IL MESSAGGIO DI D'AZEGLIO

+10 febbraio 1889.Un Giuseppe Verdi deluso registrava con accenti amari, nella sua casa di Genova, la fine dei suoi entusiasmi risorgimentali verso l'Italia unita. Insoddisfatto per il corso degli eventi che segnavano in negativo un percorso che il Maestro aveva salutato anche le sue opere. Prima di lui, un altro nobile spirito italico, Massimo d'Azeglio aveva colto il fallimento morale dell'avventura unitaria a causa dei difetti degli italiani. Non è qui il caso di fare dei paralleli con l'oggi e le molte problematiche non solo legate all'attuale perdurante. crisi. E se d'Azeglio nelle sue considerazioni intende lanciare un messaggio al suo tempo, il senso di tale messaggio travalica l'età del patriota piemontese. Lui stesso, indirettamente lo spiega: "L'Italia da circa mezzo secolo s'agita, si travaglia per divenire un sol popolo e farsi nazione. Ha riacquistato il suo territorio in gran parte. La lotta collo straniero è portata a buon porto, ma non è questa la difficoltà maggiore. La maggiore, la vera, quella che mantiene tutto incerto, tutto in forse, è la lotta interna. I più pericolosi nemici d'Italia non sono i Tedeschi, sono gli Italiani. E perché?. Per la ragione che gl'Italiani hanno voluto fare un'Italia nuova, e loro rimanere gl'Italiani vecchi di prima, colle dappocaggini e le miserie morali c+ahe furono ab antico la loro rovina...."
Casalino Pierluigi