La riscoperta di Pavel Florenskij

A questo spirito critico dell'intelligenza russa, eliminato come altre voci scomode negli anni dello stalinismo, chi scrive ha già dedicato alcune riflessioni qualche tempo fa proprio su Asino Rosso. E' doveroso ora ritornare su questa figura di straordinaria vocazione profetica, che va oltre la sua cifra didattica, segnata da quella che fu definita la magia della parola. L'invenzione di Florenskij fu soprattutto quella di aver capito il messaggio profondo  della comunicazione umana, come base per una nuova interpretazione del mondo. Il successo di questo pensatore giganteggia nelle pagine della cultura contemporanee, segno di un rafforzamento che supera i limiti angusti della religiosità per approdare ai lidi della conoscenza dell'essere. Se è vero che Florenskij è diventato principalmente autore di riferimento nel magistero di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, per la sua vivente occasione e testimonianza di conversione. Un paradigma che, come detto, è ripieno di un contributo civile e moderno di cui la corrente, calamitosa stagione dell'oscurantismo espressivo ha bisogno. Quando l'opera di Pavel fu tradotta in Occidente fu accolta con distacco dall'imperante cultura sessantottina. e post-sessantottina. E ciò nondimeno il saggio di teodicea di questo figlio della Russia pensante diventerà un capolavoro della letteratura non solo cristiana del Novecento. Le provocazioni delle sue omelie di fronte allo smarrimento spirituale dell'uomo moderno assomiglia molto all'ammonimento che la coscienza libera rivolge alle intelligenze oppresse dal conformismo e dalle sfide del nuovo rischio fanatico. La tentazione dell'irrazionalismo è pari al timore della follia dei demoni omicidi della libertà. Anche in questo senso la magia della parola diventa un veicolo per convincerci che nulla è perduto se si ama veramente la libertà, E' questa una lezione che risale a Tocqueville, che vedeva nello smodata passione verso la democrazia il primo passo per la sua morte. La fine della democrazia è sempre preceduta, infatti, dalla campana a morte della libertà dello spirito, incapace di risollevarsi dalla propria ombra.