ETILOMETRO PER L'ONU UBRIACO DI CUBA LIBRE

da REPUBBLICA

*Capezzone: "Onu si occupi di dittature". "Da antico e convinto militante dei diritti umani e civili - afferma Daniele Capezzone, portavoce del Pdl - troverei utile che i funzionari dell'Onu dedicassero il loro tempo a contrastare le dittature, che troppo spesso dettano legge, o trovano comunque sostegno e copertura, anche nei comportamenti del Palazzo di Vetro. Lo sanno bene gli oppressi di tanti regimi, che in troppe occasioni hanno dovuto fare i conti con i comportamenti e le scelte di questo o quell'organo, di questo o quell'ufficio, di questo o quel funzionario delle Nazioni Unite". "E' invece paradossale che si entri nei processi legislativi di uno Stato libero e democratico. Ed è ancora più paradossale che si faccia finta di non vedere che in nessun Paese dell'Occidente avanzato esiste un malvezzo di pubblicare lenzuolate di intercettazioni, in spregio della legge, in clamorosa violazione del segreto istruttorio, travolgendo i diritti dei cittadini, come invece continua ad accadere in Italia".

http://www.repubblica.it/politica/2010/07/13/news/onu_ddl-5557116/

da IL GIORNALE

Cuba libre e l’Italia con il bavaglio. Accadono strane cose nel mondo. Erano le due e un quarto della notte e, meno di una settimana fa, Guillermo Fariñas ha portato alle labbra un bicchiere di plastica di colore rosso e ha bevuto un po’ d’acqua. Non avveniva da 134 giorni. Questa è Cuba, dove i giornalisti si lasciano morire di fame e di sete perché scrivono quello che vedono o pensano in un blog o in un foglio in ciclostile. Lì, nell’isola di Fidel e di Raùl, ci sono ancora liste di proscrizione. Basta poco per finire in carcere e uscirne, se va bene, dopo vent’anni. Basta scrivere articoli per giornali stranieri o online. Basta un bit. Arrivano i guardiani della revoluciòn e ti prendono, pestano a sangue, chiudono a chiave. I nomi dei dissidenti sono carichi di cicatrici e molte croci. Si chiamano Guillermo, Yosvani Anzardo Hernandez o Moran, Carmona, Sainz, Avila, Acosta, Ocana o Yoani Sanchez, voce della generazione Y. Si chiamano Orlando Zapata Tamayo, che per la libertà si è lasciato morire. Tutto questo accade da sempre. Forse è per questo che i fari delle Nazioni Unite non si accendono lì, nei Caraibi, dove si muore, ma illuminano in un giorno caldo e appiccicoso l’Italia di Berlusconi. I caschi blu non sbarcano a Cuba, ma a sentire il chiacchiericcio politico di Montecitorio e dintorni sono pronti a circondare il Mediterraneo.
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SEGUE http://www.ilgiornale.it/interni/macche_cuba_lonu_male_e_litalia/14-07-2010/articolo-id=460636-page=0-comments=1