IL CASO DELL'ELEFANTE DELLA MINERVA

Casalino Pierluigi

Quando spostarono la statua di Marco Aurelio per restaurarla qualcuno si strappò le vesti evocando un antica profezia della fine di Roma e del mondo in occasione della rimozione di tale monumento: Nulla accadde ovviamente di tale tragica prospettiva, anche perché i lavori in questione si realizzarono a tempo di record e, se pur nel susseguirsi, in seguito, di giorni sempre più calamitosi, nessuno mise e mette in dubbio il destino dell'Urbe e del cosmo a breve. Ora che un'altra grave ferita al cuore della Città Eterna è avvenuta con lo sfregio del celebre Elefantino capolavoro del Bernini posto in Piazza della Minerva pochi vogliono pensare al peggio, mentre invece ogni giorno si registra una perdita di quello che è considerato un patrimonio unico al mondo. Mentre tutti gridano alla necessità della vigilanza e della difesa di opere così importanti, pochi insistono su un aspetto ancor più negativo, quello del venir meno del senso del rispetto dell'immagine del Bel Paese: una vera e propria mancanza di educazione, di cultura e di civiltà che alza il livello di guardia pericolosamente in questo Paese. Quando il giovane Leopardi venne a Roma per abbeverarsi al suo lascito immenso, fu colpito dalla superficialità del popolo e della scarsa considerazione del sapere. Male antico ed endemico della nostra gente che indusse anche Dante all'invettiva. Anche da questo si vede il trend di una crisi che non è solo economica.
18.11.2016