vi dicevo avere una trama proprio come i libri degli altri autori sì, insomma, non ha solo la copertina, è proprio un libro che si legge, non ha le figure e in omaggio non danno i pastelli racconta la storia di un tale che perde il padre, un caro soggetto che forse per ripopolare il globo ha nascosto nell’armadio, non tanto uno scheletro quanto le grazie feconde di diverse donzelle da cui ha avuto vari eredi. Mettetevi per un attimo nei panni del protagonista, al capezzale dello stimatissimo padre, in attesa di una ben stimata eredità... e ti ritrovi a Carramba che sorpresa. Insomma, il nostro Fraceschini, che scrive libri veri, con copertina e pagine, editi da Bompiani , è dotato di una certa dose di umorismo sadico e, se proprio vogliamo sottolinearlo, di una spiccata fantasia equestre fatta di babbo che salta la cavallina e fratellini in giro per il mondo, nascosti nel bosco come fossero i Puffi.

 

Ha presentato questo libro a Ferrara, anche all’Ariostea, ma sempre in orari che mal si sposano con quelli dell’ufficio. Alle 18 può essere che un poveretto che non scrive libri non sia già docciato e profumato a bussare all’Ariostea, gridando “apritemi, per carità!”. Ecco, può essere, e deve per forza essere così, perché non conosco nessuno che sia andato all’Ariostea a vedere questa presentazione. Eppure i media ne hanno dato notizia, tanto che anche un noto giornale locale online ribadiva la presenza di Dario Franceschini giorno e ora nelle pregevoli sale della biblioteca cittadina, accompagnato da nomi illustri.

C’erano anche diversi commenti ad abbellire l’articolo, tutti di gente che alla presentazione non credo avesse intenzione d’andarci e che immagino abbia tenuto poi fede a tale intendimento. Uno mi ha colpito in particolare, raccomandava a Franceschini di non perdere tempo come autore, dandosi invece da fare come politico.

 

Ohibò! Lasciate che Dario Franceschini scriva, è un suo diritto. Se io e voi non leggiamo i suoi libri e se nemmeno conosciamo qualcuno che li legge, allora Franceschini può scrivere anche un libro al mese senza fare troppi danni. Volete davvero lasciargli altro tempo da dedicare alla politica? Perché finisce che lì qualcuno lo trova che lo prende sul serio, e a quel punto ne faremo tutti le spese, persino noi, che invece di leggere i libri di Franceschini fingiamo un analfabetismo di ritorno, condito da una ics, referendaria o meno.

 

D’istinti saluti

 

 

Lady Stinta