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La memoria del 1919 e il caso curdo.



Da: Pierluigi Casalino  
 
Fu soprattutto l'anno della Conferenza di Versailles. Il 1919 segnò lo spartiacque effettivo tra la prima guerra mondiale e gli eventi successivi che portarono inevitabilmente alla seconda guerra mondiale e poi al mondo attuale nelle sue profonde e continue trasformazioni geopolitiche. La crisi ungarico rumena, scaturita non solo dalla proclamazione in Ungheria della prima repubblica bolscevica fuori della Russia, fu uno degli episodi che si susseguirono nei mesi successivi alla conclusione del primo conflitto mondiale. Contemporaneamente si registrarono, infatti, altre vicende che gli storici considerano come momenti di rottura dei precedenti equilibri in atto principalmente e drammaticamente sul Vecchio Continente, ma anche altrove  specialmente nel Vicino e Medio Oriente. Le crisi minori che si moltiplicarono, nonostante le periodiche illusioni fondate sulla ricerca di un'improbabile pace, non furono prevalentemente di prima grandezza sullo scacchiere della politica europea, ma lasciarono intendere, nella loro marginalità, quanto fossero complementari alle situazioni maggiori e anzi in che modo ne sollecitassero gli esiti. Se tra le occasioni mancate durante la Conferenza di pace di Versailles e soprattutto di quella di Sanremo, l'anno dopo, ci fu quella del problema arabo e della prospettiva di creare uno stato ad hoc, da non dimenticare è quella di uno stato curdo. Ovvero di un mito curdo, dato che un vero e proprio Kurdistan non esisteva in sé, essendo diviso tra le due potenze ottomana e persiana, anche se la lungimiranza della Sublime Porta andava oltre la ragion di stato turca, stemperando quest'ultima con un opportuno ed equilibrato riconoscimento dell'autonomia. Esisteva certo una coscienza nazionale curda, se pur legata agli evidenti intrecci politici e strategici, allora come oggi, locali ed anche estranei alle logiche locali, ma la questione crebbe di importanza anche alla luce degli interessi delle potenze occidentali, quali Francia e Gran Bretagna. E queste appunto furono all'origine di tutti gli stati mediorientali, autentiche "fictio juris", funzionali appunto a Londra e Parigi, che nel segreto, tra l'incanto dei fiori di Sanremo, finirono per dividersi le risorse energetiche della regione mediorientale, alle spalle dell'Italia, anch'essa potenza vincitrice e ospitante della Conferenza. Il problema curdo vennero affrontato inizialmente a Sanremo, per poi rinviarlo ai seguenti incontri diplomatici, senza peraltro mai fornire ai curdi il loro promesso stato. Ben più rilevanti erano, in realtà, le esigenze di regolare il regime degli Stetti, come di fatto avvenne a Sanremo nel 1920. La Russia protagonista del grande gioco diplomatico del XX secolo e degli anni precedenti la catastrofe del 1914-1918, anche sugli Stretti, era uscita di scena, isolandosi nella ricerca di un sistema sociopolitico che alla lunga, tuttavia, tornerà a fare il verso allo zarismo imperiale in altre spoglie. I bombardamenti dei nostri giorni lanciati da Erdoğan sui combattenti curdi nel Nord della Siria, rendono attuale una revisione storica della pagina diplomatica di Sanremo, dei mesi che la precedettero e di quelli che la seguirono.
Casalino Pierluigi 

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