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Cinema recita e Pirandello nella Settimana della Lingua Italiana nel mondo di Pierfranco Bruni



di Pierfranco Bruni

Cinema recita e Pirandello nella Settimana della Lingua Italiana nel mondo

di Pierfranco Bruni




L ingua, stile e immagine. Tre riferimenti che hanno fatto del rapporto tra let-teratura e cinema un dato centrale nella didattica dell'ascolto del personaggio. Il Novecento letterario è stato anche il Novecento del personaggio della recita a soggetto che ha definito il suo ruolo tra il teatro e l'avventura. L'esistere inquieto della parola si fa linguaggio dell'esistente con il Pirandello che defi-nisce il tragico e la solitudine.

Pirandello è stato un antesignano nel processo letterario che usa gli stru-menti non solo della recita, ma anche dell'immagine. Il personaggio piran-delliano non è il personaggio del sublime come nelle manifestazioni dan-nunziane. È il personaggio della teatralizzazione che usa lo sguardo oltre la recita della parola. Sostanzialmente Pirandello e D'Annunzio trasformano il linguaggio letterario creando l'immagine e l'immaginario attraverso la mac-china da presa.

L'incastro che Pirandello realizza con i quaderni di Serafino Gubbio ope-ratore risulta un tassello significativo per penetrare l'inquieto del personaggio e il riflettersi nello specchio. Specchio dell'anima. Nel dibattito novecentesco tra cinema e letteratura. Il personaggio si confronta con la macchina da presa. Inquieto esistere nel "girare" in Pirandello. Estasi in D'Annunzio. Realismo e naturalismo in Verga.
Pirandello sa bene che tra il personaggio e l'inconscio c'è il sentimento di morte. C'è il labirinto. E c'è anche il vuoto. Ma si cerca la favola. Pirandello, infatti, non dimentica mai il binomio tra il "mal" e il "giocondo". Cerca di attraversare il passato fissando il ricordo. Il dolore e la tragedia sono la malin-conia della sua ricerca. Resta fondamentalmente centrale l'incipit poetico del "giocondo".

Il cinema italiano ha un'importante tradizione nella partecipazione di un confronto con la letteratura. Cinema e letteratura nei loro linguaggi eterogenei costituiscono un raccordo importante e un messaggio sia in termini estetici che etici. Il ruolo di Pirandello diventa fondamentale. C'è una filmografia che  ha un debito singolare con la letteratura e queste due forme espressive costi-tuiscono un modello culturale significativo soprattutto in una dimensione di linguaggi popolari.

Il cinema, con Pirandello, si vive come modello letterario che propone una espressione di identità nel gioco della lingua e dell'immagine. Proprio per questo è un veicolo necessario per approfondire alcuni elementi che puntano alla valorizzazione di quel cinema che ha matrici letterarie.

Cinema e letteratura. Un binomio che ha attraversato l'intero Novecento. Ha caratterizzato la ricerca di molti registi e si è posto come elemento di di-battito nel corso delle diverse stagioni storiche e letterarie.

Pirandello del Si gira o D'Annunzio che campeggiava nelle patrie lettere del cinema sono una testimonianza vivificante.
Il cinema è stato (ed è) fondamentale nella letteratura e la letteratura a sua volta diventa, sostanzialmente, un elemento significativo. C'è da dire anche un fatto. Molti romanzi hanno già dentro la loro struttura una dimensione ci-nematografica e non perché vengono costruiti a priori cinematograficamente, ma perché lo scrittore riesce a vivere gli scenari e a strutturare i personaggi grazie a respiri lunghi o corti ma sulla base di una propria idea di scenografia.

In altri termini molti scrittori, quando scrivono, non fanno altro che co-struire immagini. Le immagini sono quelle categorie che permettono al sog-getto di essere trasformato. Viceversa, avviene anche che molti film hanno dentro la loro "partitura", scenica e linguistica, un iter romanzesco. Ovvero, una visione romanzata della storia che vi si racconta. Ma Pirandello e D'An-nunzio, comunque, costruiscono una struttura del cinema che raccoglie le istanze letterarie.

In fondo, la letteratura stessa è una letteratura, mi riferisco al romanzo in particolare, che crea scenari sui paesaggi immaginari e sostiene l'avventura che intraprendono i personaggi. Già di per sé il romanzo si porta dentro la fisionomia di un raccontare per meditazioni, dialoghi e immagini. Pirandello ha strutturato la griglia, ma poi si è andato oltre. Appunto per questo si potrebbe anche dire che un romanzo è un soggetto che prosegue per impianti sceno-grafici. Mentre un film, che si rispetti chiaramente, è sempre un raccordare la  parola dei personaggi con le immagini che si vedono.

Nel romanzo le immagini si ascoltano, si sentono, si avvertono. Nel film si vedono e prendono corpo grazie all'immagine. Nel romanzo prendono corpo attraverso la fantasia. Quindi il gioco fondamentale è tra la fantasia che pro-ietta sensazioni che si trasformano in immagini e le immagini che producono, a loro volta, sensazioni. Un interscambio utile e necessario in termini letterati e cinematografici.

Cosa succede, in realtà, quando si porta un romanzo sullo schermo? Il ro-manzo resta un romanzo con una sua struttura non solo da valutarsi sul piano linguistico ma soprattutto sul piano della collocazione e del vissuto dei per-sonaggi. Le immagini che nel romanzo ci sono vengono catturate dal lettore. Non vengono offerte come immagini tout court. Mentre nella trasposizione cinematografica il gioco è tutto un attraversamento di immagini e di scenari al di là dei dialoghi. Ma un film è sempre un ulteriore romanzo. È una versione pirandelliana.

Il Novecento letterario è stato attraversato dalla caratterizzazione della dialettica tra scrittore – regista e scenografia. Gli esempi non mancano. Ciò che, comunque, contrassegna limpidamente la questione, in realtà, ha una sua versione chiarificatrice nell'affrontare il "nodo" del personaggio. Oltre ai per-sonaggi ci sono i luoghi, i rimandi, la lettura storica. Attraversamenti dentro il processo creativo della macchina da presa.

Il cinema è movimento reale. Nel romanzo è l'immaginazione che prende il sopravvento attraverso le metafore. Ma il personaggio e Pirandello è un an-tesignano, resta un disegno fondamentale. Già Giacomo Debenedetti, in alcu-ni suoi studi, aveva posto tale riflessione. Il personaggio compie un'avventura. La compie sia nel romanzo che nel film. Il discorso consiste nel come questa avventura si possa poi realizzare.

Un dialogo che è fatto di linguaggi che si esprimono attraverso una griglia di simboli. Un rapporto che non ha mai smesso di creare istanze estetiche. È proprio questa griglia che permette a Pirandello di intrecciare il gioco delle immagini, la teatralizzazione dei linguaggi e l'avventura costruita intorno ad una storia che è avventura scenografica e tematica.

Il Pirandello della poesia, del romanzo, del teatro, di questo inquieto   segno della scrittura, è il poeta che scava l'immagine nella parola.

Pirandello, nel cinema recupera le immagini (anzi, fissa le immagini) non per visualizzare la realtà, ma per recuperare, o conquistare, frammenti di tem-po de pos it at i tra la poesia e il teatro.

Il linguaggio delle immagini, in Pirandello, diventa anche una didattica della conoscenza.

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