Casalino Pierluigi, Spesso ci si è chiesto e ci si chiede oggi ancora di più (in presenze di rinnovate minacce) se l"Occidente sia in grado di impedire lo sviluppo di un sistema schiavistico-burocratico o peggio di un sistema totalitario di diverso e più accentuato asservimento, di questa o quell"altra natura. La storia della Russia pre-bolscevica (e forse, ma con riserva, anche quella post-sovietica) mostra che paesi di tipo orientale che sono indipendenti e in stretto contatto con l"Occidente possono vigorosamente avviarsi verso la realizzazione di una società democratica e policentrica. Tuttavia la condizione dell"Occidente non è più in grado di promuovere tale processo liberante, anche a causa delle innumerevoli compromissioni con società di tipo dispotico, fondate sulla tradizione asiatica o orientale. Salvo alcune eccezioni, come l"India (almeno nelle apparenze), il Giappone (ed altri minori), paesi orientali , ma moderni e democratici nelle loro istituzioni rappresentative, il resto dei paesi obbedisce a forme tendenzialmente dispotiche, non democratiche e non pluraliste. Un processo di cambiamento serio, se pur lento, cerca di cominciare, ma incontra ostacoli e rallentamenti, se non addirittura pericolosamente in contro tendenza. Nel frattempo sorgono e si consolidano organismi non statali, gruppi di privati, che puntano a creare nuove forme di stato sovranazionali, come è d"esempio il fanatico califfato islamista. Il rischio che queste oligarchie élitarie e tiranniche si trasformino in organizzazioni di massa , tramite il reclutamento di soggetti sul piano transfrontaliero nel nome di un Islam di contrasto ai valori della modernità e dell"idea di democrazia e di tolleranza. In altri termini un movimento che mira a minare alla base il senso stesso della civiltà occidentale. Forse nella speranza di evocare reazioni sempre più dure e giustificare così nuove e più efferate gesta di sfida alla pacifica convivenza civile. L"Occidente deve quindi fare un esame di coscienza molto serio e riflettere sulle ragioni di questa deriva, spesso ricondotta a responsabilità dello stesso Occidente (nel quadro delle scelte delle alleanze), in vista di una riaffermazione di quei principi che difendono tutti e tutto e non una parte sola di tutto. Il margine di tempo va già riducendosi e pertanto l"Occidente deve assumere un atteggiamento cosciente e chiaro nei confronti dei vecchi e nuovi totalitarismi. In che modo possiamo fidarci di maestri e di politici occidentali che non comprendono a pieno il significato del nostro lascito culturale e si addormentano nella vana speranza che sorga un nuovo Leone Magno che si porti direttamente davanti ad Attila per fermarlo. L"atteggiamento dell"Occidente non sembra ancora sufficientemente cosciente e chiaro, dimenticando che in questo modo, nella situazione di emergenza, si andrà a suscitare un contro-totalitarismo che potrebbe mettere in causa le conquiste di milioni di cittadini del Vecchio Continente e dell"intero mondo libero. E se è vero che da tale cecità si potrebbe arrivare al "cives ad arma ruant", è anche vero che senza un risveglio dell"amore della libertà, il cieco nuovo totalitarismo finirebbe per assestare un colpo mortale alla nostra civiltà. Ma se l"ambito della libertà andrà rapidamente restringendosi in conseguenze del pericolo totalitario fanatico, andrà pero crescendo il desiderio di difenderlo e di espanderlo in quelle società dove ha facile e fertile terreno. Costretti dalla forza degli eventi, possiamo, per concludere, trasformare la sconfitta in vittoria. Soccorrono a questo punto le parole che, secondo Erodoto, i messaggeri spartani Spertia e Buli pronunciarono, in risposta al dignitario persiano Idarne, che prometteva loro di renderli potenti se si fossero schierati con il Gran Re,suo dispotico padrone: Idarne, dissero, tu sei consigliere unilaterale. Tu hai esperienza di mezza realtà soltanto e ignori l"altra metà. Tu conosci la vita dello schiavo, ma non avendo mai provato la libertà, non puoi dire se essa sia dolce o no. Ah se tu sapessi cos"è la libertà, ci avresti invitati a batterci per essa, con solo con la lancia, ma anche con l"ascia".
20.02.1015